Capitolo 33

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Il mio sonno viene interrotto dal rumore stordente di un sveglia.

Poi sento un colpo secco e questa smette di suonare.

"Cazzo..." Sussurra una voce.

Una voce inconfondibile.

Apro lentamente gli occhi e la mia testa comincia a pulsarmi talmente tanto da sentire un dolore frastornante.

Mi giro sul fianco e qua lo vedo: Heric.

"No!" Urlo mettendomi a sedere sul posto.

Ti prego, dimmi che non è successo di nuovo...

Quando mi alzo col busto noto un panno umido che mi cade dalla fronte. Poi mi accorgo subito di avere addosso una maglietta nera larghissima.

È di Heric...

Sento anche che la testa comincia a pulsare così forte da farmi risdraiare di nuovo completamente rintontita.

"Ah..." Mi lamento buttandomi sotto le coperte.

Qua sento qualcosa muoversi di fianco a me e inizio a sentirmi osservata.

"Come stai?" Mi chiede quella voce inconfondibile.

Merda, non ho nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia...

"Bene." Mento.

Non è vero, mi sento uno schifo totale.

Perché diavolo sono nel suo letto? Non dovevo dormire in camera di Alison?

"Ti è salita la febbre stanotte." Dice a bassa voce. "Fammela risentire." Heric fa per toccarmi la fronte, ma io mi nascondo ancora sotto le lenzuola. "Emma..." Sbuffa lui senza però insistere troppo.

Fanculo...

Quando tolgo svogliatamente il lenzuolo dal viso lo vedo meglio e stavolta sì che sento come se la febbre si fosse davvero alzata: è a petto nudo, con i ricci scompigliati e due occhiaie da far paura.

Qua mi appoggia la sua mano grande sulla fronte e al suo tocco strizzo un attimo gli occhi.

"Immaginavo." Dice a pochi centimetri dal mio volto. "Ce l'hai ancora."

No, è colpa tua se mi sta andando a fuoco l'intero sistema nervoso.

Heric si gira poi a controllare il suo cellulare.

"Sono le 7.00." Sbuffa sdraiandosi ancora al mio fianco a pancia in giù e ad occhi chiusi. "Te è meglio se rimani qui a riposare..." Sbadiglia stando abbracciato al cuscino.
"Tu non hai dormito..." Sussurro guardando il suo viso distrutto.

Lentamente riapre gli occhi e in un attimo sento il suo sguardo penetrarmi come una mitragliatrice.

"Colpa tua." Dice con un lieve sorriso.

Sto per rispondergli, ma il modo in cui mi anticipa mi ricorda quanto mi conosce bene.

"Seh, seh lo so." Sbuffa richiudendo gli occhi. "Non sei stata tu a chiedermi alcun aiuto, e avrei potuto lasciarti a casa tua." Dice leggendomi nel pensiero. "Ti conosco."

Poi gira la testa dalla parte opposta, e qua non riesco più a vederlo in volto. I miei occhi rimangono fermi sui suoi ricci e sulle sue spalle larghe.

"Avverti il tuo ragazzo e digli che se Jace dovesse chiedergli dove sei finita di dire che sei rimasta a dormire da lui... e che non ti sentivi bene." Dice alzandosi dal letto per raggiungere la porta. "I miei non tornano fino a stasera." Poi esce dalla stanza senza più degnarmi di uno sguardo.

Rimango da sola a guardare l'altra parte del letto vuota. Mi sembra quasi di vedere ancora la forma del suo corpo tra le lenzuola.

È assurdo come si sia preso cura di me tutta la notte e si sia preoccupato fino all'ultimo... ma appena gli viene la luna storta diventa improvvisamente scontroso e freddo.

Chiudo gli occhi per tentare di trovare un po' di sollievo da questo mal di testa insopportabile.

Diavolo, mi sento senza forze...

Afferro il mio cellulare cercandolo nella tasca della giacca sul comodino di fianco al mio letto.

Mi accorgo subito di parecchie chiamate perse proprio da Jace, per non parlare di miliardi di messaggi che mi continuano a chiedere dove sia finita.

Ignorandolo completamente apro la chat con Nic facendo fatica a tenere aperti gli occhi per il fastidio che mi sta provocando la luce dello schermo.

Nic sono a casa con la febbre se Jace ti chiede che fine ho fatto digli che sono rimasta a dormire da te.

Digito e invio il messaggio senza nemmeno preoccuparmi della grammatica o della punteggiatura.

Aspetto un po' di minuti, ma quando vedo che non ricevo alcuna risposta comincio a preoccuparmi.

Di solito quel rompiscatole mi risponde subito.

A questo punto faccio partire la chiamata.

Dopo pochi squilli sento una voce morta e profonda.

<Emma... scusa.> Sbadiglia Nic dall'altra parte del telefono.

Stordita dal volume del telefono che arriva diretto nel mio orecchio, attivo il viva voce.

<Ho letto ora il messaggio...> Dice con ancora un altro sbadiglio.
"Tranquillo."
<Cazzo, mi spiace per la febbre. Comunque non ti preoccupare per tuo fratello.> Continua con voce strana, e qua capisco subito che si sta stiracchiando. <Sono in coma... non ho nessuna intenzione di alzarmi dal letto.> Ride lievemente.
"Stai male?" Domando massaggiandomi le tempie.
<Solo troppo alcol che mi gira nel sangue.> Ride. <Comunque mi dispiace per ieri...> Sussurra, ed ecco che nello stesso istante Heric fa di nuovo il suo ingresso in camera a petto nudo, con un asciugamano intorno alla vita e i capelli ricci leggermente umidi.

Quando si accorge della voce di Nic al telefono sposta subito lo sguardo per dirigersi verso l'armadio.

<Per il... il bacio.> Confessa facendomi saltare sul posto.

Dall'altra parte della stanza sento improvvisamente un rumore metallico.

"Fanculo..." Impreca Heric a bassa voce raccogliendo le grucce che gli sono appena cadute.

"F-fa niente-" Tento di chiudere subito il discorso disattivando il viva voce.
<Non so che mi è preso.> Stavolta la sua voce arriva diretta solo al mio orecchio.
"Nic, lascia stare davvero." Taglio corto col nervoso a mille.

Diamine, che problemi mi sto facendo?

Per un bacio che non ci siamo neanche dati... e poi Heric pensa che stiamo assieme...

D'altronde un bacio sarebbe solo il minimo in una coppia.

<Ma... piuttosto. Dove diavolo sei?> Mi domanda all'improvviso. <Perché avrei dovuto dire a tuo fratello che eri da me? Non sei tornata a casa?>
"Ehm, facciamo che ti dico quando ci vediamo?" Rispondo frettolosamente e quando alzo la testa vedo Heric già vestito per andare a scuola con un jeans nero e una felpa grigia larga. "Ora ho la testa che mi scoppia."
<Va bene. Chiamami tu.>
"Sì... ciao." Poi riattacco.

Neanche il tempo di riappoggiare il telefono sul comodino che mi vedo lanciare addosso un pacchetto di tachipirina.

"Toh." Sbotta Heric appoggiando con violenza un bicchiere d'acqua sul comò. "Ciao." Dice duro, lasciando definitamente la stanza chiudendo la porta con un colpo secco.

Qua rimango da sola, tra le sue lenzuola.

Ma soprattutto con una voglia così grande di spaccargli la faccia che mi sento prudere le mani.

Odio i suoi sbalzi d'umore e il suo modo di essere lunatico fino al midollo!

Infilo la testa contro il cuscino per tentare di scacciare via i pensieri, ma niente da fare... ora mi tocca anche sentire il suo profumo tra le lenzuola...

E oltretutto, questo è il letto dove quella notte è successa la cosa che più mi sta uccidendo in queste settimane...

Il Migliore Amico di mio Fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora