Quattro parole: Mononucleosi, Discoteca, Gelosia, Dichiarazione

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«Manuel…sei qui»«Mhmh»«Ti ho cercato ovunque»«Eh, mo’ m’hai trovato»«Mi spieghi perché fai così?»«Io ‘n sto a fa’ proprio niente»«Okay, almeno dimmi cos’hai»«’N c’ho niente, che ce dovrei ave’?»«Non lo so, Manuel, dimmelo tu! Hai gli occhi lucidi ...

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«Manuel…sei qui»
«Mhmh»
«Ti ho cercato ovunque»
«Eh, mo’ m’hai trovato»
«Mi spieghi perché fai così?»
«Io ‘n sto a fa’ proprio niente»
«Okay, almeno dimmi cos’hai»
«’N c’ho niente, che ce dovrei ave’?»
«Non lo so, Manuel, dimmelo tu! Hai gli occhi lucidi e le mani ti tremano così tanto che non riesci neanche a girarti un drummino. Dammi qua!»

Ché da quando lungo i corridoi della scuola si era diffusa la voce di quale fosse l’orientamento sessuale di Manuel – o meglio, da quando Nina gli aveva fatto, neanche troppo involontariamente, outing – il ragazzo, da alcuni compagni di scuola, non era più visto allo stesso modo.

Il problema non erano neanche i suoi compagni di classe, loro, in fondo – tranne, appunto, Nina – non avevano mai trovato l’esigenza di commentare la vita privata di Manuel.

La cosa più grave era l’ignoranza degli studenti di altre classi che, con i loro atteggiamenti, non facevano che metterlo a disagio.

Ed era proprio ciò che quella sera, nella discoteca dove le classi del Da Vinci avevano deciso di festeggiare la fine della scuola, stava accadendo.

Lo aveva sentito distintamente, Manuel, il gruppetto della quarta D – insieme a Nina – conversare abilmente circa la sua sessualità e blaterare un qualcosa come se continuerà a baciare tutti indistintamente, gli verrà la mononucleosi mentre, senza neanche fingersi indifferenti, ogni tanto si voltavano a fissarlo.

E Manuel, andando contro ogni principio, non aveva reagito.

Lo aveva promesso a Simone, qualche giorno prima, che avrebbe evitato di mettersi nei guai, soprattutto a ridosso degli scrutini.

Era entrato, quindi, nel locale, aveva preso qualcosa da bere e, senza alcuna voglia di divertirsi, si era seduto su uno dei divanetti mentre, con lo sguardo, cercava Simone tra la folla.

Circa un’ora dopo, poi, sicuro che se fosse rimasto ancora in quella discoteca sarebbe finito ad ubriacarsi, era uscito dal locale, alla ricerca di quella tranquillità che non riusciva a trovare da nessuna parte e che, raggiunto poco dopo da Simone, non avrebbe trovato neanche lì.

«Quindi? Posso sapere cos’hai?»
«Simò, niente. Me lasci sta’?»
«Non ti lascio stare. Non ti lascio stare perché questo è il tuo habitat, tu ci sguazzi in mezzo a feste, discoteche e fiumi d’alcool. Pensi che non ti abbia visto sul divano a far nulla?»

Strano che sia riuscito a vedemme visto che giocava a fa’ ‘r fidanzatino premuroso co’ Mimmo.

«E quindi?»
«E quindi voglio sapere che succede»
«Che palle, Simò?»
«No, niente che palle! Non ce ne andiamo di qui fin quando non avrò ricevuto una risposta»
«Ma davero t’o devo di io, Simò? – sbottò Manuel – Ma sei sordo? Ma ‘n senti Nina e l’amici sua che ‘n fanno altro che parla’ de me e manna’ frecciatine e prese pe’ ‘r culo?»

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