Scottanti verità

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Erano già passate un paio d'ore da quando Simone aveva iniziato a girarsi e rigirarsi nel letto, pensando a ciò che aveva udito poco prima quando, camminando distrattamente per la casa, aveva sentito delle voci confuse e ansiose provenire dalla cu...

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Erano già passate un paio d'ore da quando Simone aveva iniziato a girarsi e rigirarsi nel letto, pensando a ciò che aveva udito poco prima quando, camminando distrattamente per la casa, aveva sentito delle voci confuse e ansiose provenire dalla cucina.

Non aveva sentito l’intero discorso, ma quelle tre frasi non so come dirlo a Manuel, ho paura di come la prenderà e Nicola è il papà di Manuel erano bastate per avere chiara l’intera situazione.

E sdraiato nel suo letto, con gli occhi rivolti al soffitto e Manuel nel letto accanto a lui, Simone non aveva idea di cosa fare.

Era giunto alla conclusione che, sì, glielo avrebbe detto, non avrebbe aspettato che fosse Anita a parlargli.

Certo, Anita era sua madre e aveva, di sicuro, le risposte a tutte le domande che Manuel si sarebbe posto una volta saputa la verità, ma Simone non aveva veramente cuore di tacergli una cosa così grande.

Ma come glielo avrebbe detto?

Quale sarebbe stato il modo giusto?

Probabilmente, un modo giusto neanche esisteva, ché ci sono verità che fanno male a prescindere dal modo in cui vengono dette.

Ne sapeva qualcosa Simone, al quale, la verità sull’esistenza di Jacopo e sulla sua morte gli era piombata addosso come una valanga.

Ecco, il modo in cui lui aveva saputo quelle verità era esattamente l'opposto di come avrebbe voluto che Manuel scoprisse la realtà dei fatti.

Trascorse la notte a pensare, Simone.

A girarsi continuamente nel letto sperando che un’amnesia lo colpisse e gli facesse dimenticare quella conversazione ascoltata in modo del tutto casuale.

Ma, come era prevedibile che fosse, ciò non avvenne, e la mattina seguente, con gli occhi stanchi e la testa affollata dai pensieri, quando, seduto al tavolo in cucina a fare colazione, incrociò gli occhi di Manuel, Simone finse che tutto ciò che aveva udito la sera precedente non fosse mai esistito.

Lo salutò, parlarono del più e del meno come facevano ogni giorno e, sempre insieme, con un solo mezzo di trasporto, si recarono a scuola come se nulla fosse.

Le prime incertezze tornarono a far capolino nella mente di Simone quando si trovò ad osservare le interazioni tra Manuel e Viola.

Più li guardava e più, ora che sapeva la verità, sembravano uno l’esatta copia dell’altra.

Nei gesti.
Nei movimenti.
Nel modo di parlare.
Nelle risposte piccate che davano.
Persino nelle domande che si ponevano durante l’ora di filosofia, Viola e Manuel sembravano essere uguali.

Fu in quel momento, quando entrambi rientrarono nel suo campo visivo, che Simone si convinse del fatto che parlare con Manuel fosse la cosa giusta da fare.

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