Brian
Non so che cazzo mi sia passato per la testa.
Tutti quei discorsi dove mi dicevo che era sbagliato avere dei contatti, dove mi imponevo di starle lontano, di essere freddo, mi sembrano così effimeri adesso che lei è al mio fianco.Camminiamo insieme, l'uno accanto all'altra nella notte, fra le strade di una New York illuminata da una luna stranamente enorme e chiarissima, per essere una notte di dicembre.
Ad ogni respiro fuoriesce la classica nuvoletta di fumo che testimonia quanti pochi gradi ci siano, soprattutto a quest'ora.
Forse non è stata un'ottima idea proporle di tornare a casa a piedi, finirà per ibernarsi e ogni tanto ho quasi l'impressione di sentire dei denti battere.
Con la coda dell'occhio osservo Iris, ma data la mia altezza potrei benissimo voltarmi senza essere visto, soprattutto perché lei, come al solito, è rintanata sotto questo cappuccio del suo piumino rosso e, non sono certo che riesca a respirare, data la sciarpa gialla posta a tratti anche sul naso.Il silenzio fa da padrone fra noi, come se fosse un compagno che ci scorta nel nostro tragitto, ma mi sta bene così, anzi, intavolare una qualunque conversazione sarebbe probabilmente pericoloso.
Mi accontento di questi attimi rubati nei quali mi illudo di essere scaraventato nel passato, quando tutto era più facile, più sereno, dove non dovevo sentirmi in colpa di provare queste emozioni, le stesse che ora cibano il mio rimorso.Avrei potuto lasciare che se la sbrigasse da sola, chiamando un taxi o un Uber, a limite accompagnarla con la mia auto, ma nel giro di pochi minuti sarebbe finito tutto, ed io, egoisticamente non voglio.
Mi sono sentito fragile nel vederla lì, proprio mentre parlavo di ciò che nascondo dentro di me attraverso le parole di una canzone e, in quel momento, in quegli occhi, in quel sorriso, nella sua presenza, ho visto solo l'opportunità di lenire il mio dolore.
Anche solo per pochi minuti, pur sbagliando, ma si fottano i sensi di colpa, vadano al diavolo le promesse fatte, ho bisogno di un battito ancora, almeno per stanotte." Sei stato eccezionale prima, mi hai emozionata."
L'entusiasmo con cui si congratula è coinvolgente.
" Potremmo fare un duetto una sera, perché sai, me la cavo in questo campo e adoro cantare, per quanto non sia brava quanto te."
Si volta con tutto il busto nella mia direzione per cercare di guardarmi negli occhi da sotto il suo piumino.
L'istinto mi spinge a rallentare il passo, non aspettandomi la sua proposta, mentre la voce nella mia testa mi impone di rifiutare perché potrebbe essere pericoloso farlo, i ricordi potrebbero tornare visto che eravamo soliti avere momenti del genere fra noi.Mi riprendo subito, notando la sua espressione confusa dovuta al mio atteggiamento silenzioso.
" Te la cavi allo stesso modo in cui servi ai tavoli?"
La sua espressione contrariata, mi fa scoppiare a ridere di gusto e non so da quanto tempo non lo facevo.
"Se non te ne fossi accorto, non ho rotto nemmeno un bicchiere stasera."
Il suo atteggiamento offeso è adorabile, ma non dovrei nemmeno pensarlo.
"Hai solo lasciato la valvola della spillatrice aperta, facendomi perdere come minimo un litro di birra."
Le ricordo tranquillamente, perché è un vero disastro e di certo se fosse un'altra persona l'avrei mandata via la prima sera.La sua figura accanto a me sparisce, costringendomi ad arrestare i miei passi, mi volto appena e la vedo aprire bocca, pronta a difendersi forse, per le mie accuse bonarie sul lavoro che sta facendo, ma poi ci ripensa e con sguardo colpevole torna a camminare al mio fianco.
Andiamo, è indifendibile.Svoltiamo l'angolo e mi indica un palazzo.
"Siamo arrivati, abito in uno sgabuzzino lì, dovrei decidermi a denunciare il proprietario."
Si incupisce e lo stesso stato d'animo assale anche me, ma per motivi diversi.
Lei, per questa fantomatica mini casa che a questo punto inizia ad incuriosirmi, io, perché non vorrei lasciarla già andare, non vorrei che questa bolla dove ci siamo rintanati sparisse.In realtà,qui l'unico che finge di essere nel passato, per strappare a questo infausto presente che sono costretto a vivere, briciole ancora di noi, sono solo io.
Pochi passi ancora, quasi li conto, ben ottantasette e ci ritroviamo davanti un vecchio portone che il suo pollice indica, accompagnato da un suo sorriso.
" Sei stato davvero molto gentile ad scortarmi a casa a quest'ora, pronto a proteggermi dai lupi."
Mi regala un occhiolino beffardo, prendendomi in giro riproponendo la frase che le dissi quel pomeriggio di qualche giorno fa sul tetto del mio club.
"Magari dovrei proteggerti da me."
Sussurro più a me stesso che a lei, faccio fuoriuscire tutta l'aria dai polmoni in modo frustrato fissando il marciapiede, ma lei ha sentito bene le mie parole." Secondo me, sei l'esatto opposto di ciò che vuoi far credere e di certo, non un lupo cattivo."
Mi sfugge una risatina per quello che ha aggiunto, ma non sa neanche minimamente quanto si sbaglia." Magari è solo una facciata e sono il più feroce di tutti, pronto a mordere. Dovresti tenerlo a mente cappuccetto rosso."
Mi guarda furtiva, cercando però di trattenere un risolino.
" Ti travestirai anche tu da nonna amorevole per poi mangiarmi alla prima occasione?"
I nostri occhi si legano e per un attimo vorrei che ricordasse, ma solo il meglio di ciò che ha perduto." Magari è ciò che accadrà."
O che è già successo, ma quest'ultima precisazione la tengo per me.Noto dei vagabondi un centinaio di metri da noi, sull'altro lato della strada e drizzo la schiena in allerta quando si incamminano verso la nostra direzione.
Non mi preoccupo di certo per me, sono un armadio di un metro e novanta abbastanza muscoloso e di sicuro allenato che sa difendersi, ma mi preoccupo per lei.
" Potrei accompagnarti la sera a casa, dopo il lavoro, non mi va di saperti in giro a quest'ora, ad aspettare mezzi pubblici."Cazzo, riesco sempre a complicare la mia vita e la sua.
Ho pronunciato queste parole senza prima pensare, soprattutto alle conseguenze che possono verificarsi se passassimo troppo tempo insieme.
La sua espressione confusa e contemporaneamente sbalordita, la porta a sbarrare gli occhi e mi allarmo di aver esagerato.
In realtà ho oltrepassato il limite che mi ero imposto sin dal primo giorno in cui ho ceduto, facendola lavorare nel mio locale.Non ha emesso un fiato e mi sento un idiota per non riuscire a tener fede ad una semplice promessa : starle lontano.
" Perché mi aiuti?"
Mi allarmo subito per questa sua domanda, oltretutto lecita, ma per quanto io vorrei rispondere onestamente, non posso farlo." Buonanotte Iris."
Indico col capo il portone dietro di lei, sviando il discorso e attendo che lo apra e varchi la soglia.
" Buonanotte capo."
Si volta con le chiavi strette in mano pronta a sparire dalla mia vista.
" Brian, non capo."
Mi sfugge all'improvviso, sorprendendo lei e me, ma voglio sentire ancora il mio nome fuoriuscire dalle sue labbra, ancora una volta.
" Buonanotte Brian."
Mi regala un sorriso dolce e non solo quello.
Perché finalmente, dopo anni, eccolo, quel palpito che non sentivo da tempo, quella contrazione ritmica spontanea che crea la vita.
La sento di nuovo, una linfa vitale che scorre nelle vene, ricordandomi che sono vivo, che può esserci redenzione, che può esserci speranza.Devo fare uno sforzo immane per riuscire a controllare i muscoli del mio intero corpo, spingono verso la donna che è a pochi passi da me, non è semplice evitare di toccarla, stringerla, baciarla.
Servirebbe solo a fare del male ad entrambi, di nuovo.
Mi volto e vado via chiedendomi se domani riuscirò a tornare in me, a ritrovare la lucidità che stasera, palesemente mi ha abbandonato.
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Un Battito Ancora
RomanceUn giorno ti svegli e non sai più chi sei, i tuoi ricordi sono andati persi a causa di un incidente e ti senti un'estranea nella tua stessa vita. Ma non nei tuoi sogni, che continuano a lasciare briciole di pane da seguire per riconquistare ciò che...