capitolo 1 - Iris

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Iris

Apro gli occhi a fatica, il dolore che sento è lancinante, sembra pervadere ogni singolo millimetro del mio corpo, impedendomi di muovermi.
Ma ciò che non mi fa quasi respirare è questo assurdo pulsare alle tempie che mi costringe a chiudere gli occhi di scatto.
Provo un forte senso di nausea quando in bocca sento un sapore metallico disgustoso, cerco la forza di ignorare il fischio che mi trapana il timpano e riapro gli occhi.
Una musica di sottofondo arriva al mio povero orecchio destro che sembra salvo, cercando di vincere contro il frastuono che sento nell'altro e contro il ticchettio della pioggia che cade.

A tratti la luce creata da fulmini riesce a spezzare il buio che mi inghiotte con l'intento di soffocarmi.

Cerco di mettere a fuoco l'ambiente che mi circonda e quando ci riesco, capisco di essere dentro l'auto.
Posso scorgere una spia blu e al suo interno dei numeri, credo si tratti della stazione radio, le lucine verdi del segnale delle frecce e il loro tick tack, attirano la mia attenzione.
I capelli ricadono sul mio viso e una forte pressione sul petto blocca i miei polmoni impedendomi di respirare bene, ma anche di cadere.

L'auto è capovolta ed io mi trovo a testa in giù.

Il terrore che mi assale mi spinge ad urlare, istintivamente, nonostante farlo mi provochi dolore, ovunque.
Sento la gola far male, i polmoni bruciare, i muscoli diaframmatici spezzarsi.
Non riesco a capire cosa sia successo, perché io mi trovi in questa situazione, continuo a guardarmi intorno, tento di pensare a cosa fare, cerco di ritrovare la ragione, di calmarmi, ma è impossibile.

Con movimenti lenti, riesco a sganciare la cintura, ma questo gesto mi fa cadere a terra, o forse dovrei dire sul tettuccio dell'auto.
Il tonfo sordo che creo con il mio corpo fa alzare una nube di polvere e terriccio umido, oltre ad un urlo di dolore, che si trasforma in mugulii.
Digrigno i denti per la sofferenza che provo ovunque quando tento di muovermi, la pressione che continua a logorare la mia povera testa sembra un martello pneumatico.
Inutile specificare di averla sbattuta nuovamente in questa caduta, forse non è stata una buona idea sganciare la cintura, in fondo mi ha salvato la vita averla, ma almeno adesso, sono libera.

A fatica tengo gli occhi aperti, mi sento esausta e percepisco le forze abbandonarmi, sposto gli occhi verso la parte del corpo che riesco a vedere, c'è sangue ovunque sulla mia pelle.
Non so dire se io abbia perso conoscenza o meno dopo essermi liberata, ma mi sento sempre più confusa e sofferente.

Una luce mi acceca facendomi muovere ancora, questa volta riesco a portare la mano davanti al viso in cerca di riparo, anche se a fatica.
Un nome riecheggia nella notte, portato dal vento, e poi, un urlo quasi disumano, disperato, mi investe.
Sento a malapena dei passi calpestare rami e pietre, affrettarsi per raggiungermi, in fine, degli occhi.

La mia vista è annebbiata, le palpebre pesano come macigni, continuano a chiudersi e, riaprirli è sempre più faticoso, finché mi lascio andare, smetto di lottare.

Spalanco gli occhi e alzo il busto di scatto, il respiro è affannato, il buio mi avvolge, ma la luce della luna mi permette di distinguere l'ambiente che mi circonda.
Mi metto a sedere al centro del letto, le mie mani sono chiuse a pugno e stringono le lenzuola, la mia pelle gronda di sudore, mi succede ogni volta che questo incubo torna a tormentarmi.

Il ricordo del terribile incidente, nonostante siano passati più di due anni, non mi lascia in pace, come quegli occhi che continuo a vedere, senza riconoscerli.
Si tratta di un'immagine sfocata, che non riesco a mettere a fuoco, né tanto meno riconosco quella voce che urla il mio nome.

Porto le mani sulla mia fronte imperlata di gocce, le dita scendono sul viso, per poi finire sul ciondolo che porto al collo.
Era fra i miei effetti personali che l'ospedale mi ha riconsegnato prima di essere dimessa, dopo due lunghi mesi di permanenza lì dentro.
Ormai ero diventata amica degli infermieri che ogni giorno mi venivano a medicare.

Un Battito AncoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora