Tre parole: Bugia, Protezione, Litigio

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«Manuel! Manuel, fermati! Per favore»«Che voi pure te, eh? Me voi di’ che la devo capi’? Che l'ha fatto pe’ me?»«No, voglio solo che ti fermi, che ti calmi

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«Manuel! Manuel, fermati! Per favore»
«Che voi pure te, eh? Me voi di’ che la devo capi’? Che l'ha fatto pe’ me?»
«No, voglio solo che ti fermi, che ti calmi. Poi se vuoi parlare, parliamo, e se vuoi stare in silenzio, stiamo in silenzio»
«Me devo calma’, dici? E come faccio, mh? ‘N j’è bastato raccontamme cazzate pe’ diciott'anni, lei ha dovuto strafa’, ha dovuto rincara’ ‘a dose»

Una furia.

Manuel, in quel momento, era una furia.

Anita, per la seconda volta, gli aveva taciuto una verità importante.

Si era giustificata dicendo di averlo fatto soltanto per protezione, ma anche in quel caso, come era accaduto circa un anno prima, Manuel aveva scoperto la verità nel peggiore dei modi.

E ciò l’aveva distrutto.

Era uscito di casa sbattendo la porta, dopo quel litigio.

E Simone lo aveva seguito, non tanto per cercare di parlare – ché conosceva Manuel ed era consapevole del fatto che dopo quella scoperta si sarebbe chiuso in sé stesso – quanto per impedirgli di guidare, nel caso avesse avuto intenzione di prendere la moto.

Camminava a passo veloce lungo il perimetro del giardino di Villa Balestra, Manuel.

Il cuore gli batteva forte nel petto.
Le braccia ricadevano lungo i fianchi.
Le mani erano strette in un pugno e le nocche erano bianche.

Simone camminava dietro di lui, cercando di mantenere il passo, mentre Manuel continuava ad urlare, arrabbiato, talvolta pronunciando cose che, in realtà, neanche pensava.

«E te smettila de seguimme. Che c'è, mo’ improvvisamente, siete tutti preoccupati pe’ me?»

Cose che non pensava, appunto.

Lo sapeva, in cuor suo, che Simone era lì perché teneva davvero a lui, al suo bene, alla sua incolumità, così come sapeva che se Anita gli aveva taciuto di avere una malattia non era per escluderlo dalla sua vita, ma proprio per impedire che accadesse ciò che, invece, stava accadendo.

Ma la rabbia gli stava annebbiando la mente e facendo perdere il controllo.

«Te ne devi torna’ a casa, Simò. Me devi lascia’ solo, te ne devi anna’. Che è che ancora n'hai capito?»

Gli occhi, probabilmente.

Erano gli occhi di Manuel ad impedire a Simone di andare via, di lasciarlo solo nel mezzo di quella distesa verde.

Gli occhi e quello sguardo che lo imploravano di restare lì, pronto a raccogliere quei pezzi di lui che, di lì a poco, si sarebbero sparpagliati a terra.

E il mento.

Quella piccola porzione di viso che tremava ma non cedeva, descrizione perfetta di un ragazzo che si era sempre costretto a mostrarsi forte, evitando di lasciare spazio a qualsiasi altro lato del suo carattere.

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