Capitolo 56

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Che giornate di merda.

È passata quasi una settimana da quando io ed Heric abbiamo litigato per l'ennesima volta.
Sia con lui sia con Nic è andato tutto storto. Non ci parliamo, e a malapena ci guardiamo.

I primi a preoccuparsi per la situazione sono stati Jace, Allie e Sophie. Quest'ultima mi ha addirittura chiesto di vederci un pomeriggio perché doveva parlarmi.
Ho accettato solo per educazione. Educazione tra mille virgolette. In realtà non sono nemmeno interessata a cosa potrebbe mai volermi dire.

"Ciao, Emma." Sophie mi rivolge un sorriso gentile appena le vado in contro percorrendo il parco in cui ci siamo date appuntamento.

È pieno pomeriggio, ed è una giornata soleggiata. Diversa gente ha portato i propri figli e i propri cani a giocare nel parco approfittando del bel tempo. Motivo per cui pure io e Sophie abbiamo deciso di incontrarci proprio qua.

"Ciao." La saluto anch'io, mentre entrambe iniziamo a passeggiare per il parco.
"Vuoi?" Mi domanda mostrandomi il pacchetto delle sigarette.
"Grazie." Dico afferrandone una.

Poi entrambe la accendiamo ed è lei la prima a cominciare a parlare.

"Non voglio farmi i fatti vostri, ma Nic mi ha spiegato cos'è successo." Dice buttando fuori il fumo. "E poi a scuola non vi vedevo più assieme. Diciamo che avevo iniziato a intuire qualcosa."
"Mh." Dico soltanto con fare poco interessato.

Non mi sta dicendo nulla di nuovo, ma so che qualcosa di nuovo me lo dirà. Deve per forza, l'ho già capito.

"Emma, Nic non è cattivo." Dice in sua difesa con un sospiro quasi rassegnato. "È solo che alle volte reagisce d'impulso perché è immaturo."
"L'avevo capito."

D'altronde non è difficile intendere il modo di fare di Nic. È dannatamente simile a Jace sull'impulsività. E spesso anche a me.

"Credo che tu debba avere delle spiegazioni per il suo comportamento." Dice con timore. "Fino ad oggi non mi ritenevo la persona più opportuna per dirtelo, perché credo che sarebbe più giusto se a farlo fosse lui, ma..." Poi fa una pausa, si blocca sul posto e io mi fermo assieme a lei.
"Emma, Nic non è gay." Confessa lasciandomi un attimo confusa.
"Aspetta, che vuol dire?"
"Scusa, mi sono espressa male." Dice dondolando la testa. "Non è solo gay. È bisex."

Ecco, esattamente ciò che avevo cominciato a sospettare.

"E tu gli piaci, parecchio anche."
"E perché hai deciso di dirmelo tu?" Non voglio fare la scontrosa, ma nonostante l'avessi praticamente iniziato a intuire da sola, sono dell'idea che una cosa così personale non dovrebbe essere detta da qualcuno che non è il diretto interessato.
"Perché Nic mi ha fatto capire che non aveva più motivo di spiegarti nulla. Lo sapeva che l'avevi capito."
"Non mi sembra comunque una motivazione per cui tu debba dirmelo al posto suo."
"Forse hai ragione, ma so anche che per colpa sua tu stai decisamente male. E... mi dispiace."

Il suo sguardo sembra così terribilmente sincero che mi è quasi passata la voglia di fare la scontrosa anche con lei.

"Non ti preoccupare." Dico soltanto tentando di sembrare disinvolta facendo finta di stiracchiarmi. "Io sto bene, in fondo."
"So che avrebbe dovuto spiegartelo lui, ma non mi sembrava giusto che in tutto questo tempo io..." Qua si blocca un attimo, prende un respiro e torna a parlare. "Io sapevo tutto. Sapevo che tu gli piacevi, e sapevo che in qualche modo voleva avvicinarsi a te sempre di più." Continua guardandomi negli occhi con espressione profondamente dispiaciuta. "Solo che lo stava facendo in un modo che avrebbe fatto soffrire pure te... e infatti così è stato."
"Quindi tu sapevi, eh." Dico soltanto guardando in alto.

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