Almeno tu rimani fuori dal mio diario degli errori

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TW: DCA

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L’aveva scoperto per caso, Manuel.

«’N scenni a cena?»
«No, ho mangiato con Laura»
«Vabbè, stasera se vedemo ‘n film?»
«Manu, scusa ma sto andando in palestra. Sai, questa settimana mi sono allenato poco, se voglio tornare a giocare a rugby, devo rimettermi in forma»

Aveva notato una serie di comportamenti inusuali messi in atto da Simone e si era, semplicemente, informato.

Ché i rifiuti di scendere a mangiare aumentavano sempre di più e non si limitavano alla cena.

Aumentavano le serate passate in palestra e diminuivano le uscite con il resto della classe per mangiare fuori.

Aveva notato tanti piccoli dettagli ma non aveva fatto ipotesi né congetture.

Aveva soltanto fatto qualche ricerca su internet e unito i puntini.

Ma il disegno che i puntini uniti avevano dato era veramente macabro.

***


Tornò a casa soltanto con la voglia di farsi una doccia e poi di mettersi al letto, quel pomeriggio, Manuel.

La giornata a scuola – compresa di corsi di recupero di latino – era stata stancante e l’idea di sentire, di lì a poco, il getto dell’acqua sulla pelle, aveva addirittura fatto in modo che Manuel tornasse a casa più velocemente del solito.

Ma quando aprì la porta del bagno, fu costretto a desistere da ogni suo proposito.

«Oh, Simò, che c’hai?»

Fu con un certo senso d'urgenza nella voce che Manuel, vedendo Simone seduto sul pavimento, in preda ad una crisi di pianto, si avvicinò al più piccolo.

«Vattene via. Lasciami in pace» rispose fra le lacrime.

Ma Manuel non ascoltò neanche quella risposta, preferendo sedersi a terra accanto a lui.

«Io ‘n te voglio forza’ a parla’, Simò. Se ‘n te la senti, okay, va bene, stamo qua in silenzio. Però permetteme de sta qua vicino a te»

Ché quello che fino ad un minuto prima era solo un pensiero che Manuel provava – senza successo – a lavare via dalla sua mente, vedendo Simone in quelle condizioni, in quel momento, si era terribilmente materializzato davanti ai suoi occhi.

«È…è colpa mia…io…non…non vorrei ma poi la voce…la voce nella testa e…è solo colpa mia»
«N’è colpa tua. Qualsiasi cosa sia, n’è colpa tua» tentò di rassicurarlo, Manuel.
«È stato tutto…tutto così veloce, io non…non me ne sono neanche reso conto»

E si zittì, Simone, senza più la forza di parlare, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Manuel e continuando a piangere.

E glielo avrebbe voluto dire, Manuel, che ormai – anche se non ne aveva la certezza – aveva capito tutto.

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