Tre parole: Paura dell'abbandono, Paranoie, Rassicurazioni

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Simone la aveva ascoltata distrattamente quella conversazione tra Manuel e l’interlocutore dall’altra parte della cornetta

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Simone la aveva ascoltata distrattamente quella conversazione tra Manuel e l’interlocutore dall’altra parte della cornetta.

Aveva captato poche parole come che sei tornato a fare se poi te ne vai come se niente fosse mentre, durante l’intervallo, camminava per il corridoio.

Udì distintamente, invece quel vaffanculo che Manuel quasi gridò prima di riagganciare e di uscire dalla porta dell’uscita di sicurezza che dava sulla scala antincendio, sbattendola violentemente e ignorando il suono della campanella che decretava il termine della ricreazione.

Preoccupato – e rassicurato dal fatto che nell’ora successiva avrebbero avuto filosofia e, quindi, più comprensione da parte del docente – Simone lo seguì con l'obiettivo di scoprire quale fosse il problema.

Quando aprì la porta, subito notò la figura di Manuel.

Era seduto – spalle alla porta – su uno dei gradini della scala antincendio, intento a fumare.

«Me ne offri una?» chiese Simone, riferendosi alla sigaretta, prima di assumere la medesima posizione di Manuel.

In silenzio, senza neanche voltarsi verso di lui, gliela passò, incontrando di nuovo una domanda di Simone.

«Hai pure da accendere?»
«Che c'è, Simò?» rispose Manuel, dandogli anche l’accendino.
«Ti ho visto alterato al telefono, poi sei venuto qui sbattendo la porta…volevo sapere come stessi»

Avrebbe potuto fingere, Manuel.

Avrebbe potuto dire che tutto andava a meraviglia.

Ma che senso avrebbe avuto?

Con Simone, poi.

«’Na merda» disse, rapido ma non tanto indolore.
«Ti va di parlarne?»
«E che c'è da di’? – chiese, retorico – Che tanto so’ tutti uguali. Te fanno affeziona’ e poi se ne vanno. L’ha fatto Alice, l’ha fatto Nina e mo’ ‘o fa pure lui»

Lui.

C'era un solo lui nella vita di Manuel.

Oltre Simone e Dante, ovviamente.

E ciò permise a Simone di capire subito a chi si riferisse Manuel.

«Tuo padre?»
«Seh – rispose stizzito – Se trasferisce a Tokyo. Capito? A Tokyo, mica a Rieti. Ma pe’ lui è tutto normale. Anzi, so’ io che ‘n capisco. Ma che devo capi’? Che è tornato qua, m’ha fatto affeziona’ a ‘na figura de cui ignoravo l’esistenza e mo’ se ne va e me lascia a soffri’ ‘na mancanza, come se ‘n c'avessi sofferto abbastanza. Ma evidentemente ‘r problema so’ io – continuò, come un fiume in piena, Manuel – perché se tutti sentono ‘a necessità de scappa’ da me, ‘r problema so’ io. Poi me dicono che sbaglio a sta’ pe’ i cazzi mia solo pe' paura che ‘a gente se ne vada, che so’ tutte paranoie mie. Ma tanto a loro che je frega, so’ io quello che sta qua a leccasse ‘e ferite»

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