Capitolo 2

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Mi infilai le cuffiette sulle orecchie e schiacciai play. Partì Moments, dio quanto amavo quella canzone. Mi lasciai trasportare dalle parole e dalle note che non notai che stavo cantando ad alta voce.
All'improvviso sentì una mano sulla mia spalle, mi alzai di soprassalto e mi voltai.

«Papà» dissi.

Si sedette accanto a me, voleva parlare, così tolsi le cuffiette e lo guardai quasi come incoraggiandolo. Forse avevo proprio bisogno che mi cercasse, per credere che a lui interessasse ancora qualcosa di me. Non so se era qui per dirmi parole confortanti dopo la litigata appena avuta, o semplicemente voleva ribadire quanto avesse ragione lui.

«Senti piccola, mi dispiace. Sono stato troppo duro con te. Lo so che ti manca la mamma, ma non pensare di essere sola, perché ci sarò sempre qui io. Ti voglio bene Cami, e si manca anche a me, ma dobbiamo andare avanti.» disse abbracciandomi.
Ancora non riuscivo a parlare di lei, di mia madre. Era morta l'anno scorso in un incidente stradale ed è stato un trauma per me. Conosceva tutto di me, era come una migliore amica, che riusciva ad ascoltare anche quello che dicevi col silenzio. Ed è una dote che possiedono in pochi, e lei era una di questi.

Io non l'ho ancora superata la sua scomparsa e credo che mai ci riuscirò, mi manca come l'aria, era l'unica che sapeva sempre cosa dire o cosa fare. La migliore che potessi mai desiderare, e l'unico difetto che aveva era quello di essere troppo buona con tutti, anche se quando doveva arrabbiarsi lo faceva veramente e vi assicuro che non era una bella scena.

Papà era davvero innamorato di lei, ma quando successe la tragedia si chiuse in se stesso fino a quando non incontrò Anna. Hanno più o meno la stessa età, lei è molto bella, ma non supererà mai la mia mamma. Non mi hai mai spinto a far qualcosa, tanto meno a chiamarla 'mamma'. Non l'avrei mai fatto. Non ci sarei mai riuscita, perché la mia bella e dolce mamma era ancora viva per me, era dentro me. E non l'avrei mai lasciata andare perché avevo bisogno di lei anche se ormai non c'era più.

Dopo quelle parole pronunciate dal mio vecchio, mi divertivo a chiamarlo così perché si sentiva ancora più vecchio di quanto non lo fosse già, mi scesero delle lacrime. Era ancora un tasto dolente quell'argomento per me e lui sembrò capirlo siccome le asciugò con i pollici e mi portò al riparo da tutti i mali tra le sue braccia, cullandomi come fossi una bambina che ha appena fatto un incubo. Ma purtroppo non c'era stato nessun incubo, tutto questo schifo era la dura realtà.

«Grazie papà» riuscì solo a dire quasi sottovoce.

Vi starete chiedendo come faccio ad odiarlo, ad odiare Anna, il fatto è che da quando sta con lei è cambiato, l'ha messa al primo posto ma dovrei esserlo io, la sua bambina. Ma non è più così e fa malissimo. È quasi come una gelosia, insomma lui è mio padre, una delle persone a cui vorrò sempre bene nonostante tutti i litigi che potremmo avere, lui sarà sempre il mio papà e io sua figlia. Non voglio che nessuno lo faccia soffrire perché lo ha già fatto abbastanza e non voglio più vedere scene in cui lui crolla piangendo sulla mia spalla e tra le mie braccia. È una cosa orribile. Così sono diventata molto protettiva nei suoi confronti anche se ora, la sua preoccupazione primaria è la sua fidanzata.

Un'altra cosa che non sopporto è che Anna decide sempre tutto, partendo da esempi stupidi come ad esempio dove andare a mangiare o cosa fare per finire a viaggi come questi nei quali ovviamente lei è la favorita a scegliere la meta. Io sono obbligata, diciamo, a fare ancora queste vacanze con loro e l'unica cosa che mi attira in tutto ciò è il viaggiare, che è sempre stata delle cose che amo più fare. Fortunatamente quest'ultima volta l'ho persuasa a venire qua, non so cosa l'abbia convinta però sono davvero felice, penso che questa città sia meravigliosa e tutta da scoprire.

Un paio di mesi fa mi hanno annunciato che si sposeranno e sinceramente non so se ridere o piangere. Ridere perché ha scelto una come lei o piangere perché dimentica tutto così in fretta, tra cui la persona che mi ha dato la vita.
Io ho deciso che al matrimonio non ci andrò, nel rispetto della mamma, ma anche perché odio la mia matrigna. Proprio non la sopporto. Ancora non ho detto loro che non ci andrò ma il fatto è che ci sto ancora pensando, so quanto lui ci tiene ma non ce la farei a vederlo felice senza la mamma.

Tornai in camera, fortunatamente ne avevo tutta mia. Tolsi la camicetta e i pantaloncini e li poggiai sulla sedia che dava su una piccola scrivania in legno, davvero molto elegante. Indossai una maglietta presa a caso dalla valigia e mi buttai di peso sul letto con un libro in mano. Amo leggere, penso sia uno dei modo più belli per imparare e ampliare le nostre conoscenze facendosi una propria cultura personale. Lo lasciai sul comodino per poi distendermi comodamente. Ed ecco un'altra serata come le altre.

I pensieri cominciarono ad invadere la mia mente.
Io odio e amo la notte allo stesso tempo. La odio perché sono troppo stanca per scacciare via i pensieri e finisco per pensare tutta la notte, ma la amo perché di notte, nei sogni, niente è impossibile.

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