Tre parole: Pizza, Cucina, Bruciato

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Si dice che non ci sia nulla di certo oltre alla morte

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Si dice che non ci sia nulla di certo oltre alla morte.

Per Manuel, questo proverbio è vero a metà.

Non c'è nulla di certo oltre alla morte e al fatto che qualsiasi cosa lui poggi sui fornelli, inevitabilmente si bruci o non sia, comunque, commestibile.

Ma quella è una sera speciale.

Quella è la sera del loro anniversario e Manuel ci tiene a preparare una cena con i fiocchi per lui e per Simone.

Il problema è che la sua volontà non coincide con le sue capacità.

È il terzo pentolino di sugo che assaggia e sa di bruciato.

Eppure non ha optato per un piatto difficile.

Una lasagna.
Un arrosto.
E delle patate al forno.

Ma la pasta è scotta.
Il sugo è bruciato.
L’arrosto emana un forte odore di fumo.
E le patate sono crude.

E la cosa ancor più drammatica è che è quasi ora di cena e Simone sta per tornare a casa.

È scoraggiato, Manuel.

Sente di aver rovinato, per l’ennesima volta, tutto.

Come quando andavano al liceo e non sapeva parlare senza ferire il prossimo.
Come quando, in preda all’ansia e alla confusione ha soltanto saputo dire a Simone che, per lui, neanche esisteva.

È triste, arrabbiato.
È nervoso perché è maldestro e sa di esserlo e non chiede tanto, Manuel.

Vorrebbe essere soltanto una persona migliore.

Un uomo migliore.
Un figlio, un fratello, un amico migliore.

Un fidanzato migliore.

E invece, come gli capita da sempre, si sente soltanto un fallimento.

Un fallimento che, mentre la porta dell’appartamento si apre, capisce di non avere più scampo.

***

«Amore! Ma che è successo in questa cucina? Schizzi di sugo ovunque, macchie di olio, grasso e unto, chiazze di acqua. È un campo minato! E tutte queste pentole sporche nel lavandino! Entrando qui dentro viene il dubbio che l'ultima cena sia stata organizzata qui!»

Scherza Simone, ché immagina cosa possa essere successo e non se la sente neanche di colpevolizzare Manuel.

Conosce le difficoltà di Manuel in cucina e qualsiasi cosa sia accaduta lì dentro, qualsiasi siano state le intenzioni di Manuel, Simone ne è felice.

«Eh…amò, senti…te potrei di’ che m’è esplosa ‘a cucina e io ‘n c'entro niente, ma sapemo tutti e due che n'è così. Te dico ‘a verità. Oggi è l'anniversario nostro e io volevo prepara’ ‘na cenetta pe’ noi due. Solo che…solo che so’ ‘n disastro, Simò. Ho seguito tutorial, ricette, pure ‘n quaderno scritto a mano da tu’ nonna, eppure…eppure niente, Simò. ‘A pasta della lasagna è scotta, è bona pe’ uno senza i denti, ‘r sugo sa de bruciato, l’arrosto, peggio ancora. Je se levano, addirittura, i pezzi neri de bruciacchiato. ‘E patate so’ dure, crude, pure mezze nere. ‘N casino, Simò. E me risparmio de ditte che ‘n so' come sia potuto succede, perché ‘o so benissimo com'è potuto succede. So’ incapace, ecco come è successo»

Il dispiacere nella voce di Manuel si riflette negli occhi di Simone.

«Già il fatto che tu ci abbia provato, nonostante conosca i tuoi limiti in materia, è bello, importante. È già questo un regalo, Manu»
«Seh, guarda che schifo, Simò! – ribatte Manuel, per nulla convinto di ciò che ha detto Simone, ché lo sa che le sue parole sono solo atte a rincuorarlo – Ho solo sprecato cibo, tempo e zozzato ‘n sacco de roba. E ‘n c'avemo manco ‘a cena»

Ma Simone, quando dice che il gesto di Manuel vale tanto, è sincero.

È sincero perché non è scontato che una persona che sa di non eccellere in una determinata disciplina, si cimenti comunque pur di rendere felice la persona che ama.

E Manuel l’ha fatto.

Perché Manuel, pur di rendere felice Simone, camminerebbe persino a piedi nudi sui carboni ardenti.

E la cucina, per Manuel, equivale ai carboni ardenti e Simone è felice.

«Io avevo preso questa – dice Simone, indicando una confezione che ha tutta l’aria di provenire da una pasticceria – e per quanto riguarda la cena, nessuno ci impedisce di chiamare la pizzeria e di farci portare la pizza a casa»

Gli occhi di Manuel si illuminano alla vista della scatola, anche se una parte di essi resta comunque triste per non essere riuscito nel suo intento.

E anche se è sempre stato chiuso, in difficoltà nell'esprimere ciò che prova e i suoi sentimenti, Manuel si sforza e, questa volta, evita di tacere.

«’A pizza a casa perché ‘n so’ stato capace de cucina’ ‘na semplice cena» esclama, con gli occhi bassi.
«Ma non c'entra nulla, Manu. Anche io ho preso una torta in pasticceria, non mi sono messo qui a prepararla, anche perché, sono sicuro che il caos che c'è ora in cucina è nulla rispetto a quello che avrei combinato io per fare una torta. Noi siamo tante cose, ci regaliamo amore in ogni modo, chissenefrega se non siamo degni di Cannavacciuolo e Bastianich»

La spontaneità e la genuinità delle parole di Simone sembrano quasi convincere Manuel che non è necessario rovinarsi un giorno speciale come quello solo per non essere riuscito a preparare la cena che immaginava.

«Ti amo…ti amo pure pe’ questo. Pure perché riesci a ‘n famme senti’ sbagliato come, invece, io me sento sempre. N’è solo ‘a cucina. Io me sento in difetto in tante cose, ma te riesci a famme sempre senti’ come se annassi bene pure così, come se…come se ne valessi ‘a pena»
«Tu ne vali la pena, Manu. Tu sei il mio ne vale la pena più grande. E ti amo anche io. Più di quanto tu possa immaginare. Più di quanto io riesca a dimostrarti»

E la conversazione non va più avanti.

Non a parole, almeno.

Ché le loro bocche sono occupate da baci che si rincorrono, da lingue che danzano, da mani che si intrecciano, da ti amo che si inseguono e non c'è più tempo per le parole.

E poi mangiano.

Si dividono le pizze.
Spengono una candelina simbolica.

E ridono.
Ridono tanto.

Ridono come, probabilmente, non hanno mai fatto.

Puliscono, infine, il caos in cucina, ché la loro relazione è anche collaborare.

E poi si amano.

Si amano forte.

Quel giorno, come in passato.

E come ogni giorno della loro vita futura.





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