Tre parole: Telefonata, Appartamento, Ricordi

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Era il primo giorno di scuola del quarto anno e, quella mattina, Manuel si era svegliato con uno spirito diverso

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Era il primo giorno di scuola del quarto anno e, quella mattina, Manuel si era svegliato con uno spirito diverso.

Dopo tutto ciò che era accaduto l’anno precedente e, dopo aver passato l’esame informale, ci teneva a mostrare a tutti che era cresciuto, maturato e che aveva tutte le intenzioni di iniziare bene il nuovo anno scolastico.

Proprio per quel motivo, quel 14 settembre, con largo anticipo, era già pronto, davanti alla porta di casa, in attesa che Simone lo andasse a prendere per andare a scuola insieme.

Ché il rapporto con Simone, dopo gli ultimi avvenimenti, si era consolidato.

Avevano chiarito i loro dissapori e, sebbene non fosse ancora riuscito a dirlo a Simone – e a nessun altro – Manuel aveva preso coscienza dei suoi sentimenti e passare del tempo con Simone non poteva che renderlo felice.

Insomma, quella iniziata al suono della sveglia, sembrava essere la giornata perfetta.

Sembrava, appunto.

Lo status di perfetta, quella giornata lo perse nel momento in cui Manuel, di ritorno da scuola, sempre in sella alla vespa di Simone, udì distintamente la voce agitata ed irritata di sua madre.

«Lei non può farlo. Lei non lo può fare, ha capito? Non può!»

In fretta, Manuel salutò Simone e subito salì le scale che lo avrebbero portato al ballatoio del loro appartamento.

«Co’ chi c'è l’hai, ma’?» chiese.
«Col padrone de casa ce l’ho – rispose Anita al termine della telefonata – C’ha sfrattati»

Il piccolo mondo di Manuel crollò in quell'istante.

Sfratto.

Quella parola che aveva costellato la sua infanzia e parte della sua adolescenza, era pronta a metterlo di nuovo in ginocchio.

Avrebbe voluto fare così tante domande a sua madre.

Avrebbe voluto chiedergli il perché di questo sfratto improvviso.
Avrebbe voluto chiedergli quale fosse il piano B, visto che il piano A – la loro casa – era fallito miseramente.

Eppure, in quel momento, non riuscì a dire niente.

Fissò il vuoto per qualche istante scuotendo la testa in segno di diniego.
Fece qualche passo indietro.
E, amareggiato, si voltò in direzione del suo garage e si incamminò verso di esso.

Davanti a quella scena, consapevole di cosa sentisse, in quel momento, Manuel, Simone si scusò con Anita e lo raggiunse.

Entrò nel box, Simone, non del tutto sicuro del modo in cui avrebbe trovato Manuel.

Lo osservò un attimo.

Lo vide, chinato e intento ad impacchettare i suoi oggetti.

Si avvicinò piano e, con estrema delicatezza, gli posò una mano sulla spalla.

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