Un giorno ti svegli e non sai più chi sei, i tuoi ricordi sono andati persi a causa di un incidente e ti senti un'estranea nella tua stessa vita.
Ma non nei tuoi sogni, che continuano a lasciare briciole di pane da seguire per riconquistare ciò che...
Afferra le mie braccia e affogo nelle acque in tempesta racchiuse nei suoi occhi, saette cercano di colpirmi ogni volta che tento di risalire a galla per salvarmi. Non ho altra scelta, smetto di combattere, annego.
"Ricordati di noi." È solo un sussurro che sembra racchiudere disperazione e tutto questo mi confonde, non solo le sue parole, non solo il suo sguardo, ma ciò che sto provando. Angoscia, paura, perdita.
Perché vengo travolta da tutto questo? Perché sento il bisogno di stringere Brian a me e non lasciarlo andare più? Cosa mi lega a quest'uomo?
All'improvviso le sue labbra sono sulle mie. Non è lo stesso bacio di ieri sera, non ha nulla di desiderato, non ha nulla di appassionato, di delicato, bensì è un bacio forte, carico di disperazione, colmo di angoscia. Sentimenti che mi scivolano sulla pelle e la attraversano, radicandosi in ogni cellula, in ogni organo, ancorandosi al mio cuore. Inizio a tremare per tutte queste emozioni contrastanti che non riesco a gestire.
Le sue labbra, il suo profumo, le mani che mi sfiorano la pelle, che mi stringono a sé, tutto questo è così familiare da sentirmi a casa. Si stacca da me, lasciando che i nostri occhi si incontrino ancora, che si leghino come stanno facendo le nostre dita. Un gesto che non riesco a non fare, come se fosse la normalità.
"Cosa dovrei ricordare?" Vorrei capire le sue parole, capire il perché dei suoi gesti, il motivo dell'odio verso Joshua, quale importanza ha dato al nostro bacio e a questo, quale posto occupa Sally nella sua vita. Ma non riesce a rispondere alla mia domanda, né io ho il tempo di porgli tutti i quesiti che mi tormentano da ore, perché le urla di dolore di Joshua, piegato su sé stesso con le mani sul viso, richiamano la nostra attenzione.
Mi volto e il sangue che esce dal naso del mio amico imbratta tutte le sue dita scure. "Iris, aiutami." La mano di Joshua, è sporta a mezz'aria verso di me, ed io mi sento in colpa per ciò che è successo. Vado verso di lui, al mio fianco si presenta Thomas che cerca di aiutarmi a sollevarlo e metterlo sul sedile del passeggero della sua auto, tutto questo sotto lo sguardo severo di Brian. Ma quando mi ritrovo le chiavi in mano, le osservo con paura, sbircio il sedile, i miei occhi puntano poi allo sterzo e alle luci della radio accesa.
Panico.
Le mani tremano così tanto da farmi cadere il mazzo che stringevo e che ora non ho il coraggio di raccogliere. Non ho più guidato una macchina, per fortuna non ricordo bene l'incidente, ma ci sono attimi di quella notte che continuano a tormentarmi nei miei sogni. Ogni volta che sono costretta a salire su un'auto sono sempre un po' tesa, ma grazie all'aiuto dello psicologo di Providence, grazie al lavoro fatto insieme per lungo tempo, riesco a tenere a bada le mie paure. Guidare, è tutta un'altra storia.
Continuo a fissare le chiavi sull'asfalto, immobile, fino a quando Brian non le raccoglie e sale al posto mio. "Lo porto io in ospedale." I suoi occhi incontrano i miei, lo ringrazio tacitamente e mi limito ad un cenno del capo, per poi vederli andare via. "Forse è il caso di non lasciare soli quei due più del dovuto, e poi, Brian non saprebbe come tornare a casa." Thomas si incammina verso la sua auto, non prima di chiedermi se sto bene, anche a lui riesco solo a fare un cenno e un sorriso forzato. Apre lo sportello, ma devo fermarlo, devo sapere. "Thomas, perché si odiano?" Sembra pensarci un po' prima di rispondere, ma alla fine cede. " Sono entrambi innamorati della stessa donna."
Resto sola a riflettere, ma nulla sembra avere senso, né le parole di Thomas, né tanto meno quelle di Brian. Torno a casa e nella mia testa, le parole appena sentite, continuano a vorticare, senza trovare un posto logico dove collocarle.
Mi butto sul letto senza preoccuparmi dei vestiti, fisso il soffitto e sfioro le mie labbra, se chiudo gli occhi mi sembra di sentire quelle di Brian. E mi addormento così, con il sapore di un bacio e tante domande.
Un raggio di sole, conficcato negli occhi, accompagnato dall'incessante suono del telefono, mi costringono a svegliarmi. La mia colazione è a base di caffè e malumore. Leggo tutti i messaggi di Joshua, dove mi dice di essersi rotto il naso, dove mi chiede di star lontana da Brian per la mia incolumità, dove mi propone di stare da lui finché non troverò un altro appartamento e un altro lavoro. Di sicuro non ho apprezzato il gesto di ieri sera, odio la violenza e ho sempre creduto che non si possa risolvere nulla con essa, ma nonostante il gesto eccessivo, non credo che Brian sia pericoloso.
Propongo a Sofy di passare la giornata insieme, ho proprio bisogno di parlare con un'amica e Kate è lontana, ma prima devo accertarmi di persona delle condizioni di Joshua. Riesco magicamente a prepararmi in venti minuti, ma non appena esco dall'appartamento e inizio a scendere le scale, noto qualcuno che dorme sul divano dell'ufficio.
È Brian.
Cerco di non fare rumore per non svegliarlo, scendo gli ultimi gradini e mi soffermo ad osservare l'uomo che dorme a due metri da me.
Non riesco a distogliere lo sguardo e andare via, i piedi si muovono verso di lui e mi chino su me stessa quando sono a pochi centimetri dal suo viso. Le labbra semiaperte, la solita ciocca bionda che ricade sugli occhi, il volto disteso, sembra un vero angelo. Eppure quest'uomo è indecifrabile per me, con le sue mille sfaccettature, racchiude in sé diverse versioni di Brian. Il ragazzo scontroso che ti tiene a distanza e ti guarda freddamente, quello pronto a darti una mano senza che tu glielo chieda, quello che rompe il naso a qualcuno per gelosia, l'uomo che fa gesti bellissimi solo per farti sorridere. Eppure, non so perché, non so cosa racchiuda in sé, non so quale strana forza mi spinge sempre verso di lui.
Con le dita sfioro appena i suoi capelli, non riuscendo a farne a meno, lui si muove ed io ritraggo la mano, per fortuna non si sveglia. Se fosse successo non avrei saputo come giustificare questa vicinanza. Non è il momento adatto per avere risposte alle mie tante domande adesso. Mi allontano da lui tirando un respiro di sollievo, ma non appena mi alzo e volto per uscire da qui, ogni passo sembra pesante, sempre più pesante, come se le scarpe fossero fatte di cemento e non ne capisco il motivo.
Sono diretta a casa di Joshua e per farlo oggi sono costretta a prendere due diversi autobus, ma quando finalmente sono davanti la porta di casa sua, sono un po' restia a suonare quel campanello. Lo faccio lo stesso. L'uomo che mi si presenta davanti ha il naso con una grossa fasciatura bianca e delle stecche. "Oh, non sei ridotto benissimo." Mi sfugge mentre entro in casa. Lui non perde tempo e mi abbraccia, un gesto affettuoso, certo, chissà quante volte mi ha stretto fra queste braccia, eppure, continuo a non starci bene.
Tolgo il cappotto e lo poso sulla sedia, lo raggiungo sul divano chiedendogli se senta dolore e mi sento in colpa per questa situazione. La sua mano si posa sulla mia coscia, coperta dal jeans, ma quando risale verso il mio seno mi muovo di colpo come se il mio corpo rifiutasse il suo tocco. Mi sforzo di sorridere e accarezzare il palmo che è rimasto a mezz'aria, ma la sua mano corre verso il ciondolo che porto al collo ed è fuoriuscito dal maglioncino. "E questo?" Lo osserva fra le sue dita, girandolo, soffermandosi a leggere l'incisione, racchiude tutto quello che stavo cercando questo ciondolo. "Lo porto sempre con me." Dico, sicura che gli farà piacere saperlo. "È carino. Ha un significato particolare per te?" Queste parole mi pietrificano.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.