capitolo 26 - Iris

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Iris

Cerco di afferrare il laccio che penzola dal soffitto per tentare di far scendere la scaletta.
É da giorni che ho il desiderio di tornare su quel tetto, anche se non ne capisco le ragioni, soprattutto a quest'ora, forse, semplicemente, l'idea che da lassù si possano vedere le stelle mi alletta.

Faccio un salto, ma sono una nana, ci riprovo e niente, afferro il piccolo sgabello di legno che ieri ho trovato nella cabina armadio e lo metto proprio lì sotto, ma salendoci sopra, questo barcolla e perdo l'equilibrio atterrando col sedere.
"Oh le mie povere chiappe."
Porto la mano sulla zona dolorante e proprio in quel momento la porta si apre all'improvviso.
Brian è sull'uscio con espressione preoccupata, ma muta subito nel vedermi sul pavimento.
Si avvicina ridacchiando, mi tende la mano, sto per afferrarla, grata di un aiutino per sollevarmi.
" Ragazzina, mi hai fatto spaventare, stai bene?"
Le mie dita sfiorano le sue ma quel nomignolo blocca inspiegabilmente i miei muscoli, cerco i suoi occhi, sentendomi ad un tratto fragile.

"Come mi hai chiamata?"
Sfugge dalle mie labbra e, sono certa di aver già sentito qualcuno rivolgersi a me con questo diminutivo.
Una strana sensazione abbraccia il mio corpo e per quanto tenti di ricordare, nella mia mente regna il buio.

Afferro la sua mano e mi rimetto in piedi, ma resto in silenzio, persa nel mio mondo fatto di strade interrotte, vicoli ciechi e pozzanghere vuote.

"Stai bene?"
Il mio sguardo, che era smarrito su un punto indefinito, va a finire dritto in quelle iridi azzurre e per un istante ho l'impressione di conoscere quegli occhi.

"Sì, scusa, io credevo di aver già sentito qualcuno chiamarmi così."
Con una grande confusione e un peso sulla testa, vacillo, ma riesco a raggiungere il divano.
"Ti senti male, hai sbattuto la testa?"
Brian, con fare protettivo si inginocchia davanti a me, le sue mani posate sulle mie ginocchia, sono un tocco leggero e il bisogno di sentire la sua pelle contro la mia è impellente.
Lo faccio, senza sentirmi a disagio per questa vicinanza, per questa iniziativa.
La sua pelle è leggermente ruvida rispetto alla mia e sono certa che, se la girassi, sulle dita troverei dei piccoli calli per le corde della chitarra che ha in un angolo dell'ufficio.

"Iris."
Mi richiama dolcemente, con voce bassa e carica di qualche emozione che non so decifrare in questo momento.
Ad un tratto mi rendo conto di quello che sto facendo e scatto con la schiena all'indietro, cercando distanza e ritraendo le mani.
"Oddio, scusami, io, non..."
Farfuglio agitata, non so proprio che diavolo mi sia saltato in testa ma, ciò che mi destabilizza è notare il suo sguardo deluso, che mi confonde, ma ci bado poco, troppo impegnata a morire dalla vergogna.

Anche Brian si rimette in piedi allontanandosi da me e spero vivamente che non pensi male del gesto che, scioccamente, ho fatto.

" Cosa stavi cercando di fare?"
Si avvicina alla scena del crimine e afferra lo sgabello.
"Volevo andare sul tetto ma non riesco a far scendere la scaletta."
Lo raggiungo, grata per aver cambiato discorso.
Lui, alzandosi a malapena sulle punte dei piedi, agguanta il cordoncino e voilà.
Quando sono nata devo aver saltato la fila per l'altezza, di sicuro ero al bancone della pasticceria a far fuori qulche torta.

"Nell'armadio troverai l'asse che serve per aprirla , così potrai farlo ogni volta che vorrai, senza provare a romperti una gamba."
Sorrido imbarazzata ringraziandolo per la dritta.

Senza perdere tempo prendo il mio piumino rosso e lo indosso, con fare maldestro inizio a salire i gradini, fino ad arrivare alla botola, che apro.
Il gelo della notte colpisce subito il mio viso come uno schiaffo, ma non mi fa arretrare, anzi, scavalco l'ultimo ostacolo e finalmente sono dove volevo essere.
Alzo il cappuccio e la zip, per proteggermi meglio, ma inspiegabilmente, mi sento bene quassù, come se fossi a casa.
Solo un'amaca enorme e una piantina semimorta adornano questo posto, ma non appena alzo la testa, riesco a vedere le stelle, ed è un miracolo data la città con tutte le sue luci.

Un Battito AncoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora