Io che amo solo te

449 45 1
                                    

«Stasera m’aiuti a ripete, Simò? Cioè, magari m’ascolti e t’assicuri che ‘n dico cazzate»«Perché non ti fai aiutare dal tuo collega? Com’è che si chiama? Ah, sì, Riccardino, come l’hai chiamato l’altro giorno»«So’ le otto de mattina, Simò, te preg...

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


«Stasera m’aiuti a ripete, Simò? Cioè, magari m’ascolti e t’assicuri che ‘n dico cazzate»
«Perché non ti fai aiutare dal tuo collega? Com’è che si chiama? Ah, sì, Riccardino, come l’hai chiamato l’altro giorno»
«So’ le otto de mattina, Simò, te prego, no. ‘N comincia’ co’ ‘sta storia»
«Certo, Manuel. Il problema sono io. Il problema sono sempre io, mica il modo in cui guardi Riccardino»
«T’ho già detto che Riccardo è solo ‘n compagno de corso e che ogni tanto studiamo insieme, perché devi insiste? Perché ce voi ave’ pe’ forza ragione te?»
«Perché non sono cieco, Manuel! Te lo mangi con gli occhi! Che ha più di me, eh? Sono gli occhi chiari a farti perdere il senno? Oppure i capelli biondi? Ah, no, forse è il fisico palestrato a-»
«Basta, Simò! – urlò Manuel, alzandosi di scatto dalla sedia e voltandosi verso Simone – Io devo studia’, c’ho n’esame domani, ‘n c’ho tempo de sta’ a senti’ ‘e cazzate tue»
«Vaffanculo, Manuel!» rispose Simone prima di uscire di casa.

Il tonfo sordo prodotto dallo sbattere della porta fece tornare Manuel in sé.

Non avrebbe voluto rispondere in quel modo a Simone.

Sebbene quelle scenate di gelosia, secondo lui, non avevano ragione di esistere, ché per lui Riccardo era davvero soltanto un compagno di studi – tutt’al più, un amico – in un altro momento, probabilmente, si sarebbe seduto sul divano accanto a Simone e ne avrebbero parlato insieme.

In un altro momento, probabilmente, avrebbe cercato di capire le ragioni di Simone, si sarebbe messo nei suoi panni e l’avrebbe rassicurato.

In un altro momento, appunto.

In quel momento, invece, Manuel era nervoso e stressato per l’esame che avrebbe dovuto sostenere il giorno successivo e, stanco delle accuse – infondate – di Simone, aveva perso la calma e aveva risposto senza ragionare.

Se ne era pentito nell’istante stesso in cui Simone aveva sbattuto la porta, di ciò che aveva detto.

Ma conosceva bene Simone.

Sapeva benissimo che, dopo quella sfuriata, si sarebbe chiuso in sé stesso e avrebbe evitato in qualsiasi modo di avere un contatto con lui.

Ma sapeva anche che non poteva lasciar perdere.

Non poteva lasciar trascorrere il tempo, lasciando che Simone pensasse che tutto ciò che gli aveva sputato addosso fosse vero.

Afferrò il telefono, quindi, con l’obiettivo di scrivergli un messaggio.

Scusa…se vieni a pranzo ne parlamo.
Ti amo.

E inviò.

Ma, come era prevedibile che fosse, non ottenne risposta.

Decise, dunque, di raggiungere Simone nel posto in cui era certo che egli stesse.

Ché quando Simone era con il morale a terra, c’era un solo luogo in cui era solito andare.

Every moment spent with you is a moment I treasureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora