Tre parole: Sorpresa, Fiori, Dichiarazioni

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Dieci anni prima

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Dieci anni prima.

«Sai cosa potremmo fare?»
«Riguardo cosa?»
«Visto che siamo due sfigati in amore, intendo»
«Sentimo»
«Se fra dieci anni, il 9 giugno del 2034, entrambi saremo ancora single, ci mettiamo insieme»
«Ce ‘sto. Se fra dieci anni stamo ancora così, ovunque saremo, pure se ‘n se vedemo da anni, ce cercheremo e ce metteremo insieme. Sia messo all’atti che ho accettato prima de perde ‘a capoccia appresso a ‘sta bottiglia de whisky»

***

Dieci anni dopo.

La luce del sole che, violenta, filtrava dalle fessure delle persiane, costrinse Simone ad aprire gli occhi e a lanciare un’occhiata alla sveglia digitale posta sul suo comodino.

9 - 6 - 2034
8.12

Sorrise d’istinto non appena i suoi occhi incontrarono le cifre che componevano quella data.

Ché lui, quella promessa – che, forse, promessa neanche lo era davvero – non l’aveva dimenticata.

Ci aveva pensato spesso, nel corso degli anni, a quel momento in cui, grazie all’alcool che lo aveva reso privo di inibizioni, aveva proposto quella follia a Manuel.

E ogni volta si sentiva un pizzico più stupido nel pensare che, vivere nell'illusione di un patto fatto con più alcool che sangue nelle vene, fosse una cosa sana.

Eppure non riusciva a smettere di pensarci.

Di sorriderne.
Di sperarci.

Anche se non vedeva Manuel da due anni, dal giorno del matrimonio di Viola con Rayan.
Anche se lo sentiva sporadicamente, per gli auguri di compleanno o nelle feste comandate.
Anche se, ormai, di lui e della sua vita sapeva poco o nulla.

Chissà se sono più scemo o più disperato per dovermi aggrappare ad una promessa fatta da ubriachi.
Magari lui avrà un fidanzato o una fidanzata e io sono qui, oggi più del solito, a basare la mia intera esistenza su una cosa detta a diciotto anni dopo una storia andata a puttane.

Soltanto il suono insistente del citofono fu in grado, non solo di interrompere quel circolo vizioso di pensieri ma anche di lasciare Simone di stucco.

«Il corriere» aveva risposto, infatti, l’individuo all’altro capo della cornetta, alla domanda chi è? di Simone.

Ma lui non aveva ordinato nulla.
Non stava aspettando nessun pacco.

Curioso, subito uscì di casa e scese le scale fino al portone dove, effettivamente, ad aspettarlo c’era proprio un fattorino.

«Simone Balestra?»
«Sì, sono io»
«Questi sono per lei. C’è anche un biglietto, prego» disse, affidandogli tra le mani un meraviglioso bouquet di tulipani gialli, i fiori preferiti di Simone.

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