Tre parole: Autostrada, Litigio, Pneumatico

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…Gli anni d'oro del grande Real

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…Gli anni d'oro del grande Real

gli anni di Happy days e di Ralph Malph
gli anni delle immense compagnie
gli anni in motorino sempre in due
gli anni di che belli erano i film
gli anni dei Roy Rogers come jeans
gli anni di qualsiasi cosa fai
gli anni del tranquillo siam qui noi
siamo qui noi…

Manuel, intento a svitare dei bulloni, cantava sopra la voce di Max Pezzali.

Era quello il suo modo di trascorrere i pomeriggi quando non era costretto a studiare, guadagnarsi da vivere continuando a fare il meccanico.

Era un pomeriggio come tutti gli altri.

La solita macchina da riparare.
Le mani sporche di grasso.
La radio a volume altissimo per coprire i pensieri.

E poi, all’improvviso, una voce inconfondibile.

«Manuel…Manuel, ti prego, mi devi aiutare»

Simone?
Com'è possibile?
Stava a Napoli co’ ‘r fidanzato suo.
Che ce fa qua?

«Simò?» esordì, vedendolo entrare.
«Scusami, io…ho bisogno d'aiuto. Ho…stavo in autostrada e…non lo so, penso di aver forato, fa un rumore strano e non…non sapevo dove andare»

Agli occhi di Manuel, Simone appariva scosso, disorientato.

Le mani visibilmente scosse da un tremore.
Il viso sconvolto.

E Manuel capì subito che uno pneumatico forato non era l'unico problema di Simone.

«Sta’ calmo, Simò. Che c'hai? Te a quest'ora dovresti sta’ a passeggia’ su ‘r Lungomare Caracciolo, mano nella mano co’ Giorgio. Che ce fai qua?»

Non c'era fastidio nel tono di voce di Manuel, bensì tanta preoccupazione, ché Simone di ritorno a Roma dopo neanche un giorno e, per giunta, in quello stato, non prometteva niente di buono.

«Ti prego, abbracciami» disse Simone, prima di fiondarsi tra le braccia del più grande senza attendere, effettivamente, una risposta.

Manuel non ebbe il tempo di acconsentire poiché colto di sorpresa e risultò dapprima rigido, dando a Simone l'impressione di essere infastidito.

Tuttavia, non trascorse molto prima che Manuel acquisisse la giusta consapevolezza di ciò che stava accadendo e stringesse Simone in abbraccio.

«L’ho trovato al letto con un altro, capisci? – disse Simone, mentre il suo petto aderiva contro quello di Manuel e la sua testa era dolcemente appoggiata sulla spalla del più grande – Era la nostra vacanza, e invece è bastato che uscissi un attimo per andare a comprare quattro cose da mangiare per rimpiazzarmi»

Manuel combatté con tutto sé stesso pur di non pronunciare la solita frase te l'avevo detto.

Ché l’aveva messo in guardia più di una volta, Manuel.

«Io de questo n’è che me fido tanto» gli aveva detto.
«Ma tu sei malfidato, Manuel. Non ti fidi neanche del tuo riflesso allo specchio» era stata la risposta di Simone.

«Che pezzo de merda!» si limitò a dire, mentre Simone era ancora fra le sue braccia.
«Ha pure avuto il coraggio di dirmi non è come pensi, come se ci fosse un’altra spiegazione alla vista del proprio fidanzato nudo nel letto con un altro» sciolse l’abbraccio e si passò una mano sul viso, con lo scopo di eliminare qualsiasi traccia di pianto.

Ché si sentiva già abbastanza umiliato, Simone, e farsi vedere in lacrime da Manuel non avrebbe fatto altro che farlo sentire ancora peggio.

«Vabbè, ma ne avete parlato, almeno? Cioè, ‘n dico de dargli ‘a possibilità de giustificasse, ma ‘no straccio de spiegazione te la meriti, no?»
«No, non abbiamo parlato. Io…ho caricato subito la mia valigia in macchina e sono ripartito. Sinceramente non avevo le forze per affrontare un litigio. Mi è bastato ciò che ho visto. Non so nemmeno con quale forza io sia riuscito a guidare fino a qui»
«E mo’ che pensi de fa?»

Era arrivata la domanda tanto temuta da Simone, quella che si era posto in macchina e che non faceva che togliergli il fiato chilometro dopo chilometro.

«Non…non lo so. È tutto un casino, Manu. La mia macchina ferma qui, le mie cose da andare a riprendere a casa sua e poi…e poi non so neanche dove andare e-»
«A casa, no? Guarda che ‘r posto letto affianco a ‘r mio ‘n l'ho ancora affittato» scherzò Manuel, come se fosse la cosa più banale e scontata del mondo.
«Manuel, ma con quale faccia mi ripresento in villa, mh? Ho fatto di tutto per convincere papà che andare via di casa a ventidue anni, per andare a convivere con un ragazzo, fosse la scelta migliore che potessi fare, e dopo otto mesi che cosa faccio? Torno a casa con la coda fra le gambe? Io non ce l’ho il coraggio di leggere la compassione negli occhi di tutti, perché loro me lo avevano detto e io ho scelto di fare di testa mia»
«So’ cazzate che se fanno a vent'anni, Simò. Io stavo a scappa’ dall’Italia co’ una che me trattava come ‘no zerbino e ‘na pupa a ‘r seguito. ‘Na cazzata, ma è dalle cazzate che se impara»
«Quella non era una cazzata, Manuel. Quello era un reato oltre ad essere il punto più basso della tua carriera da corteggiatore seriale»
«Corteggiatore seriale, ma sentilo! – lo sfotté – Damme ‘na mano co’ ‘sta macchina, va’»

E improvvisamente, tutto sembrava essere tornato come un tempo.

Il garage.
Una macchina da riparare.
Le prese in giro di Manuel.
Il sorriso dolce di Simone.

«Mo’ finimo ‘sta macchina, te cambio ‘a rota e poi annamo a casa de quello a pija’ a roba tua»

Le attenzioni di Manuel.

«Non…non c'è bisogno, non ti preoccupare, posso andare da solo»

La tendenza di Simone a volersela cavare da solo.

«Vengo co’ te»

E i ruoli che, a distanza di anni, si erano invertiti.

Ne sorrise, Simone, di quella vicinanza mai scontata, di quella dimostrazione d'affetto che, da un ragazzo come Manuel, il classico duro dal cuore tenero, era raro aspettarsi.

«Grazie»
«Vengo co’ te e poi tornamo a casa. A casa nostra»
«Da quando è diventata nostra?» chiese Simone, cercando di celare l’ansia che, la sola idea di tornare al cospetto di suo padre, gli provocava.
«Da quanno te ne sei annato e hai lasciato n'intera proprietà, compresa de garage e parco, tutta sulle spalle mie»
«Sulle spalle tue, eh?»
«E certo! Chi aiuta Virginia a cura’ ‘r giardino? Chi apparecchia e sparecchia tutte ‘e sere? Chi aggiusta qualsiasi cosa rotta dentro casa?»

Simone non fu più in grado di trattenere le risa.

Manuel.
Il suo modo di fare.
La sua spontaneità.

Tutto quello che gli donava era un cerotto sul cuore, un dolce balsamo in grado di lenire anche le ferite più profonde.

E Simone, alla fine, tornò davvero a Villa Balestra.

Riprese possesso della sua parte di stanza che divideva con Manuel.
Riprese le sue abitudini e il suo stile di vita.

E soltanto qualche tempo dopo riuscì a sentirsi davvero pronto per andare via di casa.

Ma non senza Manuel che, nel frattempo, aveva smesso di essere un amico ed era finalmente diventato un amore.

L’amore.

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