capitolo 3 - Iris

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Iris

Chiudo la mia enorme valigia, afferro il cellulare e lo ripongo nella borsetta, mi guardo intorno osservando la stanza dove ho vissuto ventisei anni della mia vita, e mi sento un po' triste a doverla salutare.
Non so dove mi porterà questo viaggio che sto per intraprendere, ma devo farlo, devo seguire il mio istinto e le briciole che il mio subconscio continua a lasciare attraverso i miei sogni.

Mi ritrovo sempre negli stessi posti, strade affollate con giganteschi schermi pubblicitari, enormi grattacieli intorno a me, e intravedo in lontananza un mastodontico ponte sull'acqua, illuminato.
Ciò che mi ha spinta a prendere una decisione definitiva fu la rivelazione di Kate e l' ennesimo sogno.
Stavo pattinando su una grande distesa di ghiaccio, sola, ero felice, addobbi natalizi ovunque, ma soprattutto un enorme albero di Natale.

Potrò essere considerata una pazza, ma voglio a tutti i costi riempire il vuoto che gli anni persi hanno lasciato e, tutti gli indizi mi portano a New York.
I luoghi che vivo nei miei sogni, il ciondolo che ho ritrovato nei miei effetti personali quando ho avuto l'incidente, le parole della mia amica.

Non posso credere a ciò che continua a raccontarmi la mia famiglia, ma al contempo mi sembra assurdo soprattutto che voglia tenermi allo scuro di ciò che era diventata la mia vita.
Purtroppo è proprio quello che stanno facendo e, spero che andare lì mi porterà a trovare le risposte che cerco.

Prima delle parole della mia amica, mi ritenevo io stessa solo una ragazzina che si ostinava a dare adito a stupidi sogni, come un capriccio, ma ora è tutto diverso, ho delle conferme e tutte le intenzioni di riappropriarmi della mia vita, di ciò che ho perso.

Esco da camera mia e percorro il piccolo corridoio, arrivo nel salone e lì vi trovo i miei genitori, entrambi con un muso lungo e inquieti.
Non sono ovviamente d'accordo con la mia decisione e capisco di aver fatto bene a non dirgli la verità, altrimenti sarebbe peggio.
Sono diventati molto apprensivi dopo l'incidente, ma posso capirli, deve essere terribile vedere la propria figlia in un letto d'ospedale, non sapere se ce la farà.
Poi affrontare la notizia dell'amnesia, avere pazienza, fede che andrà nel migliore dei modi, che la tua bambina si ricordi di te e finalmente ti abbracci, invece di fissarti come un estraneo tenendoti alla larga.
È stata dura per tutti quel periodo, non solo per me.

"Hai preso tutto?"
Papà si avvicina per afferrare la valigia e portarla in macchina, dove mi aspetta mio fratello.
"Sì, credo di sì."
Gli cedo anche la mia borsa, approfittandone.
"Iris, non sono d'accordo con questa tua partenza, che senso ha andare a Boston?"
Mia madre quasi non mi guarda mentre esprime il suo disappunto.
"Mamma, andrò da Kate, mi aiuterà creare una normalità tutta mia."

Ebbene sì, ho dovuto mentire alla mia famiglia, non potevo dire che sto andando a New York alla ricerca del mio passato, altrimenti avrebbero dato di matto.
Ogni volta che nominavo quella meta, calava un gelo in questa casa, inspiegabilmente, ma dando adito sempre più ai miei sospetti.

"Per quanto tempo starai via?"
Fa un passo verso di me come se volesse abbracciarmi ma si blocca, stringendosi le braccia intorno al suo corpo.
Si comportano come se temessero che io non torni più.
Di cosa hanno paura?

" Ho bisogno di riprendere in mano la mia vita, spero lo capiate tutti."
Mi rivolgo non solo a lei, ma anche a mio padre, che nel frattempo, è rientrato.
"Perché non puoi farlo qui? Insieme a noi? Perché ti sei messa in testa di voler fare questo corso in un college lontano, quando anche qui a Providence ci sono tante opportunità."
Non so quante volte mio padre ha ripetuto queste frasi negli ultimi giorni, per fortuna hanno creduto alla mia bugia quanto meno.

"Ho perso i ricordi degli ultimi anni e per me è difficile vivere senza sentire questo vuoto, per quanto mi sia rassegnata a non recuperarli più, ora ho bisogno di creare qualcosa adesso, avere obiettivi, per sentirmi completa."
Apro il mio cuore alla mia famiglia, mettendo sul tavolo da gioco il mio malessere, sono io a dover giocare la partita della mia vita, loro sono, e devono, essere spettatori, che possono tentare di suggerire le mosse da fare, ma spetta a me l'ultima mossa.
"Ho sempre desiderato accettare la proposta del mio vecchio professore, diventare la sua assistente in quel college e per farlo devo fare quel corso."
Ho ripetuto a me stessa questa menzogna decine di volte, così da essere abbastanza convincente, non avrei voluto arrivare a questo punto, ma avrebbero ceduto solo se avessi puntato su qualcosa di importante come il mio futuro lavorativo.

"Siamo solo preoccupati per te, non ci fidiamo di Kate e non dovresti farlo neanche tu."
Le parole di mio padre mi sorprendono e sconvolgono allo stesso tempo.
"Perché ad un tratto avete da ridire sulla mia migliore amica? Da quando vi ho comunicato questo viaggio non fate altro che cercare di metterla in cattiva luce."
Hanno sempre trattato la mia amica come una seconda figlia, ed ora sembrano odiarla, ma adesso capisco il motivo.
"È cambiata nel corso del tempo, ma ovviamente tu non lo ricordi, posso assicurarti che non è più affidabile come una volta."
Conclude mia madre in malo modo.
Ancora una volta ho dato loro modo di dirmi la verità, ma non è servito.

"Kate c'è sempre stata per me, siamo cresciute insieme e sono stata la sua testimone di nozze, anche se l'ho dovuto scoprire attraverso una fotografia."
Sono profondamente amareggiata dalle accuse che ho dovuto sentire nell'ultima settimana, accuse che continuano a ribadire.
"Siamo cresciute insieme e nemmeno la distanza durante il college, o dopo il matrimonio, è riuscita a rovinare la nostra amicizia, mi ha chiesto di essere la madrina di sua figlia, state solo mentendo e non so il perché."
Credo di essere andata un po' sulla difensiva, ma non ho potuto evitarlo.
Per loro è più semplice screditare l'unica persona che mi ha dato sprazzi di verità, pur di difendere le loro bugie.

"Vedi, è già riuscita a metterti contro di noi che siamo i tuoi genitori e vogliamo solo proteggerti, finirai per allontanarti a causa sua."
Mamma inizia a puntare sul vittimismo, ma non attacca questa sua sceneggiata.
"Siete voi che mi farete allontanare con le vostre menzogne."
Una parte di me vorrebbe scoprire tutte le carte, dire ai miei genitori di avere le prove del loro inganno, ma non ancora, ho bisogno di scoprire da cosa vogliono tenermi lontana.

"Che diavolo succede qui?"
L'ingresso nella stanza di mio fratello Jordan interrompe questo teatrino, non vorrei voltarmi semplicemente e andare via, senza salutarli, quindi mi avvicino e fugacemente li abbraccio, anche se in modo freddo, poi mi dirigo verso la porta.
Uscire da questa casa mi fa respirare a pieni polmoni la libertà di cui avevo bisogno, libertà che mi porterà ad avere la possibilità di ritrovare la donna che ero.
Salgo in auto e istintivamente sbatto lo sportello per la frustrazione che ho ancora addosso, accendo subito l'aria condizionata a causa del troppo caldo, oppure sono i nervi a surriscaldare la mia pelle.

"Devi per forza prendertela con la mia macchina? Se vuoi sfogarti a causa dei nostri genitori, iscriviti in palestra e inizia a fare boxe, come me."
Ignoro le lamentele di Jordan, sono troppo impegnata a rimuginare sul messaggio che mi ha appena inviato Kate, mi chiede di non rinunciare a questo viaggio, dopo averle raccontato a grandi linee la reazione della mia famiglia.

"Stai facendo bene a fuggire da qui, hai bisogno di ritrovare te stessa, per quanto questo mi spaventi."
Mi volto verso mio fratello, continua a fissare la strada davanti a noi, guidando tranquillamente.
"Perché ho come l'impressione che tutti voi, tentiate di nascondermi qualcosa?"
Per un attimo le sue iridi incontrano le mie, potrebbe sembrare un effimero momento senza valore, ma quel nocciola nasconde altro.
"Vogliamo solo proteggerti perché ti amiamo tutti, non c'è nulla di più."
Anche lui si è lasciato sfuggire, per l'ennesima volta, l'occasione di essere onesto.

Decido di chiudere il discorso, sia perché sono certa che non riuscirei a trovare le risposte che voglio, sia perché siamo già arrivati in stazione.
In pochi minuti sono davanti al binario prefissato che mi porterà alla mia destinazione.
Con non poche remore, Jordan si è lasciato convincere a non accompagnarmi fino qui, ma avrebbe scoperto che la mia destinazione non è Boston.

Guardo trepidante arrivare il mezzo che mi porterà incontro al mio passato, tutto da scoprire e, incontro al mio destino, tutto da riscrivere.

Guardo trepidante arrivare il mezzo che mi porterà incontro al mio passato, tutto da scoprire e, incontro al mio destino, tutto da riscrivere

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