Capitolo 42

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La mia testa rimbomba, ma la situazione peggiora quando sento dei forti rumori provenire da più lontano.

"Dov'è Emma?" Questa è la voce dura di Scarlett.
"Sta dormendo Scar, lasciala stare per ora-"
"Jace, hai idea di quello che mi ha detto la Preside al telefono?!"
"Certo che lo so!" Sbotta Jace. "Ero lì con lei!"
"E ti sembra una cosa normale quello che ha fatto?!" Urla esasperata. "È stata sospesa!"
"Non é una tragedia, Scar!" Dice lui. "Anche a me è successo e sono arrivato all'ultimo anno."
"Certo, dopo che hai rischiato l'espulsione!"

Tra i miei fratelli cala il silenzio, e per colpa del mal di testa che non mi dà pace mi rinfilo sotto le lenzuola per cercare di avere un minimo di sollievo.

"Jace, fammi passare." Insiste Scarlett.
"Scar, Emma sta dormendo."
"Vorrà dire che si sveglierà-"
"Non sta bene." Confessa.
"Cos'ha?" Domanda lei calmandosi un attimo.
"N-niente di grave." Balbetta Jace sicuramente non sapendo cosa rispondere.
"Non mi dire cazzate."
"Non ti sto dicendo cazzate!"
"Allora fammi passare, fammi vedere almeno come sta!" Continua a insistere nostra sorella.

Uff... che palle. Sentire ogni minima parola e non riuscire a trovare sollievo.

"Scar..."
"E va bene." Cede poi lei. "Tanto ora ho appuntamento con la Preside..." Lo informa. "Ma appena sono a casa..."
"Sì, ho capito." Taglia corto Jace.
"Ci vediamo dopo." Poi si sente la porta di casa chiudersi.

Percepisco un profondo sospiro di Jace e qualche imprecazione sottovoce.

"Rispondi, coglione..." Dice e a giudicare dai passi capisco che sia appena rientrato in camera sua.

Ti prego, non dirmi che sta chiamando chi penso io...

Prendendo un po' di coraggio e con le poche energie che ho in corpo mi alzo dal letto. Mi tocca aggrapparmi ad ogni mobile che trovo davanti per reggermi in piedi ed uscire cautamente dalla mia stanza. Con cautela raggiungo la porta di Jace che è rimasta socchiusa. Stando molto attenta a non farmi beccare provo a spiare dentro e vedo Jace seduto sul letto con il cellulare in mano.

<Dimmi.> Ad un certo punto risponde una voce.

Quella voce.

La sua.

Col suo solito tono assonnato e annoiato.

Jace sembra prendere l'ennesimo profondo respiro, aspetta qualche secondo prima di rispondere e con mani tremanti si comincia a toccare il viso e i capelli.

Diamine... perché l'ha chiamato? E ora che faccio? Non voglio che nasca un casino del genere...!

<Jace, ci sei?> Heric lo chiama sbadigliando non sentendo alcuna risposta, mentre mio fratello inizia a muovere ininterrottamente le gambe con un tic nervoso.
"Sì, sì... ci sono." Risponde guardando verso l'alto e chiudendo gli occhi, come se dovesse concentrarsi per qualcosa. "Senti, dobbiamo parlare." Dice tutto a un tratto.

Dall'altra parte del telefono c'è silenzio totale. Riesco a percepire la tensione da qua e la cosa non mi piace per niente.

<Di cosa?>
"Non so... non devi dirmi nulla tu?" Dal modo in cui Jace parla si sente che è nervoso e irritato da far paura, ma credo stia provando a ricordarsi quando dall'altra parte, al posto di Heric, ci stava lui.
<Parla chiaro.> Risponde acido Heric. <Cosa vuoi sapere?>

Jace fa una pausa. Si alza in piedi e inizia a camminare avanti e indietro per la stanza senza più sapere dove mettere le mani, se in tasca, tra i capelli o dietro il collo. Qua mi sposto leggermente per rimanere nascosta dietro la porta, ma ecco che un altro svarione rischia di farmi perdere l'equilibrio. Per miracolo mi appoggio alla parete e rimango in piedi aspettando che i pallini bianchi che continuo a vedere svaniscano a poco a poco.

Il Migliore Amico di mio Fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora