capitolo 43 - Iris

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Iris

" Ricorda sempre, l'impossibile siamo noi, ragazzina."
Mi sorride e va via.

Perché ha usato proprio quelle parole?

Porto istintivamente la mano al collo, acciuffo la collana, nascosta come al solito sotto il maglione, e la stringo, come se fosse un amuleto.
Inizio a far fatica a respirare, all'improvviso ho bisogno di sedermi e, non riuscendo a raggiungere l'amaca, il mio sedere decide di finire a terra.
Porto l'altra mano a raccogliere i capelli solo da un lato e poi la sventolo davanti al volto in cerca di più aria possibile.
Mi gira un po' la testa e mi do della stupida per essermi messa in testa cose assurde.
Cerco di inspirare ed espirare, lentamente, impiego qualche minuto per ritrovare la stabilità che avevo perso, ma avrei più bisogno di riacquistare la lucidità e non creare illusioni senza alcun tipo di fondamenta.

Brian non può essere l'uomo che cerco, l'uomo che mi ha regalato questo ciondolo, colui che tormenta i miei sogni e i miei incubi.

Quello che mi sono resa conto di provare per lui mi ha sorpresa, ha fatto cambiare direzione alla mia bussola, ed ora, ammetto che i miei piani sono cambiati.
Forse ostinarmi a cercare un uomo che speravo mi avesse amata non ha alcun senso e non l'ha mai avuto, perché se davvero fosse esistito avrebbe dovuto cercarmi in questi anni, non sparire.
Mi ero innamorata dell'idea che ci fosse da qualche parte un ragazzo che mi stesse aspettando con il cuore a pezzi, che si sentisse incompleto senza di me, e che fosse la risposta ad ogni mia domanda.
Ma quello che sto provando grazie a Brian è reale, invece l'uomo che vedo nei miei sogni non lo è, forse non lo troverò mai, e non voglio rinunciare a qualcosa di autentico che possa guarire le ferite che ho dentro.

Torno nel mio appartamento e tento di chiamare mio fratello, ma non ho molto successo visto che trovo inserita la segreteria.
Proprio quando gli scrivo l'indirizzo del Last Soul e invio il messaggio, sento qualcuno bussare insistentemente alla porta del Club.
Infilo le scarpe da ginnastica e scendo di corsa le scale, per fare prima afferro la maniglia della porta antipanico posta accanto l'ufficio di Brian e mi affaccio.
I miei occhi devono aver bisogno di una visita oculistica perché è impossibile che io veda John Legend che bussa alla porta principale a una decina di metri da me.

Se qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovata seduta davanti un pianoforte, con questo bravissimo e famoso cantante, ad intonare le sue canzoni, gli avrei dato il numero dello psicologo che frequentavo nella mia città dopo l'incidente.
Invece è ciò che sta succedendo.
Dopo la mia figuraccia nell'urlargli in faccia che ero una sua fan e soprattutto dopo avergli palpato il braccio per essere certa che fosse reale, ci siamo accomodati dentro.
Lui ha un'appuntamento con Brian per scrivere una canzone ed io ne sto sfacciatamente approfittando.
"Allora, visto che sei qui e Brian sembra essere stato ingerito da un buco nero, che ne dici se ti aiutassi io, in quanto sua vice ?"
Ebbene sì, mi sono spacciata per una professionista in gamba del mestiere che aiuta spesso il capo.
Un mucchio di cavolate, ma sapete quanto potrebbe essere elettrizzante poter dire: sì, il buon vecchio John ha vinto il Grammy anche per merito mio.

Mentre stiamo buttando giù qualche idea sul contenuto, i miei piani di gloria sfumano vedendo arrivare Brian, e non è solo.
"Jordan, hai trovato il Club e hai anche conosciuto il mio...ehm...capo."
Alquanto strano e imbarazzante il duo che mi guarda con insistenza, soprattutto quando per un attimo ho titubato su come definire l'uomo che ha passato la notte a stringermi fra le sue braccia.

"John, mi dispiace tantissimo, ho completamente dimenticato il nostro incontro, sono imperdonabile."
Brian si avvicina al suo amico, mentre io vado incontro a mio fratello.
"Tranquillo, Iris mi ha tenuto compagnia e ti dirò di più, ha talento con le parole, stavamo già lavorando, sai che amo di più gli ambienti esterni alla sala registrazione."
Gli occhi chiari del mio capo, incorniciati da una fronte aggrottata, incontrano i miei, piuttosto sfuggenti, adornati da un sorrisetto nervoso.
"Sarebbe dovuta venire anche la mia produttrice, ma è stata trattenuta all'ultimo momento, ti ho portato io il contratto, e voglio nel progetto anche lei."
John punta il dito indice nella mia direzione, per essere certa che tutto questo sia reale mi giro, giusto per essere sicura che alle mie spalle non ci sia nessuno e si stia riferendo davvero a me.
Eh no, non c'è nessuno.

Prima che Brian possa rovinare tutto, afferro una penna sul bancone e corro, letteralmente, a firmare i documenti che sono sparsi sul pianoforte.
Salva.

La mano di Brian finisce sul volto, esattamente davanti gli occhi e finisce per scuotere la testa.
In quel momento una sorpresa inaspettata appare davanti i nostri occhi, visto che la porta del Club era aperta.
Chloe e Andrea sono tornati in America per festeggiare il Capodanno di domani, con Sofy al seguito.
Successivamente John insiste molto per cenare tutti insieme e chi sono io per rifiutare?

A fine serata, mi ritrovo a dividere il letto matrimoniale con mio fratello, proprio come quando eravamo piccoli e uno dei due aveva la febbre, l'altro sgattaloiava di nascosto e andava nel letto del malato per fargli compagnia.
"Una serata vivace."
Ridacchio per la definizione di Jordan.
"Iris, so di essere stato un pessimo fratello, voglio chiederti nuovamente perdono per non averti dato le risposte che cercavi."
Sospiro, tirando le coperte fin sopra il naso, ad un tratto l'aria è diventata pesante.
"Perché sei qui Jordan? Continui a chiedermi scusa ma non a dirmi chi ero."
La sua mano cerca la mia, trovandola subito e la stringe.
"Per essere con te quando ti riapproprierai del tuo passato."
I suoi occhi castani sono intrisi di rammarico, vorrei tanto perdonarlo, vorrei tanto non sentirmi tradita, vorrei tanto sapere da cosa vuole proteggermi, persino a costo di intaccare il nostro rapporto e non recuperarlo.

" Eri innamorata, volevi portarlo a casa per farcelo conoscere, in quei giorni, ma non è mai successo perché hai avuto l'incidente."
Le sue parole mi spezzano il respiro, avere la certezza che ci sia stato davvero qualcuno nella mia vita mi fa sentire strana.
La mia mente, per quanto ridotta in frammenti da dover far combaciare con difficoltà, piena di pezzi mancanti, ma ha sempre cercato di tracciare la strada giusta davanti i miei piedi per condurmi alla verità.

" Lui chi è? Come si chiama? Perché non mi hai voluto dire nulla fin'ora?"
Alzo il busto e mi volto verso mio fratello.
"Nonostante una grossa lite con i nostri genitori sei comunque venuta qui per un anno, stavi frequentando una scuola di disegno, hai incontrato questo ragazzo per caso e vi siete innamorati, ma poi ti ha fatta soffrire, non so altro, volevo solo proteggerti da brutti ricordi, tutti noi lo volevamo."
I suoi occhi sembrano gridarmi perdono, nonostante la stanza sia in penombra, riesco a vederne ogni sfumatura.
"Sinceramente non so se crederti, ma di sicuro, è un mio diritto sapere ciò che ho dimenticato."
La rabbia trabocca attraverso le mie parole, afferro il cuscino, una coperta dall'armadio e vado a dormire sul divano.

"La rabbia trabocca attraverso le mie parole, afferro il cuscino, una coperta dall'armadio e vado a dormire sul divano

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