capitolo 9

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Iris

L'uomo che ho davanti assottiglia gli occhi e serra visibilmente la mandibola, è palese il suo disappunto nel vedermi nuovamente qui davanti a lui, ma capirà ben presto che non ho nessuna intenzione di arrendermi proprio ora.

Stranamente la sua presenza mi mette in soggezione, come qualche ora fa su quel tetto, e mi reputo un tantino sciocca a farmi intimorire da lui, un perfetto estraneo, ma di una bellezza così impetuosa, come la sua stazza.

Rispetto a me sembra un gigante.

Questo è un altro aspetto del mio corpo gracilino, sono bassina , è vero, ma ho altri pregi, anche se non me ne vengono in mente  adesso, ma credo perché io sia ancora ridicolmente imbambolata a perdermi in occhi azzurri quasi luminosi che mi fissano come un lupo fissala sua preda.

«Voglio lavorare qui.»

Esordisco dopo essermi schiarita la voce e aver ritrovato le capacità motorie per articolare i muscoli facciali e le capacità intellettive per formulare una frase.

Mostro il cartello che era vicino il cancello e che stringo facendogli però sbarrare gli occhi,  me lo strappa dalle mani con irruenza facendomi quasi male, ma non mi scompongo.

«Ma che hai fatto? Hai tolto il cartello?»

Torna dietro la sua scrivania e lo posa lì sopra.

"Certo, non ti servirà più, hai trovato la tua nuova cameriera."

Sorrido soddisfatta facendo spallucce come se fosse ovvio il mio gesto, lo seguo dentro il suo ufficio e noto quando alza di nuovo gli occhi su di me e sospira quasi sconfitto.

La smorfia dipinta sulle sue labbra non mi infastidisce, anche se dovrebbe, ma anzi, mi incuriosisce, perché non riesco proprio a capire cos'abbia quest'uomo contro di me.

Nella mia testa una vocina mi dice che è proprio adesso che ho bisogno di fare una mossa vincente, perché lui sembra rassegnato per un attimo ed io, sento già la vittoria nelle mie mani.

«Sono un'ottima cameriera, ho esperienza nel servire ai tavoli, so preparare tutti i tipi di cocktail e me la cavo a cantare.»

Non è vero niente di quello che ho appena detto, se non fosse per le mie doti canore, ma se me ne darà modo se ne renderà conto immediatamente perché gli farò fallire il locale rompendo tutti i bicchieri e avvelenando i clienti, che avrò sulla coscienza, ma questi sono dettagli.

Avanzo verso di lui continuando a sfidare quelle pozze cristalline, poso le mani sulla scrivania e determinata affermo di essere quella giusta.

« Hai trovato la tua donna.»

Il mio corpo è chino verso di lui e a dividerci è solo questo mezzo metro di legno, sento quasi un sospiro fuori uscire da quelle labbra che vengono umettate dalla sua lingua, e mi rendo conto di questa vicinanza e soprattutto di ciò che ho appena detto solo quando i suoi occhi si sbarrano e poggia le spalle allo schienale con un volto quasi allucinato.

« Intendo cameriera, la donna che cercavi per essere la nuova cameriera, non pensare male, io...»

Continuo a gesticolare tornando in posizione eretta, i miei occhi ora sono rivolti verso la punta delle mie scarpe che trovo molto interessante ad un tratto, con la speranza forse di nascondere le mie guance di sicuro rosse come il mio piumino.

La risata che arriva dall'angolo alle mie spalle mi fa voltare di colpo, non mi ero assolutamente resa conto che qui ci fosse qualcun altro e sono sorpresa di incontrare gli occhi di Aiden che guardano prima me e poi il suo amico.

«Ciao Iris, ci siamo conosciuti ieri sera, ricordi?»

Mentre sto per ricambiare il suo saluto una voce dura me lo impedisce.

Un Battito AncoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora