Quattro parole: Cellulare, Messaggio, Incomprensione, Fuga

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Non lo avrebbe mai voluto prendere tra le mani quel cellulare lasciato da Manuel in bella vista

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Non lo avrebbe mai voluto prendere tra le mani quel cellulare lasciato da Manuel in bella vista.

Non avrebbe voluto e non avrebbe dovuto.

Ché erano state più di mille le volte in cui si erano promessi fiducia e rispetto reciproci.

Ma si sa.

L’occasione fa l'uomo ladro e Simone era sempre stato poco avvezzo a resistere alle tentazioni.

Quel telefono era lì e sembrava richiamarlo.

Sembrava dirgli avanti, prendimi! È la cosa giusta.

Un diavolo tentatore.

E Simone si lasciò tentare.

***

«Manuel…perché?» chiese Simone, non appena Manuel uscì dalla doccia.

Lo sguardo confuso di Manuel si posò in quello di Simone.

«Perché…che?»
«Perché mi fai questo! – gridò Simone – Allora passi domani pomeriggio, Manu? È confermato? Qui è tutto pronto» concluse, leggendo il messaggio che Manuel aveva ricevuto.

Manuel non si scompose.

Era sicuro di non aver fatto nulla e che quello scambio acceso che stavano avendo fosse nato soltanto da un equivoco.

«Embè? ‘N te sto a capi’, Simò»
«Ah, non capisci? Eppure dovresti saperlo che hai un appuntamento con la tua ex, domani pomeriggio, visto che ti chiede la conferma»
«Vado a casa de Nina a riprendeme quelle quattro cose che ho lasciato là. Allora? ‘N do’ sta ‘r problema?»
«Dove sta il problema? Mi avevi promesso che non l’avresti più vista. Eccolo il problema»
«La vedo tutti i giorni a scola, Simò. Cazzo! – sbottò Manuel – Stai a fa’ ‘r processo alle intenzioni basato su ‘na cosa che hai letto su ‘r mio telefono. Me dici ‘n do’ cazzo sta ‘a fiducia se appena c'hai a possibilità te metti a spulcia’ tra le chat?»

All'udire di quelle parole, il volto di Simone si incupì.

Non era la prima volta che si trovavano a discutere a causa di qualche malinteso o incomprensione, ma quella, a Simone, era sembrata una discussione più dura delle altre e, ogni volta, la paura di perdere Manuel e mettere un punto a quella storia, si faceva sempre un po' più forte.

«Ho…sbagliato, okay? – ammise – Ho sbagliato. Non dovevo sbirciare sul tuo telefono e…non ho scusanti. Ma…ma ho un casino in testa che non mi fa essere lucido. Non puoi capire, Manuel»

Manuel odiava miliardi di cose.

L'espressione non puoi capire era una di quelle.

Lo faceva imbestialire il sol pensiero che chiunque – Simone in questo caso – potesse pensare che esistessero concetti che una mente umana non poteva capire.

«Prova a spiegammelo, magari ‘n so’ così deficiente come pensi» ribatté, piccato.
«Non puoi capire non perché tu sia stupido, ma perché non provi quel che provo io. Tu… – decise di mettersi a nudo – tu non vivi con il terrore di perdermi, con il terrore che il mio ex torni e mi porti via da te, Manuel»

Anche perché ‘o sapemo bene ‘n do’ sta l’ex tuo, pensò Manuel, tuttavia senza esplicitare quel pensiero.

«Ma nessuno me porta via da te, né Nina né nessun altro. Ma poi perché dovrebbe-»
«Perché l'ha già fatto, Manuel! – lo interruppe Simone – La fuga a Parigi ne è l’esempio»
«So’ passati quattro mesi, Simò. E soprattutto ‘n so’ manco uscito da Roma, alla fine. Pe’ quanto tempo ancora me la devi rinfaccia’ ‘sta cosa? Io so’ stanco, Simò. So’ stanco de vede’ che ovunque trovi ‘n problema e se ‘n problema ‘n ce sta, ‘o crei te pe’ litiga’. Basta, Simone. Basta, nun ne posso più»

In fretta, Manuel, indossò i primi vestiti che gli capitarono tra le mani e abbandonò Villa Balestra, lasciando che Simone lo guardasse uscire senza opporre resistenza alcuna.

Ché lo sapeva.

Sapeva che quando Manuel lo chiamava Simone era meglio lasciar stare e aspettare che gli animi di placassero.

E dunque, non lo seguì.

***

Erano trascorse ormai tre ore da quando Manuel, furioso, era uscito di casa.

Simone non aveva fatto altro che passeggiare nervosamente per la loro stanza, facendo – di tanto in tanto – mea culpa.

Se non avessi preso il suo cellulare.
Se non avessi letto le sue chat.
Se non gli avessi rinfacciato, per l’ennesima volta, di avermi quasi abbandonato per partire con lei.

Se…

Una quantità infinita di se vagavano nella mente di Simone.

Probabilmente, un se stava tormentando Simone anche nel momento in cui la maniglia della camera da letto si abbassò e, sulla soglia della porta, si palesò la figura di Manuel.

«Manu…Manu, ti prego, possiamo parlare?»
«Che c'è? Ce sta qualche altra cosa che ho fatto e che me voi rinfaccia’ pe’ i prossimi sei mesi?»
«No. Vorrei parlare…con calma. E chiarire. Vorrei chiederti scusa per aver preso il tuo telefono e-»
«’N me ne frega niente che hai preso ‘r telefono, Simò. Se c'avessi avuto qualcosa da nasconne, m’o sarei portato a ‘r bagno. E, pe’ quanto me dispiaccia che c’hai bisogno de anna' a legge ‘e conversazioni pe’ fidatte de me, ‘r problema n’è manco questo. Quello che m’ha mannato fori de testa è che manco m’hai fatto parla’. Hai dato pe’ scontato che vedrò Nina e quindi dovrà succede qualcosa tra noi e siccome, dentro de te, ‘o sai pure te che ‘n te tradirei mai, te sei dovuto appiglia’ a ‘na cosa morta e sepolta. È come se – proseguì – io, ogni volta, in ogni discussione, sottolineassi che te e Mimmo avete scopato nella nostra camera, in mezzo alle cose mie, co’ ‘e foto nostre appese, su ‘r mio letto»

Touchè.

Simone lo fissò per un istante, consapevole del fatto che anche lui, nel corso del tempo, avesse fatto degli sbagli ma che, Manuel, a differenza sua, non glieli aveva mai rinfacciati, non li aveva mai usati per ferirlo.

«E questo cosa c'entra?» chiese Simone, cercando di mantenere il punto.
«C’entra, Simò. C'entra perché, pe’ quanto me possa ave' dato fastidio, è ‘na cosa che, pe’ me, appartiene a ‘r passato. ‘N ce sta Mimmo, ‘n ce sta Nina, ‘n ce sta nessuno se non io e te. E ti amo, e c'ho messo così tanto pe’ trova' la forza pe’ dittelo che te pare che butto via tutto così? Pe’ cosa, poi? Pe’ ‘na scopata co’ una che m’ha sempre trattato a pesci in faccia?»

Gli occhi di Simone luccicarono di emozione.

Erano mesi che attendeva di sentirsi dire quel ti amo che Manuel gli aveva sempre detto con altre parole.

Guida piano.
Mangia.
Ti vengo a prendere agli allenamenti.

Ma mai ti amo.

«Anch’io. Ti amo anch'io, anche se ho scelto il modo peggiore per dimostrartelo. Ho solo paura. Tanta paura. Paura che tu e che quello che abbiamo creato possiate sfuggirmi di mano. Manuel, è…è la prima volta che sono innamorato. Prima di te non sapevo neanche che forma e che sapore avesse l’amore. Poi ti ho visto e ho capito che l’amore ha le tue sembianze e il sapore dei tuoi baci e non voglio più farne a meno» rispose, timidamente, Simone.
«È ‘a prima pure pe’ me. E pure l’ultima. Perché se l’amore c'ha altre forme e altri sapori, io nun lo voglio sape'»

Fu un bacio ad interrompere la loro conversazione.

Un bacio che, presto, si trasformò in infiniti baci.

Un bacio e la promessa di non cercare mai nuove forme d’amore da osservare, nuovi sapori di baci da gustare, né nuove mani da stringere.

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