Quattro parole: Litigio, Campeggio, Serpente, Morso

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Manuel non era mai stato uno dalle grande pretese

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Manuel non era mai stato uno dalle grande pretese.

Avendo vissuto con il minimo indispensabile, aveva imparato ad accontentarsi e ad essere felice delle piccole cose.

C'era solo una cosa della quale non sarebbe mai riuscito ad essere felice, solo una cosa che lo aveva sempre terrorizzato: il campeggio.

Il problema non era dormire in una tenda o fare una fila per usare i servizi igienici, il problema erano l’infinita quantità di animaletti del bosco che a Manuel mettevano ansia solo a sentirli nominare.

Ma di questo suo odio per le vacanze in pieno stile Mowgli - Il libro della giungla non ne era a conoscenza nessuno se non sua madre, l’unica persona persona alla quale Simone, ovviamente, non aveva chiesto consiglio.

Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, Simone.

Percorsi, sentieri da seguire, aree di sosta dove poter montare la tenda.

Aveva addirittura convinto Manuel a prendersi dei giorni di meritata vacanza dallo studio e a partire con lui, senza, però, rivelargli quale sarebbe stata la destinazione.

«Sarà una sorpresa» gli aveva detto Simone.

Ma quando, poi, giunsero a destinazione, quello che Manuel si era trovato davanti aveva tutta l’aria di essere uno scherzo di pessimo gusto piuttosto che una sorpresa.

«Stamo a fa’ ‘na sosta, ve’?» chiese, nel momento in cui Simone spense l’automobile.
«Uhm…no? Siamo arrivati, Manuel»
«Arrivati…dove?»
«Siamo sull’appennino, in un’area di sosta per il campeggio libero»
«N’ho capito. Pe’ cosa stamo qua?»
«Per la nostra vacanza, Manuel. La sorpresa, ricordi? Siamo venuti in campeggio!»
«No – esclamò Manuel, ridendo nervosamente – te ‘n poi esse serio! Daje, dimme che stai a scherza’ e finimola qua, t’ho sgamato, su»
«Manuel, nessuno scherzo! Staremo qui per cinque giorni, tra le bellezze della natura. Cosa c’è che non va?»

Si zittì in quell’istante, Manuel.

Ché lui odiava il campeggio ma Simone non lo sapeva e probabilmente, aveva organizzato quella vacanza pensando di fargli cosa gradita.

E, in quel momento, i suoi pensieri oscillavano tra la scelta di dirgli la verità e, sicuramente, farlo dispiacere, oppure mentire e trascorrere cinque giorni da incubo.

Neanche a dirlo, pur di proteggere Simone, Manuel scelse la seconda.

Dipingendo sul viso il sorriso più bello che aveva, lo aiutò a montare la tenda, ascoltò le mille e più spiegazioni su come ci si sarebbe dovuti comportare in campeggio e, rapito dalla voce calda e soave di Simone, Manuel smise, addirittura, di pensare al disagio che quella situazione gli stava creando.

Magari so’ io che so’ partito prevenuto pe’ ‘a paura che c’ho de’ ragni, serpenti e animali de ‘r genere.
Forse, poi, n’è così male come esperienza.
Ce portano pure i bambini!
E se ce portano i bambini, mica po’ esse pericoloso, no?

L’opinione positiva di Manuel, però, cambiò qualche ora più tardi.

Erano rientrati in tenda relativamente presto, ché erano stanchi del viaggio ed entrambi sentivano la necessità di riposare.

Nel magico silenzio del bosco, Manuel, già dentro il suo sacco a pelo, – così come Simone – mentre cercava di addormentarsi, udì uno strano sibilo.

«Simò?» disse, quasi sottovoce.
«Ma anche qui fai come a casa, Manu? Cosa c’è?»
«Nun lo senti ‘sto rumore?»
«Sento solo le cicale che cantano e tu che parli»
«Se sente tipo pss pss, hai capito, no?»
«Sì, Manuel, certo. Ora però andiamo a dormire, mh? Buonanotte»

Convinto, per l’ennesima volta, dalle parole di Simone, Manuel chiuse di nuovo gli occhi, cercando di ignorare quel sibilo che sembrava avvicinarsi sempre più ma, poco dopo, fu Simone a muoversi di scatto, afferrare la torcia e accenderla.

«Ma ‘n dovevamo dormi’?» chiese Manuel, svegliato dalla luce della pila elettrica.
«Ho sentito un sibilo. Mi sa che hai ragione»
«Ah, mo’ c’ho ragione? E che po’ esse ‘sto sibilo?»
«Eh…»

Eh, come te lo dico?

«Eh…che vor di’ eh
«È un serpente, Manuel»
«U-un…serpente?» rispose Manuel, già in preda al panico.
«Sì, un serpente. Ma devi stare tranquillo. Se tu sei tranquillo, lo è anche lui»
«Ma come cazzo faccio a ‘sta tranquillo? C’ho ‘n serpente a tre metri da me, come ce sto tranquillo m’o spieghi?» urlò, dando vita ad un vero e proprio litigio.
«Manuel, non devi urlare! Se urli, lo spaventi»
«Certo, so’ io che spavento a lui, mica ‘r contrario. Ma famme ‘r piacere, Simò»
«Manuel, ascolta. Se-»
«No, Simò – lo interruppe Manuel – no che ‘n t’ascolto. Sto davanti a ‘n serpente dentro ‘na cazzo de tenda in un bosco, che cosa dovrei ascolta’? Noi ‘e vacanze normali nun le potevamo fa’, noi dovevamo fa’ Pechino Express dei poveri»
«Adesso, invece, mi ascolti. Cazzo! – si alterò Simone, prendendo tra le mani il viso di Manuel, con l’obiettivo di distoglierlo dal panico che si stava facendo strada in lui – Se tu ti agiti, urli o fai movimenti bruschi, lui si impaurisce e ti attacca. È una cosa naturale, lo fanno tutti gli animali, lo facciamo anche noi, se ci pensi. Se io mi avvicino minaccioso, tu reagisci, no? E lui lo stesso. Quindi, per prima cosa, stai tranquillo»
«Simò, ma come faccio a sta’ tranquillo? Se me dà ‘n morso? Se morde te?»
«Noi e lui possiamo tranquillamente coabitare senza che uno attacchi l’altro, Manu. Non è scontato che morda»
«Te e lui potete coabita’, io manco pe’ niente»
«Ascolta. Io, ora, cerco di capire che tipo di serpente sia, così cerchiamo anche un modo per agire, okay?»
«Mhmh, tanto ‘o zoologo sei te»
«Aspirante»

Vedendo Manuel decisamente più calmo, Simone cercò di focalizzarsi sul serpente.

Prese uno dei tanti rami che avevano raccolto per fare il fuoco e, così come aveva imparato, bloccò la testa del rettile e ne afferrò la coda.

«Che..che stai a fa’, Simò?»
«Sto cercando di capire che serpente sia, Manu. Pensavi che lo avessi capito chiedendoglielo?»
«È pericoloso, Simò»
«So come fare, devi stare tranquillo. E poi…»
«Poi?» chiese, impaurito, Manuel.
«Poi mi sono appena reso conto che il nostro amico è un colubro liscio»
«E che vor di’?»
«È un serpente innocuo, Manu. Non è velenoso» cercò di tranquillizzarlo, Simone.
«E mo’ che famo?»
«Niente, lo accompagno fuori e noi continuiamo tranquillamente la nostra vacanza»
«No, Simò. Te lo accompagni fori e poi accompagni fori pure me e te stesso e se n’annamo da ‘sto posto assurdo»

Simone, dopo quell’avventura, non poté che assecondare il volere di Manuel e, l’indomani, caricarono la macchina con i loro bagagli e si misero in viaggio verso casa.

E da quel giorno, le cose in grado di terrorizzare Manuel divennero due: il campeggio e le sorprese.

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