Capitolo 17

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"Mh..." Borbotto senza capire dove mi trovo.

Tento di chiudermi a riccio il più possibile percependo l'aria gelata che mi circonda.

Appena mi sento scuotere leggermente mi sale un infarto terribile.

"Ma che-!" Salto sul posto, non consapevole di nulla.
"Calmati, sono io." Dice una voce familiare.

Oh, no... è vero che ero assieme a quel cretino di Heric...!

"Ah... la mia testa..." Piagnucolo infilandomi le mani tra i capelli rimanendo spaparanzata sulla moto.
"Se scendi ce ne andiamo a dormire." Dice lui.
"Mh... no!" Urlo dolente. "Voglio andare a casa mia..." Mi lamento non appena mi ricordo della chiamata tra Heric ed Allie dove dicevano che mi avrebbero portata da loro.

A quanto pare durante il tragitto mi sono addormentata veramente, scordandomi di questo particolare. Ma ora voglio solo starmene il più lontana possibile da tutti sul mio letto.

"Non ricominciare a rompere i coglioni." Sbuffa Heric sollevandomi di peso. "Devo mettere la moto in box." Dice rilasciandomi a terra.

"Uff..." Sbuffo sonoramente rimanendo in piedi con gli occhi chiusi sorretta da lui. Quando però lascia la presa comincio a barcollare e girare come fossi su una montagna russa.
"Oh, Emma... ti prego!" Piagnucola Heric facendomi sedere per terra nel bel mezzo del giardino di casa sua.
"Voglio un le..." Vorrei dire voglio un letto, ma la nausea non mi permette di parlare.
"Cosa?" Domanda Heric accovacciato davanti a me.

Io apro bocca, senza però riuscire ad emettere alcun suono.

"Seh, vabbè." Ci rinuncia lui. "Aspetta che metto la moto in box e poi ti porto a dormire vah." A questo punto sento che si rimette in piedi.

Non riesco a vedere niente essendo praticamente sdraiata ad occhi chiusi nel mezzo del giardino completamente tremante.

Pochissimo dopo scorgo di nuovo una figura davanti a me. Nonostante veda sfocato e girare tutto so che si tratta sempre del cretino dai ricci biondi.

"Dai andiamo, che sto morendo di sonno." Sbuffa sollevandomi da terra.
"Mh..." Mi lamento io cercando di rimettermi in piedi in ogni modo possibile e immaginabile.
"Ce la fai a camminare da sola?" Mi domanda lasciandomi cautamente.

Quando però non ho alcun appoggio comincio a barcollare da tutte le parti rischiando di poter cadere da un momento all'altro.

"Ok, direi di no." Dice Heric riafferrandomi per i fianchi.
"Guarda che vado da sola." Biascico guardandomi attorno.
"Seh, vedo."
"Non prendermi in giro." Tento di minacciarlo puntandogli il dito contro, ma la mia voce è più lenta di una lumaca.
"Chi, io?" Dice. "Non mi permetterei mai!"

Fanculo Evans, la mia parte più sobria capisce perfettamente che mi stai pigliando per il culo.

"Ah, fottiti." Sbotto con un gesto della mano.

Appena arriviamo davanti alla porta di casa Heric si affretta a tirare fuori le chiavi e ad aprire.
Qua ci troviamo nel salotto di casa Evans, avvolti dal buio e dal silenzio.
Le scale davanti a noi, che conducono alle camere da letto al piano superiore, mi fanno salire la tachicardia per pochi secondi solo a guardarle.

"No..." Borbotto svogliata.
"Che hai ora?" Si lamenta lui sottovoce anticipandomi sulla scala.
"Fammi stare sul divano." Lo imploro, sapendo che si tratta della cosa più vicina su cui posso sdraiarmi.
"Seh, e poi i miei domani ti vedono così!" Taglia corto lui.
"Uff..." Sbuffo tentando di mettere il piede destro sul primo scalino.
"Tieniti bene allo scorrima-" Prima che Heric finisca di parlare inciampo al terzo gradino cadendo di fianco.
"Ah..." Sussurro dolorante massaggiandomi l'anca.
"Oh, cazzo!" Impreca sottovoce Heric. "Dai, dammi 'sta mano." Dice afferrandomi la mano destra, mentre una volta in piedi, con la sinistra, mi aggrappo allo scorrimano.

Il Migliore Amico di mio Fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora