capitolo 24 - Iris

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Iris

Il club, come sempre, è pieno di gente, nonostante io sia lenta rispetto agli altri veterani che lavorano qui, sto migliorando molto nel fare meno danni, ma tutti mi consigliano di dedicarmi ad altro nella vita.
Nel frattempo il mio compito è quello di prendere gli ordini dell'intera sala, giusto per limitare i disastri che potrei combinare e, soprattutto, cercare di non fare andare in fallimento il capo.

"Quel gruppetto vuole ordinare altro, vai tu, Iris."
La mia collega viene verso di me con in mano un vassoio pieno di cocktail e mi indica col capo il tavolo, per poi passarmi accanto ondeggiando con i fianchi.
Agguanto il piccolo taccuino e la penna dalla tasca del grembiule e vado verso quei ragazzi seduti a ridere.
"Buonasera ragazzi, volete ordinare altro? Per caso vi serve il menù?"
Mentre infilo la mano destra nell'altra tasca, sperando di non aver perso il QR code del menù, una voce calda arriva dritta alle mie spalle.
" Ragazzi, avete ordinato anche per me?"
Mi volto istintivamente e davanti a me trovo un bel ragazzo di colore, dai lineamenti dolci e l'aria vispa.
Le sue labbra carnose si spalancano  quando i suoi occhi scuri e grandi incontrano i miei, le folte sopracciglia puntano verso l'alto, per marcare il suo stupore.

"Iris? Non posso crederci, dopo tutto questo tempo ti rivedo."
Poggia la sua mano sulla mia spalla e mi trascina verso il suo petto per poi stringere le braccia dietro la mia schiena.
Io, in tutto questo, riesco solo a sembrare una bambola nelle sue mani e, stordita, continuo a sbattere le palpebre alla ricerca di lucidità.

Appena si scosta dal mio corpo, continuo ad osservare il suo volto, ma purtroppo non mi suscita nessun ricordo, nessun flash.
" Tu mi conosci!"
La confusione aleggia sul viso del ragazzo che ho di fronte, mentre sul mio si apre un sorriso enorme e in me si accende di nuovo la speranza.
Sapevo che lavorare in questo Club avrebbe aperto le porte al mio passato per lasciarlo entrare finalmente, di nuovo, nella mia vita, come mi spetta di diritto.

" Cosa intendi?"
Ancora una volta mi ritrovo a vestire i panni scomodi della ragazza che ha perso la memoria ed è alla disperata ricerca di un indizio per riappropriarsene.

Afferro il suo braccio e faccio qualche passo indietro per allontanarmi dai suoi amici.
È difficoltoso per me spiegare questo doloroso frammento di vita che mi trascino dietro, vedere negli occhi di chi ho davanti la pietà.
" Ho avuto un incidente e ho difficoltà a ricordare alcuni dettagli del passato."
Mento, preferisco non essere biasimata più del necessario.

"Sono io, Joshua, non ti ricordi di me?"
Resto in silenzio, cerco di scavare nei meandri della mia mente, ma è tutto inutile, è tutto buio.

Porta la mano ad accarezzare il proprio mento e potrei giurare di vedere un luccichio nei suoi occhi.
" Potremmo vederci domani e parlare di quello che ti è successo, di cosa ricordi, ed io sarei più che felice di raccontarti di quello che ci legava."
Sfiora il mio braccio dolcemente, forse per rassicurarmi e, ci riesce, così tanto da sentir nascere un'emozione diversa al centro dello stomaco.

E se fosse lui il proprietario del ciondolo che porto al collo?
Se fosse lui il motivo che ha spinto la mia famiglia a mentirmi per tenermi lontana da questa città, dal passato che non ricordo?

"Posso darti il mio numero se lo hai perso. Dove vivi adesso?"
Afferra subito la penna che stringo fra le mani e il taccuino, scrive un numero e me lo restituisce.
Lo informo brevemente che il mio capo mi ha affittato l'appartamento sopra il Club.
"Il tuo capo? Non capisco, questo posto non è di Brian?"
Assottiglia gli occhi scrutandomi dall'alto e proprio nell'esatto istante in cui sto per fargli notare che è così che si denomina il proprio datore di lavoro in genere, prendendolo in giro, vengo interrotta da una voce grave.

"Iris."
Mi volto immediatamente, colta dalla sorpresa di ritrovarmi Brian accanto, il suo sguardo cupo, però, è diretto verso Joshua.
"Capo, dimmi."
"Sally ha bisogno di te, immediatamente."
Il tono della sua voce è imperativo e crudo, riesce quasi ad intimorirmi, come lo sguardo gelido e feroce che riversa sul povero ragazzo che ho accanto.
"Brian, lui è un mio vecchio amico, mi stava dicendo che..."
" Non hai sentito cosa ti ho appena detto? Sally, ha bisogno di te."
Mi interrompe con ira, annientando il mio stato d'animo, scombussolata da quegli occhi.
Solo per pochi istanti, il tempo di ripetermi di fare il mio dovere e sposta il suo sguardo ancora verso l'uomo che ha di fronte.

Quelle pozze cristalline, non hanno nulla di angelico in questo momento, eppure, ho pensato più volte che, se ci fosse la possibilità di incarnare un angelo, per me, avrebbe le sue sembianze.
Affascinante, con una stazza imponente, da infondere sicurezza, una voce che ti rapisce e due occhi che ricordano il cielo in un giorno di sole.
Ma ora, ho quasi la percezione di vedere le sue iridi scurirsi come la notte.

Il suo sguardo è colmo di rabbia e non ne capisco il motivo, intimorita mi volto verso Joshua, ma anche lui, con determinazione, ha gli occhi puntati verso Brian.
Mi volto lasciandoli lì, a giocare una battaglia che, a questo punto, capisco non appartenermi.

Mi faccio largo fra la calca di gente che si sta ammassando al centro, verso il palco, a causa della band che ha finito la sua pausa.
"Sally, il capo ha detto che mi cercavi."
La mia collega mi fissa con occhi chiusi a fessura per poi perdersi su qualcuno alle mie spalle.
Ad un tratto vengo afferrata dal braccio da una mano possente e trascinata da Brian verso il suo ufficio.
Apre la porta e mi spinge delicatamente al suo interno, il suo corpo è ad un passo dal mio e il tonfo della porta mi fa sobbalzare leggermente.
Sono costretta ad alzare la testa per poterlo guardare bene in viso e le ombre sul suo volto, create dalla piccola lampada rimasta accesa sulla scrivania, lo fanno sembrare minaccioso.

" Che stavi facendo con lui?"
Indietreggio di due passi per poter mettere distanza fra noi.
"Che cosa vuoi dire?"
Chiedo con circospetto, perché spero di aver inteso male il suo tono.
"Non ti pago per intrattenere i clienti."
Mi spunta addosso con rancore, mi sembra di vivere un momento surreale, perché queste parole, questa rabbia, non hanno senso.

" Ma come ti permetti?"
Urlo nella penombra, risentita dalle sue allusioni.
"Stavamo parlando, forse non hai capito che finalmente ho trovato qualcuno che faccia parte del mio passato."

Pronta ad andarmene, determinata a terminare questo teatrino scadente, faccio un passo verso l'uscita, ma lui intercetta i miei movimenti e afferra ancora il mio braccio sinistro tirandomi più vicina.

"Hai intenzione di rivederlo?"
So di sbagliarmi, ma ho l'impressione che ci sia paura fra queste parole, nel tono in cui le pronuncia, ma soprattutto, in quelle iridi che quasi tremano.
È così vicino che posso sentire un leggero odore di whisky nel suo alito che si scontra con la mia pelle e, una strana sensazione smuove qualcosa dentro di me, come se avessi già vissuto un momento simile.

Una leggera vertigine mi fa traballare sul posto e se non fosse per la sua mano, forse sarebbe stato peggio il mio equilibrio.
"Iris, stai bene?"
Riesco a ritrovare le forze e mi stacco dalla sua presa, infastidita ricordo la domanda postami un attimo fa.

"Certo che lo rivedrò, lui potrebbe parlarmi di me, potrebbe essere la risposta a tutte le mie domande."
Ovviamente non può comprendere come mi sento, il mio malessere, il mio bisogno di sapere.

"Quando?"
Mi colpisce la sua voce bassa e quasi remissiva.

"Perché mi stai facendo tutte queste domande?"
A questa mia richiesta, i suoi occhi scappano dal mio campo visivo, si rifugia vicino la scrivania dandomi le spalle e, ad un tratto, mi pesa questa distanza.
Sono sempre più confusa, questo ragazzo riesce a far nascere in me mille dubbi, mille domande.

"Non lo voglio nel mio club e nemmeno nell'appartamento di sopra, sia chiaro."
Sferra un pugno sul legno davanti a sé facendomi spaventare ed è chiara la frustrazione, il rancore che contiene.

"Quindi lo conosci, il problema non sono io, è lui il motivo di questo comportamento assurdo."
Penso a voce alta, sperando che Brian confermi le mie intuizioni, ma non lo fa, resta in silenzio e immobile.

"Non voglio entrare negli screzi che hai con lui, io non c'entro in tutto questo."
Mi volto, bastano pochi passi, apro la porta e torno al mio lavoro cercando di lasciare in quell'ufficio ciò che è appena successo.

Finalmente domani avrò le risposte che merito.

Finalmente domani avrò le risposte che merito

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