capitolo 54 - Brian

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Brian

La sua richiesta, mi sorprende per un attimo, anche se mi aspettavo prima o poi domande su chi eravamo.
Le immagini di quel momento, le emozioni che hanno generato le nostre anime nell'esatto momento in cui si sono trovate la primissima volta, mi imprigionano in dolci ricordi che mi fanno visita spesso.
In genere è sempre stata una tortura, cercavo di scacciarli sedendomi al pianoforte o impugnando la mia chitarra, in solitudine.
Ora, invece, sembrano avere un sapore meno amaro, perché è lei a chiedermi di riviverli.
" È stato quasi un anno e mezzo prima del tuo incidente."
Ricordo ogni dettaglio.

Flashback

Manhattanhenge.

Questi due giorni dell'anno, dove madre natura ci regala uno spettacolo da togliere il fiato, questa città sembra popolata da idioti, più degli altri giorni.
Una marea di gente del posto, ma soprattutto turisti, si riversa in strada per godersi questo quadro dipinto dalla natura, e maggiormente, immortalarlo.
Il problema è che attaccati a quegli aggeggi non badano a ciò che fanno, come quella rossiccia che, dall' altro lato della strada, è troppo al centro della corsia, approfittando del semaforo rosso.
Ha gli occhi puntati sul quaderno che ha in mano e impugna una matita, ai suoi piedi, sul ciglio del marciapiede, un bicchierone di Starbucks, immagino con del caffè.
È talmente concentrata in ciò che sta facendo che sembra non rendersi conto di quello che la circonda, il sorriso soddisfatto che si disegna sul suo viso è quasi contagioso.

Il suono, legato al semaforo, che sta passando da verde a rosso, si intensifica, quindi accelero il passo per attraversare la strada e raggiungere il bar a poche decine di metri da me, passando proprio accanto a lei, che ripone nella borsa ciò che aveva in mano e si china a prendere la sua bibita.
Io, sono già sul marciapiede, quando sento il motore della macchina poco distante, dare gas, troppo gas.
Mi volto appena in tempo per capire che, l'idiota al volante, con una bottiglia di birra in una mano, non è lucido, e lei, ha ancora gli occhi fissi sul tramonto.
Due falcate, solo due e la mia mano stringe il braccio della rossa ancora troppo esposta, la tiro verso di me, salvandola.
Peccato che non riesca a salvare la mia camicia bianca, né i pantaloni color cachi, perché per via di questo gesto altruista se la passerano male.
Il bicchiere che lei stringe in mano, finisce sul mio petto.

Sì, stava bevendo del caffè, per fortuna solo tiepido ormai.

La sua bocca ed i suoi occhi sono spalancati e continua a seguire con gli occhi la macchina di quell'ubriacone che si allontana.
"Stai bene, ragazzina?"
Le sue iridi finiscono nelle mie e quasi mi preoccupo quando resta a fissarmi sbattendo le lunga ciglie.
Afferro le sue spalle e ripeto la mia domanda, solo quando quelle pozze di cioccolato fuso scivolano via dai miei occhi, finendo sulla mia povera camicia, sembra riconnettersi con la realtà.

"Ragazzina, ti ho chiesto se stai bene?"
"Mi dispiace."
Urla quasi allarmata, poi rovista nella borsa blu di iuta e ne estrae un fazzoletto di carta.
Inizia a tamponare la camicia, scendendo verso il basso, continuando a farfugliare quanto mi sia riconoscente.
"Mi hai letteralmente salvato la vita, mi dispiace per questo disastro, per fortuna il caffè non era bollente, per sdebitarmi ti pagherò la tintoria."
Presa dalle sue parole, la mano continua a scendere, mettendomi in una situazione delicata quando arriva alla patta dei pantaloni.
"Lì no."
Le blocco entrambe le mani scostandomi di colpo.

Le sue guance iniziano a colorarsi di rosso nel momento in cui comprende ciò che stava accadendo.

"Ok, io devo andare, sta più attenta la prossima volta, ragazzina."
Vorrei voltarmi con tranquillità, ma per un attimo mi assale una incomprensibile voglia di restare, facendomi aggrottare la fronte.
"Aspetta, per scusarmi ti offro un caffè?"
La fisso truce.
"Già, meglio di no."
Sussurra  fra sé e sé rendendosi conto della gaffe.

"Ti lascio il mio numero per la tintoria."
Afferra il grande quaderno dalla borsa, che scopro essere un album per il disegno, scrive in un angolo il suo numero e strappa quel pezzetto porgendomelo.
La mia mano si muove a rallentatore verso il pezzo di carta, lo afferro con titubanza e mi dico che non lo userò mai.
Le faccio un cenno e continuo il mio cammino, ma dopo soli cinque passi l'istinto di girarmi per posare ancora un'ultima volta su quella ragazza, è talmente forte, da fare male.
I miei occhi incontrano i suoi, anche lei mi stava osservando.

Mi chiedo se la rivedrò.

Fine flashback

Perdendomi fra i momenti di quel giorno dove cambiò tutto per me, mi sembra quasi di percepire le stesse emozioni di all'ora.
Quella sensazione di connessione, quel bisogno di parlarle, quella speranza di  rivederla.

"È per questo che quando mi hai salvato dalla moto tirandomi a te, ho percepito una sensazione di deja vu, perché io avevo già vissuto un'esperienza simile."

Annuisco nel buio, il silenzio che ne segue è così strano ma anche confortante, restiamo a fissare l'altro come se questo possa bastare, ma per nessuno dei due è così.

"Domani andrò a Providence."
Questa notizia spezza il silenzio e il sottile equilibrio.
Alzo il busto di scatto mettendomi seduto sull'amaca, sentendomi improvvisamente agitato per ciò che dovrà affrontare.
Il timore che trabocca dalla sua voce mi porta a farle una domanda sciocca.
"Vuoi un supporto? Potrei accompagnarti."

Quasi vorrei rimangiare le parole che sono sfuggite al mio controllo quando noto la smorfia di disappunto sul suo viso.
"No, non è proprio il caso."
La mano finisce per acciuffare una ciocca di capelli e iniziare a giocarci nervosamente.

"Poi cosa farai? Tornerai qui? Può essere ancora come prima, potrebbe aiutarti vivere qui, lavorare insieme."
Un sospiro, è solo questo che riesce a donarmi.

"Brian, io...non..."
Un altro sospiro.
Di certo non fa presagire nulla di buono e neanche il fatto che non riesca, con facilità, a terminare la frase, che sono certo, segnerà la mia fine.

"Lascia stare, come non detto, ho corso troppo, ora pensa a te."
Insistere per il momento non mi porterà a niente, soprattutto non mi ricondurrà più vicino al suo cuore.

"Però, se vuoi che ti racconti altro che riguardi il tuo passato, il nostro passato, sono felice di ridarti frammenti perduti."

La risposta non si fa attendere, e purtroppo, non è quella che speravo.
"Bè, tutti voi, te compreso, mi avete tenuta lontana dai miei ricordi."
Abbasso gli occhi a causa di questa accusa, colpevole di aver preso, per l'ennesima volta, la decisione sbagliata.

"Abbiamo tutti deciso per te, non ne avevamo diritto, ed è per questo che, ancora una volta, ti ho persa."

Ora, sono i suoi occhi a sfuggire dai miei, dandomi la conferma che le mie paure, si stiano, per la seconda volta, tramutando in realtà.

"Sei ancora innamorato di me?"
Non avrei mai immaginato che potesse farmi una domanda del genere.
Di certo non ho alcun dubbio sulla risposta che le darò.

"Sempre!Lo sono sempre stato e lo sarò per il resto dei miei giorni, anche se non farai parte della mia vita."

Cerca di leggermi dentro, alla ricerca della verità, ma è solo questa.
So che, in questo momento, sta decidendo se potersi fidare o meno delle mie parole, di me.

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