Capitolo 44

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Sollevo il telefono per guardare l'ora: le 8.23.

Sono le 8.23 del mio primo giorno di sospensione, e questo vuol dire che, mentre io mi trovo a casa, non ho idea di cosa diavolo potrebbe accadere da un momento all'altro in quella maledetta scuola.

La luce del cellulare mi acceca gli occhi così tanto da strizzarli fortemente e ricacciare la testa in mezzo al cuscino.

Diamine, spero solo che Jace non faccia l'avventato come al solito andando a parlare con Heric per chiedergli chissà che cosa.

Che situazione imbarazzante.
Situazione imbarazzante che non posso nemmeno tenere sotto controllo per colpa di quella stronza della preside che ha deciso per la mia sospensione.

Provo a riprendere sonno, a rilassarmi, chiudere gli occhi e non pensare più a nulla di tutta questa storia. Ci provo una, due, tre, anche quattro volte. Ma qua non passa nulla, se non il tempo.

Con una lamentela di stanchezza mista a nervoso mi sollevo per mettermi a sedere. Mi guardo un attimo intorno, poi sfrego gli occhi con le dita delle mani. Dopo uno sbadiglio e una lunga stiracchiata lancio le lenzuola verso la sponda del letto e metto i piedi a terra per alzarmi.

Passo la mattinata a fare nulla, letteralmente.
Principalmente non faccio altro che non sia camminare avanti e indietro per la casa, guardare la tv stufandomi quasi subito di cambiare canale ogni volta, o tentando di distrarmi col cellulare.
Ma c'è poco da fare, il mio pensiero va sempre lì. Va sempre dentro quella dannata scuola e comincio a farmi viaggi mentali su tutto ciò che potrebbe accadere o magari essere addirittura già accaduto.

Mentre decido di andare in cucina per versarmi una tazza di latte caldo il mio cellulare inizia a vibrare sul braccio del divano.
Quando leggo il mittente della chiamata non mi stupisco per niente: Nic.

"Che vuoi?" Rispondo con finta scocciatura. Tanto ormai mi conosce, lo sa che non gli risponderò mai con dolcezza.
<Ce la stiamo spassando a casa, scansafatiche?> Appena sento il tuo tono giocoso dall'altra parte del telefono mi rallegro leggermente.
"Devo dire che non è male, dovresti provare a farti sospendere pure tu." Gli consiglio.
<Potrei farci un pensierino in effetti.> Continua lui stando al gioco. <O per lo meno quando hai intenzione di farti sospendere avvertimi, che combino qualcosa pure io per starmene a casa.> Inizia a ridere. <Senza di te è una noia mortale.>
"Ovvio che è una noia." Rispondo con fare altezzoso mantenendo l'ironia. "Senza di me non sopravvivresti un giorno."
<Già, e invece mi tocca resistere una settimana.> Dice per poi fare una pausa. <Allora, come stai?>
"Bene, finché sono da sola a casa posso dire di stare alla grande." Dico. "Te?"
<Mah, annoiato ma bene.>
"Stai uscendo ora?" Domando guardando l'ora e aprendo il frigorifero per versami una tazza di latte.
<Seh, per fortuna.> Risponde lui. <Tu che stai facendo?>
"Bevendo." Dico come per fargli credere che mi stia riferendo all'alcol. "Una tazza di latte." Specifico poi.
<Ci mancava solo che ti mettessi a bere di nuovo.> Stavolta il suo tono è serio, talmente tanto da crearmi una leggera confusione.
"Di nuovo?" Domando alzando un sopracciglio.
<Ho parlato con Alison oggi, e mi ha raccontato di come ti ha trovata tuo fratello dopo che sei tornata a casa per la sospensione.> Mi dice.

Diavolo, non ne avevo fatto ancora parola con Nic. Non mi è nemmeno passato per la testa di raccontarglielo.

<Perché non me l'hai detto?> Domanda poi.
"Perché sto bene, e non è successo nulla di grave."
<Sei sempre la solita orgogliosa.>
"Sono solo sincera." Sbuffo tentando di tagliare corto, ma quando mi rendo conto che Nic sembra esserci rimasto male decido che magari potrei provare a raccontargli qualcosa in più. "Nic." Lo chiamo a un certo punto. Lui si zittisce quasi come se avesse intuito che sto per dirgli qualcosa di importante. "Jace... sa di Heric." Confesso.

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