capitolo 66 - Brian

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Brian

Entro nel club dal retro, mi infilo nel mio ufficio sostenendo Iris che sta ancora tremando, probabilmente non solo per via del freddo, ma anche a causa della paura, saliamo le scale e do una spinta alla porta dell'appartamento, si siede sul divanetto e le tolgo il piumino rosso fradicio.

«Ora, cappuccetto rosso, togliamo questo e ti asciugo.»

Sorride e con mani tremanti mi aiuta a sfilarlo.

Lo butto a terra e con due falcate vado nel bagno a prendere un telo che le poso sulle spalle, cerco di asciugare i suoi capelli con un altro asciugamano.

«Hai bisogno di una doccia calda, di indossare vestiti asciutti e riposarti.»

Cerco i suoi occhi, mi stringe il cuore per quello che vi leggo.

«Sicura che stai bene?»

Fa solo un cenno col capo, si alza e scompare dietro la porta del bagno.

Con la testa affollata da mille scenari che non voglio ricordare ed altri che non voglio immaginare, vado in camera da letto, alla ricerca di un pigiama o qualcosa che possa indossare.
Sento l'acqua della doccia scorrere e spero le serva per riprendersi, ma di sicuro niente potrà cancellare questi sensi di colpa che mi schiacciano, perché è a causa mia se ha queste fobie, è mia la colpa dell'incidente.

«Brian, ti ringrazio, mi hai trovata, mi hai salvata, ancora.»

Non mi ero accorto che avesse finito, che fosse qui, non dico nulla, le porgo il cambio che ho trovato e mi dirigo verso l'uscita, ma lei afferra la mia mano.

Osservo le sue dita sul mio palmo, i piedi nudi, il corpo avvolto dal mio accappatoio, troppo grande per lei, poi faccio un passo indietro.

«Mi dispiace, anche questo è tutta colpa mia.»

Le minute mani di Iris si posano sul mio viso, mi costringe ad incastrare i nostri occhi.

«Basta, sono stanca delle mie paure, dei tuoi sensi di colpa, del passato, dobbiamo guarire le nostre ferite, ci riusciremo insieme, solo grazie al sentimento che ci unisce.»

Bevo ogni parola che pronuncia, mi cibo della speranza che sia tutto vero.

«Ti amo, Brian, non ho mai smesso di farlo, il mio cuore non potrà mai smettere di farlo, questo grande amore mi ha riportata da te.»

Le sue labbra finiscono dolcemente sulle mie, il respiro si spezza, come tutti i miei sbagli, le sbarre della prigione in cui ero relegato sembrano dissolversi, lasciandomi finalmente libero.
Non mi perdonerò così facilmente, non guariremo con un bacio, ma questo è un inizio, per entrambi.

Le mie braccia finiscono per avvolgerla, facendo combaciare i nostri corpi, ma quelli che si incastrano alla perfezione sono i nostri cuori, i miei frammenti riempiono le sue crepe, i suoi cocci, invece, i miei pezzi mancanti.

Siamo integri solo insieme.

«Tutto questo sembra assurdo, ma è un miracolo e voglio viverti fino in fondo, nessuno potrebbe credere alla nostra storia, sembra impossibile.»

L'incredulità che esprime la capisco alla perfezione, eppure, abbiamo vinto contro tutto e tutti, contro il destino, lo ha fatto ciò che ci lega, un sentimento talmente forte da riuscire a riportarla da me.

«Ehy, ragazzina, ricorda, l'impossibile siamo noi.»

Sorride, ed io faccio lo stesso, dopo anni di lacrime, di dolore, notti insonni ad immaginare un momento simile, lo stiamo vivendo davvero, perché tutto questo è reale, noi lo siamo.

Raggiunge il piccolo borsone e lo apre, estrae un borsetta rossa, fruga all'interno e stringe nella mano chiusa qualcosa.
Si volta verso di me e schiude il palmo, racchiude la  collana che le regalai il giorno in cui andammo a vivere insieme.
Non servono parole, me la porge ed io, fiero, gliela allaccio al collo, proprio come quel giorno.
Accarezzo il ciondolo dove è incisa una grande verità, una promessa, la nostra storia e poi, non potendo più attendere, mi impadronisco delle sue labbra.
Il sapore è così dolce da non riuscire a farne a meno, non riuscire a staccarmi, cerco l'accesso che mi concede volentieri, le nostre lingue combattono una sfida ad armi pari.

Il mio respiro è anche il suo.

La mano corre fra i suoi lunghi capelli cioccolato e li stingo fra le dita, mentre l'altra la spinge contro il mio corpo.

Solo quando ci separiamo alla ricerca di aria posso godermi dell'effetto che ho su di lei,lo sguardo è voglioso e lo dimostra apertamente slacciando con movimenti lenti la cintura dell'accappatoio.

Il lembo di pelle che si intravede fra i seni mi fa prudere le mani, quando poi lo sfila facendolo cadere ai piedi, restando solo con uno striminzito tanga e la collana, finisco per leccare le mie labbra, assaporando con gli occhi ciò che fra non molto gusterò con tutti e cinque i miei sensi.

Inizio con la vista, la spingo dolcemente sul letto, è una visione vederla nuda e alla mia mercè, scruto ogni centimetro del suo corpo,come se ne dovessi disegnare ogni dettaglio.
Persino le piccole e chiare lentiggini sparse sul seno, sulla spalla sinistra, persino la piccola voglia a forma di fiore che ha sulla caviglia destra.

Poi è il turno dell'olfatto, mi avvicino ed inspiro il profumo dei suoi capelli, un misto fra fragola e mirtilli, la sua pelle invece mi ricorda un fiore che non so decifrare, con estrema calma le sfilo lo slip , lo porto al viso e inspiro il suo dolce profumo.

Passo al tatto, le dita accarezzano la sua pelle morbida, inizio dalla caviglia, risalgo dal polpaccio, mi sposto verso l'interno coscia, arrivo alla zona più delicata e sento che trattiene il respiro in quel momento, ma voglio godermi tutto. La risalita continua verso l'ombellico, arrivo al seno, l'indice gira intorno al capezzolo già turgido e finisco per sentire la sua pelle piena di brividi lungo il collo.
Le labbra si schiudono e quando il pollice incontra la sua lingua immagino sia altro a farlo.

Ora il gusto, il mio preferito, mi sento un affamato quando divoro le sue labbra, dirigo la lingua a leccare il collo, a succhiare i suoi seni.
Lei getta la testa indietro e distende la schiena sul letto.
Io mi inginocchio davanti a lei, pregusto ciò che sto per assaggiare, afferro la gamba e la poso sulla mia spalla, inizio a rilasciare dei baci sulla sua pelle morbida, fino a spingermi più su, nella parte più delicata, mandando in estasi la donna che finalmente è di nuovo mia, è sempre stata mia, ed io, sarò sempre suo.

Ed ora l'udito, i suoi mugulii di piacere mi saziano, ma ne voglio sempre di più.
La porto sull'orlo del precipizio ma le nego il piacere, voglio farla venire guardando i suoi occhi, con me dentro di lei.

Mi alzo, tolgo i miei vestiti di fretta gettandoli dove capita, cerco nel secondo cassetto del comodino un preservativo, con i denti strappo la carta argentata e lo infilo con foga.
Le porgo la mano per aiutarla ad alzarsi, mi siedo sul letto e la faccio accomodare a cavalcioni su di me.
La penetro con lentezza, godo di questa sensazione di casa, godo del suono che emette il suo piacere, godo nel vederla con le labbra spalancate, gli occhi chiusi.

" Guardami, ragazzina, voglio essere certo che sia tutto vero."
Riapre queste gemme scure, mi ritrovo finalmente, dopo anni in cui avevo smarrito la strada, avevo smarrito me stesso, avevo perso l'anima, confinato nell'oscurità, ora la luce, la sua luce illumina ogni cosa, colora ogni cosa.

È l'inizio della nostra nuova vita, insieme.

È l'inizio della nostra nuova vita, insieme

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