Quattro parole: Vacanza, Anniversario, Ladro, Orologio

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Aprire le persiane e trovarsi davanti agli occhi le meravigliose cime innevate delle Dolomiti era, semplicemente, un sogno

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Aprire le persiane e trovarsi davanti agli occhi le meravigliose cime innevate delle Dolomiti era, semplicemente, un sogno.

Un sogno che Simone e Manuel, grazie ai loro sacrifici, erano riusciti a realizzare.

Avevano trascorso quasi un intero anno a risparmiare con il solo obiettivo di trascorrere il loro primo anniversario di fidanzamento in quel paradiso invernale, in quel luogo incantevole tra vette maestose e paesaggi mozzafiato.

E, in quel momento, davanti alla maestosità di quel panorama, sembravano due bambini.

«Sai come si chiamano quelle?» chiese Simone, indicando le tre vette che potevano vedere in lontananza.
«Montagne? Cime? Vette? Massicci? Alture?»
«Li sai tutti? I sinonimi, intendo»
«No, Simò. Solo questi»
«Comunque parlavo di quelle tre vette laggiù, sono le Tre Cime di Lavaredo»
«Uhm…’e dovrei conosce?»
«Sono le vette più importanti delle Dolomiti, credo proprio di sì!»
«Vabbè, nun le conosco, però me le potresti presenta’ domani»

Ché le loro giornate, da quando era iniziata quella vacanza, erano piene di avventure.

Si svegliavano presto, indossavano le loro tute da sci e si avventuravano sulle piste.

Le Dolomiti erano un vero e proprio paradiso per gli appassionati, con le piste lunghe e tortuose, i pendii ripidi e le valli profonde e, sebbene Manuel e Simone non fossero esperti sciatori, amavano la sensazione di libertà che provavano mentre scendevano a tutta velocità.

Quando non trascorrevano il loro tempo sulle piste poi, si ritiravano in una delle accoglienti cittadine nei dintorni, ogni giorno una diversa.

Passeggiavano per le strade strette e tortuose, ammirando le case di legno con i loro tetti spioventi ricoperti di neve.

Si fermavano nei bar tradizionali per una cioccolata calda, seduti vicino al camino, riscaldandosi dal freddo esterno.

Compravano souvenir da distribuire in famiglia.

Tutto ciò, accompagnato da quella spropositata quantità d'amore che sembrava crescere di giorno in giorno rendendoli, ogni giorno, più innamorati del precedente.

Ma una mattina – la penultima prima di tornare a Roma – le cose sembravano essere destinate a cambiare.

***

Q

uando Simone aveva ordito il suo piano, quella che gli era venuta in mente, gli era sembrata l'idea migliore che avesse mai avuto.

Aspetto che entri in doccia.
Prendo l’orologio.
Gli rifilo una scusa per avvertirlo che esco.
E Manuel non se ne accorgerà mai.

Risposta errata.

Manuel si era accorto della sparizione di quell’orologio in un tempo da record.

E ora che il suo telefono squillava da interi minuti, Simone non aveva la benché minima idea di come arginare la – molto più che probabile – furia di Manuel.

«Simò, quanto tempo pe’ risponne» iniziò subito, alterato, Manuel, non appena Simone rispose alla chiamata.
«Ehm…sì, scusami, ero in un negozio, dimmi pure»
«M’hanno rubato l’orologio»
«Ma come rubato» esclamò Simone, fingendo stupore.
«Eh, rubato, Simò. È entrato ‘n ladro de sicuro»
«Ma quale ladro, Manuel! Ma ti pare che in un hotel a cinque stelle, dei ladri possano entrare indisturbati? E poi rubano solo un orologio?»
«Intanto l'orologio ‘n ce sta più e ‘o sai quanto ce tenevo»

Ché quell'orologio era stato il primo, vero, regalo che aveva ricevuto da Simone.

Era composto da un cinturino di pelle nera e un quadrante d'argento, lo avevano visto insieme camminando per le strade di Roma e Simone ne aveva approfittato per regalarglielo nel giorno del suo compleanno.

Ma non aveva fatto in tempo a regalargli anche quell’incisione sul retro che tanto avrebbe voluto fargli fare, e aveva optato, quindi, per regalargliela nel giorno del loro anniversario.

Era per quel motivo che Simone aveva sottratto l'orologio a Manuel.

Per fargli una sorpresa.

Ma Manuel non sembrava volersi dare per vinto.

«Devo anna’ a fa’ ‘na denuncia, n’o so, se fa così in ‘sti casi, no?»
«Ma quale denuncia, dai! Poi siamo lontano da Roma, non mi sembra il caso di tornare qui ad ogni minimo sviluppo, no?» tentò di persuaderlo.

E continuarono a battibeccare sull’argomento per gran parte del giorno.

Ché Manuel continuava ad insistere che fosse necessario denunciare il furto e Simone, a conoscenza di come fossero andate davvero le cose, continuava ad asserire che non fosse necessario.

Tuttavia, la situazione si sbloccò soltanto in tarda serata quando, dopo aver cenato ed aver fatto una lunga passeggiata, Simone e Manuel tornarono nella loro stanza e Manuel trovò, adagiata sulla sua parte di letto, una scatolina che aveva tutta l’aria di essere quella che, in origine, conteneva il suo orologio.

«Simò…» lo chiamò, leggermente impaurito.
«Dimmi»
«È…è ‘a scatola dell’orologio, Simò. È ‘no scherzo?»
«Uhm…magari sì, o magari è un pacco bomba e saltiamo in aria. O magari, è solo una sorpresa»

Dalla risposta ricevuta, Manuel comprese che dietro la sparizione dell’oggetto c'era, di sicuro, Simone.

Capì le titubanze del più piccolo davanti alla sua idea di denunciare il fatto.

Tutto fu, immediatamente, di nuovo chiaro.

Ma stette al gioco.

Curioso, in fretta, aprì la scatola, trovandosi davanti proprio il suo orologio.

«Non dici niente?» commentò Simone, stupito dal silenzio di Manuel.
«È l’orologio mio e…’n so che di, ‘n ce sto a capi’ ‘n cazzo, Simò» ammise, sincero.
«Togli l’orologio dalla scatola e giralo. Sono sicuro che, a quel punto, capirai»

Manuel esaudì la richiesta di Simone e, sul retro dell’orologio, trovò un’incisione che si prese il tempo di leggere.

19.02.2023
To my man.
My best friend, my love bug, my soul mate, my companion, my everything.
The day I met you I found my missing piece.
You complete me and make me a better person.
I may not be the first man in your life but I want to be the last man you ever loved.
I may not be the first man who made you feel loved but I want to be the only one to make you feel loved to the core.
I love you with all my heart and soul.
-Simone

Con le lacrime agli angoli degli occhi, pronte ad uscire, Manuel rialzò lo sguardo e lo incastrò in quello di Simone.

«Ma…ma sei pazzo…» riuscì soltanto a dire, in preda all'emozione.
«Quando te l’ho regalato, non ho fatto in tempo a farlo incidere. E – a pensarci bene – è stato meglio così, ché forse non sarei riuscito a chiedere al gioielliere di incidere tutto ciò che avrei voluto. Avevo bisogno di altro tempo insieme per poterti dire tutto»
«E hai pensato de…»
«Di regalartelo per il nostro primo anniversario. Ma non sapevo come fare. Lo avevi sempre al polso, e chiedertelo sarebbe stato troppo sospetto»
«Quindi…me l’hai rubato te?»
«Rubare non è il termine giusto. L’ho preso in prestito, sperando non te ne accorgessi. E invece…»
«E invece quell’orologio è tipo ‘n prolungamento de ‘r braccio mio e me ne so’ accorto subito. Perché tutto quello che me regali c'ha ‘n valore inestimabile e solo l’idea de n’avello più addosso me stava a manna’ a ‘r manicomio, ho perso dieci anni de vita»
«Mi perdoni?»
«Ti amo» rispose Manuel, ignorando la domanda precedente.

E all’ombra delle vette innevate delle Dolomiti, in un tempo scandito da un prezioso orologio, Simone e Manuel – tra baci e parole d’amore – diedero inizio al loro secondo anno insieme.

Il secondo di tanti, tantissimi, altri.

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