6. I can't breathe

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«Professo', posso anna' a 'r bagno?»
«C'è già Balestra»

E Manuel avrebbe voluto rispondergli che era proprio per quello che voleva andare in bagno, che non era un bisogno fisiologico quello che lo aveva spinto a fare quella richiesta, ma il modo in cui aveva visto uscire Simone dalla classe.

Si alzò, quindi, dalla sedia e, ignorando i richiami e le minacce dell'ennesima nota da parte di Lombardi, uscì dalla classe, deciso ad andare da Simone.

Camminò velocemente fino al bagno e quando entrò, scorse subito la figura di Simone rannicchiata contro la porta di uno dei gabinetti, con le ginocchia al petto e le braccia a circondare le stesse.

«Simo?»

Perché quando intuiva il pericolo, Simò si trasformava automaticamente in Simo.

«N-non voglio che…che tu mi veda c-così…Vat-vattene»

Si sentiva ridicolo, Simone, a mostrarsi così fragile e vulnerabile davanti al ragazzo che amava.

Se vede quanto sono problematico, ci mette una croce.
Sulla nostra storia.
Su di me.

In fondo era la prima volta che gli capitava di avere un attacco di panico in presenza di Manuel e, stupidamente, aveva pensato che non sarebbe mai successo, che non lo avrebbe mai scoperto.

Effettivamente, se Manuel non avesse questa maledetta tendenza a non farsi i fatti suoi, questo sarebbe ancora un segreto tra me e me.

Manuel non rispose, piuttosto si sedette accanto a Simone e gli strinse forte la mano.

«Amore, te la senti de dimme che succede?»

Era dolce e calmo il tono di Manuel, ché lui non aveva mai avuto a che fare con qualcosa del genere, ma gli bastava poco per mettersi nei panni di chi aveva davanti, ed era sicuro che, nella situazione di Simone, non avrebbe mai voluto che qualcuno si mostrasse a lui agitato o, addirittura, arrabbiato.

«N-non riesco a…respirare»

Manuel, ignorante in materia ma abbastanza intelligente da comprendere che, come prima cosa, Simone avrebbe dovuto regolarizzare il respiro, fece tesoro di qualcosa letto – forse su internet – che riguardava la meditazione.

«Respiramo insieme, mh? Sto qua co' te»
«Ho…paura»
«E va bene pure ave' paura, Simo»

Ancora Simo.
Ancora percepiva il pericolo.

Delicatamente, Manuel fece aderire il palmo della mano di Simone contro il suo petto, posandovi poi, la sua sopra e, insieme, contarono i respiri.

Non ci volle poi molto affinché Simone si calmasse e tornasse a respirare normalmente.

«Te senti meglio?» chiese Manuel, senza mai staccare la sua mano da quella dell'altro ragazzo.
«Scusa. Io…io non volevo che mi vedessi in questo stato, non voglio che…che cambi idea»

Le ultime tre parole, pronunciate con la voce rotta dal pianto, misero Manuel in allarme.

«Cambio idea su che?» chiese, asciugandogli le lacrime con i pollici.
«Su noi»
«Perché lo pensi, Simò?»

Il pericolo era passato e Simo era tornato ad essere Simò.

«Perché guardami, Manu. Guardami. Sono chiuso da mezz'ora in un bagno perché l'idea di non essere all'altezza di…»
«Di?»
«Delle altre persone con cui sei stato. La paura di non essere alla loro altezza mi stretto le mani al collo e mi ha impedito di respirare»
«Simò, ma che stai a di'? Io n'ho manco mai pensato de paragonavve»
«Non…non sei tu, sono io. Mi sono voltato, prima, in classe e ho visto Matteo e Chicca così felici, così…spensierati. E poi ci sono io che non faccio altro che gettare ombre sul nostro rapporto con i miei problemi e-»
«E niente, Simò. A me de Chicca e Matteo, de Giulio e Monica, de Minnie e Topolino, 'n me ne frega niente. Guarda che sta' male n'è 'na colpa»
«Ma lo vedi che siamo qui per colpa mia?»
«No, stamo qua perché le cose succedono. E 'n me le devi nasconde. Pensavi che se 'n t'avessi mai visto così t'avrei amato de più?»
«Sì»
«Pensa quanto sei scemo, Simò. Vie' qua»

L'abbraccio in cui si strinsero fu il più forte che Manuel avesse mai dato e il più forte che Simone avesse mai ricevuto.

E il ti amo che Manuel pronunciò non fu il primo ma fu, sicuramente, il più importante, la dimostrazione che l'amore che provava nei suoi confronti non si limitava ai momenti in cui erano felici, ché era nei momenti in cui le cose si facevano più complesse che quell'amore aumentava a dismisura.

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