Capitolo 59

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«Ben tornata piccola mia!» disse mio padre mentre mi stringeva tra le sue braccia appena fuori all'aeroporto. Mi soffermai su quel nomignolo, quello con il quale mi chiamava sempre, e sentii una fitta al petto. Faceva male la sua mancanza, ma prima o poi avrei dovuto accettarla.

«Hey, tutto bene?» mi sussurrò quando vide che non gli rispondevo.

«No.» dissi debolmente.

«Cos'è successo?» continuò.

«Noi- noi .. Non ci riesco.» queste parole lasciarono la mia bocca accompagnate dalle lacrime che ormai solcavano il mio viso.

«Vieni, andiamo a casa.» mi sussurrò, mentre mi accarezzava la schiena con una mano.

E in quel momento mi tornò in mente il modo in cui lo aveva fatto lui, quando ero tra le sue braccia, qualche ora prima. Il modo in cui mi asciugò le lacrime con dolcezza, o con il quale mi aveva sussurrato che mi amava. Lui mi ama. E io amo lui. Almeno questo non cambierà mai.

Non mi accorsi che eravamo arrivati a casa fino a quando non vidi mio padre parcheggiare nel vialetto di casa. Scesi e andai direttamente dentro, salutai con voce piccola Anna che assistette alla scena e corsi in camera mia, il mio rifugio. Avevo bisogno di sentire la sua voce, ma non potevo, non dovevo cedere. Le lacrime continuavano a scendere, era come se non volessero più smettere. Ma avevo capito. Dovevo liberarmi del dolore che dentro mi stava quasi soffocando, e l'unico modo era questo. O stare tra le sue braccia. Sussurrò il mio subconscio.

Il telefono vibrò, segnando un messaggio. Dopo qualche secondo vibrò di nuovo, così mi alzai dal letto e lo presi dalla scrivania, dove l'avevo lasciato di fretta e furia prima di buttarmi sui cuscini del letto.

"Mi manchi."

"Mi manchi fottutamente tanto."

Poco dopo che li lessi, alla conversazione se ne aggiunse un altro.

"Ti prego, rispondimi."

Il mio cuore stava scoppiando, da un lato perché gli mancavo, perché stava soffrendo quanto me, dall'altro perché non dovevo cedere, dovevo farmi forza e andare avanti. Da sola, senza di lui. Anche se non l'avrei mai dimenticato.

Bussarono alla porta, andai verso di essa e l'aprii. Scorsi la figura di Anna, era preoccupata e mi sentivo tremendamente in colpa per come l'avevo salutata. Mi avvicinai a lei che mi rinchiuse nelle sue calde braccia e mi lasciai cullare come se fossi una bambina, perché forse in fondo ancora lo sono.

"Mi dispiace per come ti ho trattata. Non- non volevo, davvero, perdonami."

"Stai tranquilla. Ora, ti va di sederci qui sul letto e raccontarmi cos'è successo?"

Annuii. Le raccontai tutto, senza neanche un secondo pensare a ciò che stavo dicendo. Avevo bisogno di sfogarmi, di qualcuno che mi ascoltasse, che non mi giudicasse. Mi accorsi di quanto avevamo parlato, quando ci addormentammo sul letto, esauste della giornata appena conclusa.

La sveglia mi riportò alla realtà dal mondo dei sogni, e solo dopo qualche secondo mi accorsi che in quella canzone, c'era la sua voce. Avrei dovuto assolutamente cambiarla, eppure mi trasmetteva tranquillità sentire la sua voce, quasi come se fosse qui a cantarla e non fosse successo niente. Mi alzai di malavoglia e ricominciai la mia solita routine mattiniera prima di andare a scuola. Dopo essermi lavata e cambiata, presi una mela e la misi in borsa, presi la giacca e mi avviai alla fermata dell'autobus. Mio padre e Anna non c'erano, da quanto mi ricordo avevano una visita per i bambini. Ormai erano sei mesi che quelle creature erano nella sua pancia e io non vedevo l'ora di averle tra le braccia a coccolarle.

L'autobus stranamente arrivò in anticipo di qualche minuto, entrai e mi sedetti in uno dei pochi posti liberi rimasti. Le fermate prima di arrivare a scuola non erano molte, ma saliva molta gente e come sempre ci saremmo trovate spiaccicati l'un sull'altro.
Arrivammo a scuola, ricambiai il saluto di qualche ragazza e mi avviai in classe. Fortunatamente le prime ore passarono in fretta, anche se io non avevo fatto altro che pensare costantemente a lui. Chissà cosa stava facendo e soprattutto se era con lei. Poche ore e avrebbero iniziato il loro tour mondiale. Non cambierà mai il fatto che sono fiera di lui, di tutti loro. Mi ricordai di avere il numero di Niall, così decisi di mandargli un messaggio.

"Buona fortuna per stasera, Niall! Sono sicura che spaccherete anche sta volta, come sempre d'altronde. Salutami tutti, e divertitevi! Un bacio. x"

Poco dopo arrivò la sua risposta e mi scappò un sorriso.

"Hey, Camilla. Grazie mille, non vedo l'ora che arrivi sta sera! Sono certo che sarà stupendo come ogni volta! A proposito, ho saputo cos'è successo..mi dispiace molto, davvero. Lui ti ama, non dubitar di questo. I ragazzi ti salutano, e se hai bisogno di qualcosa o qualcuno con cui parlare io sono sempre qui."

"Grazie Niall, significa molto per me. Ora vado che sono a scuola, ci sentiamo presto. xx"

Era sempre stato dolcissimo con me, mi aveva anche aiutato a trovare il posto in cui io e Harry abbiamo trascorso i giorni scorsi insieme.. i nostri ultimi giorni insieme.
La campanella suonò e mi portò via dai pensieri, fortunatamente. Uscii dall'aula e percorsi il corridoio, intenzionata ad uscire in giardino, non curante del freddo. Andai a sbattere contro qualcuno e mi maledissi mentalmente per non aver guardato davanti. Alzai gli occhi e ne incontrai altri due, li riconobbi subito. Elisa. Ero dell'idea di parlarle, e magari chiarire, ma non ora, non in questo stato. Avevo pensieri solo per lui.

«Ehi» mi salutò piano.

«Ciao.»ricambiai il saluto.

«Ti cerco da tre giorni, ma siccome non ti avevo più vista a scuola, sono venuta a casa tua, ma tuo papà mi ha detto che eri via. A Londra, da Harry.» Al suono del suo nome una smorfia di dolore si dipinse sul mio volto, anche se non lo volli dare a vedere.

«Io volevo scusarmi. Mi sono comportata malissimo, non so cosa mi sia preso, davvero. Ero un'altra persona. Spero tu mi perdoni, ci terrei molto a tornare ad essere tua amica, magari la tua migliore amica.»continuò.

Si era scusata, e poi mi mancava terribilmente la mia migliore amica. Perché non avrei dovuto perdonarla? In fin dei conti sono passati quasi sei mesi da quando abbiamo litigato.

«Scuse accettate.» dissi sforzando un sorriso.

«Davvero?» chiese incredula a ciò che avevo appena detto.

Annuii.

Nel giro di qualche secondo mi trovai tra le sue braccia e mi strinsi a lei, in quelle che una volta erano la mia casa, il mio rifugio. Quando stavo male mi abbracciava sempre, e dopo mi sentivo meglio. Erano come magiche. E lo sono tutt'ora.

«Ti voglio bene!» urlò quasi, in mezzo al corridoio.

«Anch'io.» dissi.

«Ti va di passare i rimanenti cinque minuti della ricreazione insieme? Devi raccontarmi un sacco di cose!»

«Certo» dissi e ci sedemmo in una panchina situata nel giardino.

«Allora, come va con Harry?»

Tra tutte le domande che puoi farmi, proprio questa dovevi scegliere?

«Ci- ci siamo lasciati» sussurrai.

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Ecco il nuovo capitolo! Spero vi piaccia, ci tengo molto ad un vostro parere!
Ho letto un commento di una mamma che segue questa storia, (a proposito scusami per se ti ho risposto solo ora e ti saluto vivamente!), vorrei fare un mini sondaggio. Sono curiosa di sapere quanti anni hanno le mie lettrici, per favore commentate dicendo la vostra età! Sono davvero curiosa! 💖🎀
Infine, vorrei ringraziarvi come sempre per tutto. Vi adoro! 😍

Un bacio grande grande,
Alice.

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