capitolo 22 - Iris

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Iris

Affondo il cucchiaino nel cheesecake e lo porto alla bocca, il mio palato sta esplodendo dalla gioia, mentre io ad occhi chiusi emetto un mugolio di piacere.
Noto distrattamente Brian muoversi sullo sgabello e saltare ad un tratto giù da questo per iniziare a sistemare la cucina.

Si è presentato alla mia porta dopo avermi detto di avere il contratto d'affitto, di certo ho dovuto insistere e chiederglielo ogni giorno nell'ultima settimana, ma era giusto regolarizzare la mia permanenza in questo appartamento.
Sono quasi dieci giorni che abito a casa sua, in mezzo alle sue cose, che mi ha promesso di portare via al più presto, ma la verità è che mi sono abituata ai suoi vestiti nell'armadio.

Chloe e Sofy mi hanno dato una mano con il piccolo trasloco e ieri abbiamo passato con le ragazze un pomeriggio insieme.
Nonostante sia quasi ora di cena, approfittando del giorno di chiusura del Club, mentre leggevo il contratto nel suo ufficio, mi ha tentato con questa prelibatezza.
" Non posso prometterti che non scenderò di notte a saccheggiare il frigo del locale, potresti non trovare più dolci se sono tutti così buoni."
Assaggio un altro cucchiaino e mi sfugge ancora un gemito di apprezzamento.
"È davvero strano, perché la cheesecake non è il mio dolce preferito, ma questa, mmm, è troppo buona."
Lui ridacchia e borbotta qualcosa che non capisco, troppo occupata a ripulire per bene il piattino che ho fra le mani.

Si volta di getto verso di me e nei suoi occhi mi sembra di scorgere paura.
"Iris, perché hai scelto proprio quella canzone ieri sera?"
Aggrotto le sopracciglia stranita che lui, per la seconda volta in ventiquattro ore, mi ponga questa domanda, cosa che ha fatto anche ieri appena scesa dal palco.
"Erano almeno due giorni che questo motivetto mi ronzava in testa, devo sicuramente averla ascoltata alla radio e poi sentendola bene online, l'ho amata."
Faccio spallucce spiegando semplicemente, ma il suo viso indossa un'espressione strana, poi mi da ancora le spalle, ed io capisco che possa essere legata alla sua ex, visto che ho scoperto essere lui l'artefice del pezzo.

" Mi dispiace per qualche giorno fa."
Lo sorprendo con le mie scuse mentre è intento a lavare le stoviglie, ruota appena il busto e il suo sguardo è cauto, resta in silenzio ma è palese che si aspetti che continui.
" Quando di sopra, giorni fa, mi sono proposta per farti momentaneamente da spalla su cui piangere."
Il suo sguardo si rabbuia e mi sento nuovamente in colpa, ma ci tenevo particolarmente a scusarmi per averlo scosso, visto che negli ultimi giorni mi ha palesemente evitata.

"Non hai fatto nulla di cui scusarti, semplicemente non è facile per me parlarne, anche se in effetti tenere tutto dentro non aiuta."
Continua a fare ciò che stava facendo, dandomi nuovamente le spalle.

"Non sempre è facile voltare pagina."
Dovrei finirla qui, chiudere il discorso che palesemente non vuole approfondire, ma non so cosa mi spinge a voler sapere di più, forse il fatto che lui abbia sussurrato " non immagini quanto", di sicuro senza l'intento di rivolgersi a me.

"È finita da molto?"
Le parole corrono più veloci della ragione, sfuggono al mio controllo, spero solo di non rovinare l'atmosfera tranquilla che c'era fra noi.

Questo ragazzo mi confonde, non fa altro che aiutarmi, ma al contempo evitarmi, per poi  fare gesti carini, come questo, o come quando mi ha strappata del mio mini appartamento, o ancora quando mi ha accompagnata a casa.
Sembra che in lui ci siano due persone quando si tratta di aver a che fare con me.

"Un po', ed è stata colpa mia, ho tradito ciò che eravamo, quello che ci legava e la sua fiducia."
Cavolo, non mi aspettavo una risposta così dettagliata e mi dispiace nel vederlo colpevolizzarsi in questo modo, vedere soprattutto la testa china mentre si sorregge al lavabo.

"Tutti commettono errori, l'importante è tentare di rimediare e non ferire più chi ami."
Sentivo il bisogno di confortarlo in qualche modo, tenere a bada il mio corpo che quasi si tende verso il suo per la sfrenata e incomprensibile voglia di abbracciarlo.
"Parlami di lei."
Dovrei chiedere a me stessa perché gli ho posto questa domanda, perché resto qui a scavare nei suoi problemi, perché quando siamo soli sento il bisogno di conoscerlo?

Brian chiude l'acqua, afferra uno strofinaccio per asciugare le mani e si volta finalmente verso di me.
Resta poggiato lì, siamo l'uno di fronte all'altra ed io non muovo un muscolo, desiderosa di informazioni.
È chiara la battaglia che vedo nei suoi occhi chiari, non riesce a mascherare i sentimenti contrastanti che lo torturano.

"La cheesecake era il suo dolce preferito, amava quei stupidi romanzi d'amore che hai trovato in casa, mi obbligava a guardare repliche della sua sitcom preferita, Friends."
Ridacchia, perdendosi visibilmente in qualche ricordo.
"Era un disastro in cucina, se non fosse stato per me avrebbe vissuto di cibo d'asporto e caffè, quintali di caffè."
Il modo in cui parla di lei mi fa quasi male, facendomi sentire, oltre che stupida per provare emozioni di cui non ho diritto, ma anche di troppo qui accanto a lui.

"Però, era bravissima a disegnare, una vera artista."

Sentendomi a disagio, non sapendo cosa dire, apro la bocca facendolo per una sciocchezza.
"Credo di essere l'unica persona al mondo a non aver visto più di qualche puntata di Friends, trovata ogni volta per caso, facendo zapping."

I suoi occhi ad un tratto si incastrano ai miei con determinazione e, non capisco questo repentino cambio d'umore.
"Perché sei qui Iris?"
Chiede a bruciapelo sorprendendomi.
"Sally mi ha raccontato della tua amnesia."
Distolgo lo sguardo, non voglio vedere compassione sul suo volto.
Ho dovuto dare una spiegazione alla mia collega che si è ritrovata più volte dalla sottoscritta messa quasi sotto inchiesta per via delle infinite domande, ma è l'unica che fin'ora sembra essere un legame con il mio passato perduto.
"Per trovare ciò che ho perso."
Istintivamente porto la mano al petto, sfiorando da sopra il tessuto del mio maglione, il ciondolo che mi ha spinta a cercare il proprietario.

"E se dovesse trattarsi di qualcosa o qualcuno che ti ha ferita?"
Le sue parole mi incuriosiscono e soprattutto lo fa la determinazione che ostenta in questo momento, attraverso quelle iridi azzurre.
"Adesso hai l'opportunità di essere felice iniziando la tua vita da zero, o quasi."
Scioccamente mi sento delusa da queste parole, dimostrano ancora una volta che nessuno riesce a capire l'urgenza che sento nel volere delle risposte che merito, che mi appartengono.

" Potrei farlo se non sapessi che ho lasciato indietro qualcosa di importante, ma con la certezza opposta, non potrei mai essere felice. Devo trovare quel pezzo di me che ..."
Mi interrompe brusco.
"Ti scontrerai contro la dura verità."
Mi sento quasi ferita dal ragazzo che ho di fronte.

" Non puoi saperlo."
Replico combattiva sostenendo il suo sguardo, il primo a cedere questa silenziosa battaglia è lui.
" Hai ragione, non posso."

Si incammina verso la porta della cucina, ma arresta i suoi passi quando gli pongo una domanda.
"Brian, lasceresti andare qualcuno che potrebbe essere l'amore?"
Non si volta, ma riesco a percepire i muscoli tesi da sotto il dolcevita stretto.
" E se fossi costretto a farlo, per salvarla da me?"

" Te ne pentiresti."
Pronuncio, senza dare un vero significato a questa mia frase, ma vengo pervasa da una strana sensazione, come se avessi già vissuto un momento simile.
Perché?

Soprattutto, mi scuote la sua risposta.
" È ciò che il mio cuore continua a ripetermi da due settimane."
Vedo la sua schiena allontanarsi e sparire, lasciandomi l'ennesima domanda che, probabilmente mi torturerà tutta la notte.
Cosa ha voluto dire?

Cosa ha voluto dire?

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