Tre parole: Università, Panico, Bocciatura

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TW: attacco di panico

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TW: attacco di panico

Manuel uscì dall’aula.

Il volto pallido, la delusione era evidente nei suoi occhi.

Era stato bocciato per la terza volta a quell'esame che proprio non riusciva a passare, nemmeno con un voto basso.

Camminava lentamente verso casa con il peso della sconfitta che gli schiacciava le spalle e la coscienza che sembrava deriderlo, chiedendogli che cosa si fosse messo in testa quando aveva deciso di iscriversi all’università.

Pensavi davvero che c'è l’avresti fatta? gli chiese, mentre nella sua mente la sentiva, addirittura, sghignazzare.

Una volta a casa, poi, si diresse direttamente verso il bagno, chiudendo la porta dietro di sé.

Si guardò allo specchio, gli occhi lucidi.

Poi, come una diga che cede, iniziò a piangere.

Le lacrime scorrevano liberamente sul suo viso, mentre i singhiozzi scuotevano il suo corpo.

Manuel si appoggiò al lavandino, cercando di riprendere il controllo.

Aprì il rubinetto.

Ché se me sciacquo il viso, me passa, no?

Ma il panico stava già prendendo il sopravvento.

Il cuore batteva all’impazzata, così forte che poteva sentirlo rimbombare nel suo petto.

Senza neanche badare al rubinetto lasciato aperto, si sedette sul pavimento del bagno lasciandosi scivolare contro la parete mentre teneva le mani strette intorno al petto, come se stesse cercando di contenere il terrore che lo stava invadendo.

I singhiozzi erano ormai solo respiri affannosi, il rumore dell’acqua che gocciolava dal rubinetto sembrava amplificarsi.

Manuel rimase lì, sul pavimento freddo del bagno, mentre l’attacco di panico lo travolse.

Iniziò a sudare, le sue mani divennero umide e fredde.

La stanza iniziò a girare, e Manuel si sentiva stordito.

Aveva difficoltà a respirare, come se l’aria non stesse arrivando ai suoi polmoni.

Si sentiva soffocare, come se qualcuno gli stesse stringendo la gola.

Ma non c'era materialmente nessuno a farlo.

Era solo la sua sensazione di essere un incapace, l’ansia di dover raccontare l’ennesimo fallimento.

A sua madre, che non riusciva mai a rendere orgogliosa di lui.
A suo padre, che nei suoi studi aveva investito quei soldi che lui, a fatica, sostenendo turni estenuanti di lavoro, stava cercando di restituirgli.
A Viola, il cui percorso universitario sembrava andare avanti senza alcun impedimento.
A Simone.

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