capitolo 53 - Iris

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Perché mi sono lasciata convincere da Sofy a scaricare la mia rabbia facendo una torta?

Semplicemente perché quella farabutta è troppo golosa e al contempo troppo pigra per prepararsela da sola.
"Ti sta usando."
Chloe, infierisce intercettando i miei pensieri, mentre sono concentrata a misurare gli ingredienti necessari che l'approfittatrice mi ha messo davanti.

Ho chiesto alle ragazze di non farmi domande, avrei raccontato loro tutto ciò che è successo appena ne avrei avuto la forza, ma dopo due giorni non ho ancora aperto bocca, bensì ho prenotato il treno per domani mattina.
Affronterò i miei genitori, ho bisogno di guardarli dritto negli occhi per capire se nutrono almeno un minimo di rimorso per ciò che hanno fatto.

Sinceramente? Ne dubito.

Sono certa che in questa faccenda sia mischiata anche mia madre, degna consorte di papà, entrambi si sono sempre aspettati il massimo da me e Jordan.
Sul lavoro, ovviamente di prestigio, sulle amicizie, di certo di una classe sociale adeguata, e per finire in amore, anche lì avremmo dovuto puntare in alto.
I figli di uno dei più grandi medici della città e della famosa giornalista, nonché direttrice del quotidiano locale, non potevano farli sfigurare con scelte sbagliate o mediocri.

Rompo le uova e aggiungo lo zucchero, afferro lo sbattitore per iniziare a mescolare gli ingredienti, peccato che non appena avvio questo aggeggio, la ciotola mi sfugga di mano per l'irruenza delle fruste e tutto il composto finisca sul mio maglione.
Chloe scoppia a ridere piegandosi su sé stessa, mentre quella sconsiderata di Sofy corre a prendere il telefono.
Mi rendo conto che mi sta riprendendo solo dopo minuti.
"Sofy, ma che fai?"
La rimprovero mentre tento di tamponare il mio bel maglione azzurro, credo ormai da buttare.
"Sorridi smemorina, sei in diretta sui social."
Le butto addosso lo strofinaccio che ho in mano, ma si scansa e continua a riprendere il bancone della cucina ridotto malissimo.

Inizio a ripulire questo enorme disastro e per fortuna Chloe mi da una mano, mentre quella carogna castana si sdraia comodamente sul divano.
"Ragazze, grazie."
Guardo entrambe, sono stata fortunata ad incontrarle.
"Per cosa?"
La mora strizza la spugna che ha in mano e la poggia sul lavello, abbiamo terminato di riordinare e va a sedersi costringengo Sofy a farle spazio.
"Siete delle vere amiche ad ospitarmi e a rispettare i miei tempi.
Nessuna delle due mi ha fatto domande, ma sono comunque qui per me.
"Quando ti sentirai pronta ci racconterai cosa è successo."
Chissà se tutti gli italiani sono così empatici, lei lo è sempre stata.
"Però se volessi darci un indizio..."
La mano di Chloe si scaglia contro il braccio di Sofy, per rimproverarla, la curiosità la sta uccidendo, è così da come ho messo piede in questa casa, i suoi sguardi sono inequivocabili, si vede da lontano che vorrebbe pormi mille domande.

"I miei genitori hanno solo cercato di tenermi lontana dalla verità, da chi ero, da chi amavo, tentando di manovrare la mia vita, e soprattutto mi hanno nascosto cosa ho perso."
Delusa, con una fitta di dolore fisico proprio al centro del petto termino la frase.
" E lo stesso ha fatto Brian."

Raccontare tutta la verità, fin nei minimi dettagli, alle mie amiche è stato liberatorio, sono serena nel constatare che sui loro volti non vi è traccia di compassione, i sentimenti che esprimono sono altri.
"Ma come hanno potuto credere di poter decidere della tua vita e tacere su una cosa così importante?"
Sofy afferra un cuscino e lo stritola fra le mani con rabbia.
"Che cosa intendi fare adesso?"
La domanda che mi pone Chloe non ha una risposta semplice.
"Devo sapere come stanno davvero le cose, domani andrò a Providence e affronterò la mia famiglia."
La rabbia che provo, quando penso alle loro azioni è tanta, ma la delusione è altrettanto forte.
È la mia famiglia, le persone su cui si dovrebbe contare, di cui ci si dovrebbe fidare.

"Non puoi perdonare nessuno di loro, e soprattutto non puoi ritornare a casa, ora noi siamo la tua famiglia."
I capelli castani ondeggiano mentre Sofy corre a stringermi,gli occhietti piccoli della mia amica sono lucidi quando mi lascia andare.

"Iris, devi fare ciò che ti senti, ciò che ti rende felice, e soprattutto, non prendere nessuna decisione dettata dalla collera, prenditi il tuo tempo."
Il consiglio della mora è intelligente e razionale, cosa che al momento io non riesco ad essere del tutto.

Dopo poche ore mi ritrovo nel letto di Chloe, lei è andata a dormire dal suo fidanzato cedendomi la sua camera, sono interminabili i minuti nei quali sto fissando il contatto di Brian.
Mi ha inviato un messaggio due ore fa, per via del video di me imbrattata di impasto di torta, postato da quella sconsiderata che russa nella camera accanto.
C'era semplicemente scritto che ero la solita combinaguai, ed era felice di vedermi serena.

Muovo il dito, quasi sfioro il pulsante verde, ma lo ritraggo immediatamente, getto il telefono sul letto, accanto a me e butto la faccia sul cuscino.
Ma ad un tratto il suono del telefono mi immobilizza.
Lo afferro con il cuore che batte forte e i miei sospetti trovano fondamento.
È lui.

Mi sorprende nel constatare che sia una videochiamata.

La parte di me, ancora ferita, mi dice di non rispondere, ma il cuore mi ha suggerito invece di farlo.
"Ciao ragazzina."
La sua voce che accarezza quel nomignolo mi provoca un brivido lungo la schiena, come se le sue mani fossero su di me.
È nella penombra, ma riesco comunque a vedere l'azzurro dei suoi occhi che mi trascinano con violenza nel precipizio che ha scolpito sulle pareti i momenti passati insieme, lì dove ho cercato, inutilmente, di relegare sul fondo i sentimenti che provo per lui.

"Indovina dove sono?"
Allontana la fotocamera ed inquadra ciò che lo circonda, ovvero un cielo stellato che si intravede dallo schermo, e soprattutto, lui sull'amaca dove abbiamo dormito stretti.

Mi ritrovo a lottare con il desiderio di essere ancora lì, fra le sue braccia, ad un soffio dalle sue labbra.
" Se chiudo gli occhi posso illudermi di sentire il dolce peso del tuo corpo sul mio, come poche notti fa."
Le palpebre calano sulle sue iridi e sono affascinata nel vedere spuntare un tenero, ma amaro, sorriso sulle sue labbra.
Mi ritrovo a fare gli stessi gesti, ad immaginarmi su quel tetto, a voler provare ancora quella sensazione di felicità.

" Mi manchi."
Spalanco gli occhi e i suoi occhi, purtroppo solo attraverso uno schermo, mi abbracciano.
"Mi dispiace, sono pessimo, non ti ho chiamata per questo, io... volevo solo sapere come stavi, invitarti per un semplice caffè, io ..."
Lo interrompo.
"Brian, per ora non riesco a far finta che non faccia troppo male."
Per un attimo la sua figura esce dall'inquadratura e il sospiro che sento, arriva come uno schiaffo.
La parte interna, quella nascosta, quella che non si è mai arresa, quella che ha resistito con tutte le sue forze, mi costringe a sentirmi legata al ragazzo i cui occhi, attraverso un display, urlano il proprio dolore, il proprio rammarico ed un grande amore.
" Ti capisco e mi dispiace se ti ho chiamata, non..."
"Brian."
Blocco il flusso negativo dei suoi pensieri.
"Non riesco nemmeno a far finta di riuscire a cancellarti dalla mia vita, ma ho bisogno di tempo."
Le emozioni che attraversano il suo volto sono contagiose, nonostante la distanza che ho imposto ad entrambi, la voglia e il bisogno che nutriamo l'uno per l'altra, ci fanno sentire vicini.

" Raccontami di noi."
Lo spiazzo, ma in realtà, ho agito d'impeto, perché voglio ascoltare ciò che suggerisce il battito impazzito che sento solo quando si tratta di lui.
"Raccontami come ci siamo conosciuti."
L'angolo sinistro delle sue labbra si incurva appena, ed è chiaro come si stia perdendo in un ricordo affettuoso, ed in questo momento lo invidio, perché io, non posso farlo.

"L'angolo sinistro delle sue labbra si incurva appena, ed è chiaro come si stia perdendo in un ricordo affettuoso, ed in questo momento lo invidio, perché io, non posso farlo

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