Capitolo 21

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La settimana passò in fretta e finalmente era sabato. Quel sabato. In cui finalmente avrei rivisto la mia ragione di vita. Non riuscivo più ad aspettare. Atterrammo a Milano verso l'una di notte, e devo dire che è  molto più rilassante di notte. Niente fans, niente paparazzi. Non che le fans ci diano fastidio ma siamo stanchissimi e non ce la faremmo a fare ancora autografi o foto a quest'ora. Arrivammo dove ci stavano aspettando persone che ci avrebbero seguito in questi due giorni. Avrei voluto vedere tra questi pure Camilla, ma sapevo che non sarebbe potuta venire per via della scuola. Anche perché è davvero tardi. Ci accompagnarono fino in hotel e nelle nostre camere. Dopodiché caddi in un sonno profondo. Erano stati giorni molto impegnativi.

Mi svegliai verso le dieci, cosa che non succedeva da molto ma molto tempo. Ah che bella dormita. Dopo aver fatto colazione, incontrai i ragazzi pronti per una serie di interviste. Finimmo verso mezzogiorno e mezzo e per pranzo ci servirono un bel piatto di spaghetti al pomodoro. Che bontà. D'altronde non c'è niente nella cucina italiana che non sia una bontà.

Il tempo passava e tra poco avrei rivisto la mia piccola. Non mancava molto ormai. Sarei passata a prenderla a casa verso sera, dopo tutti gli impegni con i ragazzi. D'altronde era questa la condizione: prima il lavoro e poi il piacere.

Pov's Camilla

Erano esattamente le quattro e dieci. Per far passare il tempo andai a farmi una doccia e mi lavai i capelli. Mi misi una maglietta e un paio di pantaloncini, tanto mi sarei cambiata più tardi. Iniziai a piastrare i capelli, erano già lisci di loro ma volevo che fossero perfetti pure loro. Poi mi stesi sul divano a guardare un po' di tv. Mio padre e Anna erano fuori perciò potevo fare quello che volevo in casa. Erano circa le cinque e mezza e Harry mi aveva detto che sarebbe passato verso le sei così andai in bagno a truccarmi. Correttore per le piccole imperfezioni che avevo, fondotinta, poi passai agli occhi. Eyeliner nero e mascara. Un po' di fard e il gioco è fatto. Volevo stare un po' naturale. Indossai il vestito panna che avevo preso con Elisa e un paio di tacchi. Il vestito era davvero bello, semplice ma elegante. Tutto ciò che volevo. Sentì suonare il campanello. Corsi giù per le scale e andai ad aprire. Falso allarme. Erano mio padre ed Anna. Stavo tornando in camera quando mi fermarono.

Papà: "Ferma ferma ferma. Fatti ammirare. Wow sei bellissima Cami." Non mi faceva complimenti da tanto ed è bello sapere che ha messo da parte il suo orgoglio per un attimo e mi abbia detto qualcosa di carino.

Io: "Grazie papà" dissi quasi dolcemente.

Anna: "Questo vestito ti sta d'incanto, dico davvero sei stupenda."

Io: "Grazie!" È proprio l'effetto della gravidanza, non è mai stata così gentile.

Tornai in camera presi una pochette e ci misi dentro il telefono e le chiavi di casa. Suonarono nuovamente,  sta volta sarà di sicuro Harry. Scesi con calma le scale se no rischiavo di slogarmi una caviglia con quei tacchi e sentii delle voci in salotto. Quella voce roca l'avrei riconosciuta ovunque. Era arrivato. Il mio riccio. Finalmente. Prima di entrare in sala, ascoltai quello che si stavano dicendo.

Harry: "Mi dispiace davvero signor Carter, non volevo essere scortese, ma non volevo vedere Camilla triste." Si stava scusando, per una cosa che poi non aveva colpa. Si era solo preoccupato per me. Per di più in italiano, aveva imparato quelle parole per me.

Papà: "Non importa Harry, sono felice che la mia bambina abbia trovato qualcuno che si preoccupi così per lei. E per favore chiamami Matteo." gli rispose mio padre, che per metterlo a suo agio si vantò del suo inglese perfetto. Aveva imparato la lingua davvero bene. Mi stupì delle sue parole. Stava davvero cambiando.

Entrai in sala e corsi verso Harry che mi accolse tra le sue braccia. Che meraviglia. Poi si staccò e mi guardò per qualche secondo negli occhi e io potei di nuovo godere di quei stupendi occhi verde smeraldo. Mi baciò in modo molto dolce ed educato, in fin dei conti nella stessa stanza c'era pure mio padre. Si avvicinò al divano per poi voltarsi verso di me. In mano aveva un mazzo di rose, di bellissime rose rosse. Che dolce. Me le diede e io non smettevo di sorridere, quel ragazzo era troppo dolce per essere vero.

Io: "Grazie Harry" dissi dolcemente strappandogli un bacio.

H: "Beh allora noi andiamo, stia tranquillo Matteo, starà benissimo e al sicuro con me."

Papà: "Lo so. E per questo ti ringrazio. Ciao ragazzi"

Io: "Grazie papà" gli diedi un bacio sulla guancia, rimase sorpreso dal mio gesto, sarà perché non lo facevo da tanto.

Usciti da casa entrammo velocemente nell'auto di Harry. Dopo una mezz'oretta eravamo arrivati. Mi fece chiudere gli occhi e li coprì con una delle sue bandane, che lasciava il suo profumo. Ah quanto mi mancava.

Poco dopo mi tolse quel pezzo di stoffa dagli occhi, e rimasi letteralmente a bocca aperta. Eravamo in un giardino ben curato e con al centro un tavolo anch'esso molto decorato. Mi prese per mano e ci avvicinammo a tutto quello splendore. Sta volta si era davvero dato da fare. Al centro del tavolo c'era una candela rossa già accesa con delle piccole rose ai piedi. Era tutto così romantico. E mi sa che questo sia solo una delle sorprese che Harry ha in serbo per me.

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