capitolo 36 - Iris

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Iris

Sbatto le palpebre più volte per ricacciare queste stupide lacrime senza senso.
Avrei dovuto capire che fra Brian e Sally ci fosse del tenero, capire che ieri sera è fuggito dal tetto dopo il nostro bacio solo per placare i propri sensi di colpa.
Eppure, scioccamente, credevo di sentire un legame fra noi, qualcosa di invisibile che ci spingesse l'uno verso l'altra, ma mi sono sbagliata di grosso e soprattutto, è stato un errore.
Per lui lo sono stata.

È servito a distrarmi dal mio scopo principale e non dovrà più succedere.

Afferro il telefono e rispondo all'invito di Joshua di pranzare insieme, perché è questa la cosa giusta da fare, concentrarmi su chi ha fatto parte del mio passato, su chi mi conosce.
Lui può aiutarmi a ritrovare la Iris che ho perso, lui vuole rifar parte della mia vita e conoscere la nuova Iris.
Infilo un maglione pesante e vado alla ricerca dei miei stivali, pochi minuti e sono fuori dal Club, diretta verso la fermata dell'autobus.
Sistemo meglio l'enorme sciarpa al collo mentre salgo sul mezzo, purtroppo pieno di gente, così tanto da non riuscire a sedermi.
Una coppia è proprio davanti a me e lei si avvicina e posa le labbra sulla guancia del ragazzo, lui finisce per sorridere, proprio come Sally e Brian.
Quante volte ho assistito alla stessa scena, eppure non ha mai fatto male quanto mezz'ora fa, forse perché ora so che non è mai stato solo un gesto affettuoso, ma intimo, fatto da due persone che si amano.

Quattro fermate ed ecco il palazzo dove lui mi sta aspettando, perché è ciò che sta facendo da quando l'ho incontrato, sta aspettando che decida di dargli un'occasione.
Joshua mi viene incontro e mi stringe a sé, il calore del suo abbraccio lo percepisco anche nonostante i pochi gradi, anche attraverso questo enorme cappotto.
Il suo sorriso genuino mi conferma di aver fatto la scelta migliore.
"Sono felice che abbia accettato il mio invito, ti ho pensato molto in questi giorni."
Vorrei rispondere che anche lui è stato il fulcro dei miei pensieri, ma mentirei, quindi mi limito a sorridere e seguirlo.
" Tu non lo ricordi ma sono pessimo in cucina tranne per una cosa, che adoravi."
È proprio di questo che ho bisogno, tuffarmi alla ricerca dei ricordi perduti, insieme ad una guida, provare emozioni che mi spingano a riacquistare la memoria.
Godermi nel frattempo il viaggio e lasciarmi andare.

Sono qui proprio per quest'ultimo punto.

Entrare in ascensore mi manda un tantino nel panico, dopo l'incidente ho qualche problema con il buio e gli spazi stretti, ma per fortuna casa sua è al secondo piano.
Mi basta respirare e concentrarmi su altro, devo dire che lui, senza saperlo, è di grande aiuto visto che continua a farneticare sulle sue doti culinarie.
Non appena le porte dell'ascensore si aprono i miei piedi scattano muovendosi da soli, lo seguo lungo il corridoio fra le decine di porte finché non arriviamo finalmente davanti la sua.
"Prego."
Apre la porta e indica l'ingresso facendomi entrare per prima.
Respiro immediatamente il lusso che emana solo l'ingresso, figuriamoci il resto dell'appartamento.
Mi guardo intorno e non riconosco nulla dell'ambiente che mi circonda.
Un grande open space, divani bianchi, una cucina enorme che occupa tutta la parete, anche questa bianca.
"Ami il bianco."
Più che una domanda è una constatazione che esce spontanea dalle mie labbra, mentre sfioro il tavolo da pranzo, bianco, ovviamente.
L'unico tocco di colore in questa stanza è il parquet classico.
"È stata una arredatrice insieme a mia madre ad occuparsi di questo posto, io sono negato e poi, un mobilio vale l'altro per me."
Ho quasi paura di calpestare il grande tappeto peloso, inutile specificare il colore, per paura di sporcarlo.
"Io sono già stata qui?"
Continuo a guardarmi intorno con la speranza che un dettaglio mi sia quanto meno familiare.
"No, abitavo in un piccolo appartamento a Brooklyn prima, sei stata lì."
Sono un po' delusa, lo ammetto.
"Ma hai già mangiato il mio famoso cheeseburger."
Sorride indicando i piatti già pronti posti sull'isola della cucina.
Riesce a far sorridere anche me e farmi venire una gran fame.

Le ore successive, passate sul divano, sono state molto piacevoli, Joshua mi ha raccontato alcuni aneddoti vissuti insieme in giro per la città, lì speravo di avere qualche flash grazie ai minuziosi dettagli che si è premurato di raccontarmi, ma niente.
" Eri uno spasso fradicia dopo che quell'auto ti aveva schizzata la pozzanghera addosso."
Ride al ricordo e in quel momento lo invidio perché io non lo posseggo, non ho quella parte di me che invece lui ha.
"Eri innamorato di me?"
Sputo fuori desiderosa di sapere.
I suoi occhi neri come la pece trovano i miei, il silenzio ci avvolge, ma non mi sento a disagio, neanche quando afferra la mia mano.
"Lo sono sempre stato, dal primo sguardo."
Porta una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio ed è sempre più vicino, ed io, non ho intenzione di tirarmi indietro.

Joshua è ciò che cercavo, rappresenta ciò che ho perso, ed è la mia possibilità di essere completa.

Il suo naso è a pochissimi millimetri dal mio e il respiro caldo solletica la guancia, posso quasi sentire la morbidezza delle sue labbra quando sfiorano le mie, mantenendo questa distanza.
Sta dando a me tutto il potere di decidere se tirarmi indietro o meno, ed io ho già preso la mia decisione stamattina.
Azzero tutto, la distanza fra le nostre bocche, i pensieri, le domande.

Peccato che non senta lo stesso trasporto di ieri sera, le stesse emozioni provate con Brian.
Faccio a pugni con questo pensiero, cercando di scacciarlo perché voglio solo godermi il momento e non pensare a quello stronzo del mio capo.

Le voluminose labbra di Joshua si spostano sul mio collo provocandomi brividi su tutto il corpo, chiudo gli occhi per assaporare queste sensazioni che ormai non ricordavo più, visto che la mia vita sessuale non esiste.
Le mani iniziano a viaggiare lungo il mio corpo, mentre butto la testa di lato per dare maggior accesso alla sua bocca.
Per un attimo immagino una chioma bionda stretta fra le mie dita e occhi azzurri, ma racchiudo quell'immagine da qualche parte nella mia testa.
Ho deciso di lasciarmi andare e mantengo questo proposito anche quando sbottona il mio jeans e con garbo intrufola la mano al suo interno.
Le dita iniziano a giocare, attraverso la stoffa delle mutandine con la mia parte più sensibile, che però sembra aver dimenticato cosa deve fare.
La fantasia di Brian, che ho relegato in un angolo della mia mente, spunta di nuovo fuori, prepotente, ma non appena succede, i miei sensi iniziano a risvegliarsi.
Per una volta voglio essere egoista, mandare al diavolo i sensi di colpa, cosa è giusto o sbagliato e pensare a me, anche se poi me ne pentirò.

Chiudo gli occhi ed immagino occhi azzurri come l'oceano, immagino le sue mani chiare sul mio corpo, dentro i miei pantaloni, la sua bocca sulla mia.
Le emozioni iniziano a stordirmi e i brividi si rincorrono sulla mia pelle, sono assuefatta a questa fantasia, a ciò che sto provando, talmente tanto da raggiungere il picco del piacere.

Ma non appena apro gli occhi, non c'è Brian davanti a me, ma Joshua, che compiaciuto mi sorride, ed io mi sento una stronza colossale.

Sono un grande casino.

Sono un grande casino

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