Tre parole: Sogni, Fiducia, Verità

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Come dire al partner che hai trovato lavoro all’esteroModo per dire al fidanzato di aver trovato lavoro all'esteroCome reagisce un fidanzato quando dici che hai trovato lavoro all’estero

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Come dire al partner che hai trovato lavoro all’estero
Modo per dire al fidanzato di aver trovato lavoro all'estero
Come reagisce un fidanzato quando dici che hai trovato lavoro all’estero

Sconfortato, chiuse con un colpo secco il portatile e poggiò la testa sulle sue braccia conserte.

Che stupido, ma come potevo pensa’ de trova’ su Google ‘a risposta a ‘na domanda de ‘r genere.

Ché la verità era che non esisteva un modo per dire a un partner che, da un giorno all’altro, la vita di coppia sarebbe cambiata per sempre perché quel colloquio di lavoro, che nemmeno volevi fare, si era rivelato, invece, decisivo per mettere la parola fine ad una vita da disoccupato.

Ma quel partner non era uno qualsiasi.

Quel partner era Simone.

Era l’uomo della sua vita.
Era il ragazzo che aveva iniziato a corteggiare in quarta superiore e con il quale aveva affrontato qualsiasi tempesta senza mai lasciargli la mano.

Poteva davvero mollare tutto e trasferirsi in Inghilterra così, dalla notte al giorno?

No.
Non poteva.

Ma non poteva neanche rifiutare un’occasione simile.

O meglio, avrebbe anche potuto rifiutare ma non senza coinvolgere Simone.

L’occasione per farlo – che sembrava non arrivare mai –  si presentò una notte quando, dopo essersi salutati e augurati una buonanotte e aver spento la luce, Manuel riprese a parlare.

«Simò?»
«Mh»
«Te devo parla’»
«Adesso?»
«Seh, adesso»

Adesso, perché a luce spenta ‘n so’ costretto a guardatte nell’occhi mentre pensi che so’ ‘n cojone che vole butta’ tutto pe’ n’offerta de lavoro.

«Okay…dimmi»

Prese un respiro profondo, Manuel, prima di iniziare a parlare, ché il cuore pesava come un macigno e le parole già stavano venendo meno.

«Te ricordi de que ‘r colloquio de cui t’avevo parlato? Quello pe’ quella start-up in Inghilterra»
«Sì, quello che non volevi fare e che, praticamente, ti ha obbligato tuo padre, invece, a fare»
«Eh, seh, quello»
«Beh? Quindi?»
«Eh…quindi… – sussurrò, sconsolato – quindi m’hanno preso»
«E me lo dici così?» rispose Simone.

Simone che, dal tono di voce, a Manuel era parso arrabbiato.

Ché magari ho sbagliato tutto.
Me dovevo sta’ zitto, rifiuta’ e fa finta che quella mail ‘n fosse mai esistita.

«Eh, Simò…che te devo di’...me dispiace, non-»
«No, Manuel – lo interruppe Simone – tu non ti rendi conto. Hai trovato lavoro e sembra ti sia morto il gatto! È una notizia bellissima!»

Quei dubbi che prima erano dati dall’ipotetica reazione che avrebbe avuto Simone, in quel momento erano dati dall’opposto.

Perché ha reagito così?
Trasferimme in Inghilterra, vive ‘na relazione a distanza.
Come po’ esse davero felice?

«Ma te…hai capito che devo anna’ a vive in Inghilterra, Simò?» chiese, confuso.
«Certo che l’ho capito, Manu! Ho sonno, non sono scemo»
«E te va bene così? Cioè, io fra ‘n mese me devo trasferì dall’altra parte dell’Europa e te ‘n dici niente, come se t’avessi detto che ho trovato lavoro a Ostia? Pensa che scemo che so' io che pe’ giorni me so’ logorato ‘r fegato pe’ capi’ come ditte ‘sta cosa senza fatte sta’ male»

Ne era rimasto deluso, Manuel, di quella che era stata la reazione di Simone.

Si aspettava che anche per il ragazzo – come per lui –  quella notizia fosse una doccia gelata, mentre quell’impassibilità e quell’indifferenza mostrate da Simone non avevano fatto altro che innervosirlo, ché quello che Manuel reputava essere un problema per entrambi, si era rivelato, invece, solo suo.

«Manu, calmati! – quasi lo pregò, Simone – è ovvio che non sprizzi felicità da ogni poro, così come è ovvio che non mi lasci indifferente il fatto che tu debba trasferirti e…lasciarmi qui»
«E allora perché sembra che ‘n te ne freghi ‘n-»
«Perché è la tua vita, cazzo! – si alterò Simone, arrivando persino a riaccendere la luce, tanta era la necessità di guardare Manuel negli occhi – Sono i tuoi sogni, Manuel, io non ho nessun diritto di mettermi in mezzo»
«Ma quali sogni, Simò! I sogni miei ‘n so’ certo fa’ caffè e fotocopie dentro n'azienda in Inghilterra»

Nei sogni miei, pe’ la maggior parte ce sei te.
Ce semo noi.

Il silenzio si impossessò della stanza.

Entrambi erano lì, in quel letto, assaliti dalla paura di dire qualcosa di sbagliato e riprendere a discutere.

Tuttavia, dopo qualche minuto e una serie di respiri atti a calmarsi, fu proprio Manuel a riprendere parola.

«Io…n’ho deciso niente, Simò. Quann’è arrivata quella mail, io me so’ detto che, a prescinde da quella che sarebbe stata ‘a scelta mia, ne avrei parlato co’ te. N’avrei mai rifiutato senza ditte niente, perché sì, è ‘a vita mia, ma ‘sta vita io la condivido co’ te, e l’opinione tua conta tanto quanto ‘a mia, pure se ‘a scelta finale spetta a me. Ed è vero, n’è quello che ho sempre sognato, però…però è n'inizio e-»
«Accetta, Manu» si intromise Simone.
«Eh?»
«Accetta. Il tuo problema non è che quel lavoro non ti piace o che pensi che non ne valga la pena. Tu hai paura. Hai paura e non devi»
«Accetta, hai paura e non devi – ripeté Manuel – ‘a fai facile te. E noi? Che fine famo noi? Io a Londra, a 1430 chilometri da te che stai qua a Roma. Come potrebbe anna’ avanti ‘sta relazione?»
«Con rispetto e fiducia, Manuel. E poi…»

Lasciò la frase a mezz’aria, Simone, incerto se avanzare o meno quella proposta che gli era appena balenata in mente.

«E poi?»
«E poi tra pochi mesi mi laureo, Manu. E potrei raggiungerti, potrei continuare gli studi lì e costruire, insieme a te, la nostra vita in un’altra città»

Manuel rimase interdetto, sbalordito dalle parole di Simone.

Non aveva neanche lontanamente pensato a quel tipo di soluzione.
Non aveva neanche lontanamente pensato che Simone arrivasse al punto di proporgli un trasferimento pur di non allontanarsi da lui.

«Ma…ma sei sicuro? Cioè, qua se tratta de cambia’ vita, Simò. De molla’ tutto, de lascia’ qua ‘e nostre famiglie. Davero te sentiresti de fa’ questo pe’ me?»
«Per te, per me. Per noi, Manu»
«Ma veramente, Simo? Stai a di’ su ‘r serio?»

Era incredulo, Manuel, con gli occhi lucidi dall’emozione e la paura che Simone gli stesse solo giocando uno scherzo di cattivo gusto.

«Mai stato più serio di così, amore mio»

E da quella sera trascorsero mesi.

Mesi di traslochi.
Mesi di carte da firmare.
Mesi di case da vedere.

Mesi duri, scanditi dalla distanza.

Distanza che, in una manciata di mesi – sette, per la precisione – si ridusse notevolmente fino ad annullarsi del tutto, regalando ai due ragazzi una nuova vita all’ombra del Tower Bridge.

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