Tre parole: Spagna, Calcio, Famiglia reale

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«Ma davvero dobbiamo stare qui a vedere la partita?»«È estate, fa ‘n callo che se crepa, che altro vorresti fa’ se non sta’ spiaggiato su ‘r divano a vede’ ‘a finale degli Europei?»«Non lo so, Manuel

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«Ma davvero dobbiamo stare qui a vedere la partita?»
«È estate, fa ‘n callo che se crepa, che altro vorresti fa’ se non sta’ spiaggiato su ‘r divano a vede’ ‘a finale degli Europei
«Non lo so, Manuel. Ma magari potremmo uscire, o anche stare a casa ma vedere un film. Lo sai che a me il calcio neanche piace, pensa se può interessarmi Spagna - Inghilterra

Manuel e Simone, fidanzati da un anno, a chiunque li guardi da fuori danno l’impressione di essere sposati da, minimo, trenta anni.

Sono i classici opposti che si attraggono.

Manuel ama il freddo.
Simone ama il caldo.

Manuel ama il calcio.
Simone lo odia.

Manuel ama la pizza.
Simone preferisce il sushi.

E si potrebbe andare avanti all’infinito.

E quella di quella sera non è che una delle tante frivole discussioni che portano avanti.

«Daje amò, mettete qua vicino a me e fatte ‘na cultura, così poi te porto allo stadio a vede’ la Roma»
«Sei proprio il tipico maschio italiano, Manuel! E poi…chi l’ha detto che dobbiamo vedere la Roma? E se a me piacesse la Lazio?»

Ecco, quella domanda, poi, è in grado di far scoppiare la terza guerra mondiale.

«Che hai detto, scusa? N’ho capito»
«Che magari, a me piace la Lazio»
«Io ‘n rischierei de dormi’ su ‘r divano proprio quanno tu’ padre e mi’ madre ‘n ce stanno, ‘o sai, sì?»

Ride, Simone.

In realtà ridono entrambi.

Ché mentre Manuel ridacchia pensando al modo in cui Simone lo sta stuzzicando, a quest'ultimo, invece, torna in mente la loro prima volta da soli.

Gli torna in mente quella notte nel garage di Manuel.

Quella notte in cui, con un paio di sguardi, erano già persi l'uno dell'altro.

Gli torna in mente e gli sembra assurdo.

Ché lui ha passato interi giorni a sfogarsi con Laura e a sottolineare come non avrebbe mai avuto alcun tipo di futuro sentimentale con Manuel e invece ora sono lì, a bisticciare come due settantenni al loro cinquantesimo anno di matrimonio.

Ne hanno passate tante, eppure si sono tenuti sempre così stretti che ogni tempesta è andata via quasi all’istante, spaventata dalla potenza del loro amore.

Gli tornano in mente tante cose e Manuel se ne accorge.

Ché mentre sulla TV scorrono le immagini della famiglia reale inglese pronta a tifare per la propria nazionale, Manuel si concede di distrarsi e spostare l’attenzione sulla figura di Simone, ancora in piedi accanto al divano.

«Oh, te sei imbambolato?»
«Eh?»
«No, dico, te sei incantato?»
«Stavo pensando»
«Ah, sì? E a che pensavi?»
«A quando mi sono innamorato di te»
«Ah, ho capito…a quanno ‘sta disgrazia t’è entrata nella vita, insomma»
«Cretino! Perché dici così?»

Sorride, Simone, mentre pone quella domanda, ma, in un istante, quel sorriso si affievolisce.

Ché Manuel è estremamente serio in ciò che ha detto.

Si amano.
Lui ama, tantissimo.
E si sente amato in un modo che non credeva possibile.

Eppure sa – o, almeno, se ne è convinto con lo scorrere del tempo e con le esperienze – che nella vita delle persone non è che una disgrazia.

Un qualcosa – un qualcuno – con il quale è meglio non avere a che fare.

E ci prova a dirlo, a spiegarlo a Simone, sicuro che riceverà delle rassicurazioni.

Eppure non sono quelle ciò che vuole.

Per una volta vorrebbe dire tutto ciò che pensa di sé senza sentirsi interrotto da non è vero.

Per una volta vorrebbe sentirsi dire è vero, Manuel. Sei una disgrazia vivente, ma io ti amo così come sei.

Ché a volte si sente talmente tanto idealizzato che si sente obbligato a comportarsi, ad essere come gli altri lo immaginano.

E davanti a quella domanda di Simone, sbotta.

«Perché è vero, Simò. Nun ne faccio una giusta, sbaglio sempre tutto e ‘n faccio altro che fa’ soffri’ le persone. E ‘n me di’ de no perché ‘o sai pure te che è così»

Ché te sei stato ‘a prima persona che ho fatto soffri’ e ancora me maledico pe’ questo.

Non risponde, Simone.

Non sa cosa dire e non osa nemmeno contraddire Manuel.

Coglie l’occasione per sedersi sul divano accanto a Manuel, però.

Si siede.
Poggia la testa sulla spalla di Manuel.

E inizia a giocherellare con la mano del più grande mentre, pur senza interesse, punta il suo sguardo sulla partita.

Il silenzio si impossessa della stanza.

È soltanto la voce del cronista della finale europea ad interrompere quello stato di quiete.

La verità è che Simone, pur sforzandosi di tenerla da parte, ha paura di dire la cosa sbagliata.

Ha paura di non riuscire a curare nessuna delle ferite di Manuel, anzi.

Al contrario, ha paura di buttare soltanto dell’inutile sale su di esse.

Ma non può lasciare che quel discorso cada così.

Non può lasciargli credere che tutto quello che gli ha sempre detto non era che una bugia per lenire i suoi dolori.

E allora, nonostante la paura, ci prova.

«Hai ragione» dice.
«Mh?» si volta, Manuel.
«È vero, mi hai fatto soffrire. E quando sono venuto da te per il tatuaggio e mi sono trovato a sentire la conversazione tra te e Zucca, ho pensato che avrei dovuto lasciarti perdere. E poi ci sono state tutte le cose che mi hai detto, le parole che hai usato, il modo in cui le hai usate…Dio, Manuel, se solo ci penso non posso far altro che darti ragione e dirti che, sì, sei una disgrazia. Però c’è anche quella parte di te che fai conoscere a poche persone. Quella parte che io ho avuto la fortuna di conoscere e di vivere giorno per giorno. Mi hai fatto tanto male, è verissimo. Ma se tutto quel dolore è servito per portarci ad oggi e a regalarmi la persona che sei, allora lo sai che ti dico, Manuel? Che io quella parte di te che sa far male e che non prende mai la giusta direzione, la amo al pari di quella che mi mostri ogni giorno»

È meravigliato, Manuel, da quelle parole.

Non si aspettava quella risposta.
Non si aspettava che qualcuno potesse amare anche la persona che è stato e gli sbagli che ha fatto, ritenendoli, addirittura, gli artefici del suo presente felice.

Ed è davanti a quelle parole, a quella dichiarazione, che Manuel riesce a dire il primo ti amo della sua vita.

«Ti amo» dice, cercando di celare un po’ di imbarazzo.
«Ti amo anche io» risponde Simone.

Ma poi, il rossore sulle gote di Manuel, Simone lo nota e, allora, cambia discorso, riportando tutto sul binario dell’ironia e della semplicità.

«E comunque, questo qui – dice, riferendosi ad un calciatore – è proprio bono»
«Ma n’hai detto che ‘n te piaceva ‘r calcio?»
«Ho detto che non mi piace il calcio, mica i calciatori!»

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