capitolo 57 - Brian

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Brian

Il cielo è grigio, osservo dalla finestra del mio Club questo manto minaccioso, in realtà è così ogni giorno per me da quando l'ho persa una seconda volta, anche quando fuori splende il sole, io, non lo vedo, non lo percepisco.

Giorni fa, non appena ho letto il nome di Kate sul mio telefono ho capito che fosse successo qualcosa di grave, è bastata una sola parola da parte sua e sono salito di corsa in auto, diretto a Providence.

Ho impiegato meno tempo del previsto ad arrivare, lo testimoniano le tre multe che giacciono sulla scrivania del mio ufficio, ma poco importa, ero accanto a lei quando ha riaperto gli occhi, solo in quel momento ho tirato un respiro di sollievo, solo constatando di persona che stesse bene e che si ricordasse di me.

Sono passati ben otto giorni da quel momento, da quell'istante che conservo gelosamente nella mia memoria, dove la stringevo a me, dove la sua testa era sul mio petto e le nostre dita intrecciate, il secondo nel quale, per l'ennesima volta un frammento di me si è sgretolato al suono delle sue parole.

"Non posso."

Non c'è stato bisogno di aggiungere altro, era fin troppo chiaro a cosa si stesse riferendo, ho solo potuto rispettare la sua decisione e comprenderla, perché è giusto che le dia il tempo che chiede per riprendere in mano la sua vita, dopo tutte le rivelazioni e le delusioni che sta affrontando da quando ha scoperto la verità.

Questo non significa che sia pronto a rinunciare a lei, che io non nutra un piccolo barlume di speranza che possa un giorno perdonarmi, speranza nell'amore che l'ha riportata da me, il sentimento che non si è mai arreso e che ha resistito a tal punto da non venire spazzato via come il resto dei suoi ricordi, proprio quel battito che ha pulsato di nuovo nel suo petto riavendomi nella sua vita, a quello mi aggrappo.

Perché noi non possiamo essere cancellati, il nostro legame è invincibile, perché noi, siamo l'impossibile.

Eccola, i suoi passi si arrestano, come il mio cuore nel rivederla, osservo come alza la testa e scosta di poco il suo cappuccio rosso per riuscire a puntare i suoi occhi in alto, verso l'appartamento dove abbiamo vissuto insieme, il luogo che parla di noi, le mura che sono state testimoni di un grande amore che è rifiorito a dispetto dell'amaro destino, anche se non lo ricorda.

La sua telefonata ieri mi ha sorpreso molto, speravo fosse per riportarmi alla vita, per dirmi che le mancavo, che voleva vedermi, ma non immaginavo che il nostro incontro sarebbe stato per scrivere la parola fine nel nostro rapporto in modo sempre più marcato.

Portare via il resto delle sue cose, ecco perché è qui, è fa un male indescrivibile.

Mi chiedo cosa stia provando, cosa stia pensando, se è ferma lì perché fa troppo male continuare ad allontanarsi da me e ha bisogno, come me, ancora di un attimo.

Vado verso il portone del club e lo spalanco, lei è ancora ferma vicino il cancello della mia proprietà con in mano un grande borsone marrone, quando i nostri occhi si incontrano i muscoli bruciano per quanto faccia male non poter correrle incontro e stringerla a me.

"Ciao."

Sorride appena, avvicinandosi e i suoi passi mi sembrano incerti, ma forse è solo una mia fantasia.

"Ciao, cappuccetto rosso."

Il suo petto si alza e trattiene il respiro quando mi avvicino, le poso un bacio sulla guancia, fregandomene se sia una giusta mossa o azzardata.
La fragranza del suo profumo mi fa chiudere gli occhi e mi godo il contatto, seppur breve, delle mie labbra sulla sua pelle, quando mi allontano il suo volto è contornato da un meraviglioso sorriso che tenta di celare abbassando il capo.

Un Battito AncoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora