Capitolo 6 - Brian

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Brian

Decisioni.

Tutti ci ritroviamo ogni giorno a dover prendere alcune decisioni, a volte, queste, possono cambiare il corso del nostro futuro, e non ce ne rendiamo neanche conto, oppure è già tutto scritto?

Secondo voi, noi abbiamo davvero nelle nostre mani la possibilità di scegliere?

Perché a volte me lo chiedo.

Ovviamente non mi riferisco a quelle scelte sciocche come ad esempio, cosa mangiare, che vestito indossare, cosa guardare in tv.

Avete mai pensato che se foste andati a quell'appuntamento, o non ci foste andati, avrebbe davvero fatto una enorme differenza?

Se invece di andare a quella festa foste rimasti a casa, oppure se non aveste accettato quel lavoro, avreste perso l'occasione, o l'incontro della vostra vita?

Percorrere una strada invece che un'altra, prendere o perdere quel treno, girare a destra invece che sinistra, avrebbe davvero potuto cambiare la vostra vita?

Dire addio a qualcuno per salvarlo da voi stessi, pur di frantumare il vostro cuore, potrà davvero salvarlo?

Purtroppo, dalla mia esperienza di vita, ho solo capito quanto poco valgano il potere che crediamo di avere nelle nostre mani, perché alcune cose sono destinate, semplicemente, e gli errori che possiamo commettere, possono solo rallentare il corso del destino.
Ma quest'ultimo troverà comunque la strada per compiersi, che si tratti di una sciagura o di un evento fortunato, quel cuore se dovrà battere o meno, succederà.

Il mio destino, dal quale credevo di essere riuscito a scappare, o al quale pensavo di aver rinunciato, è riuscito a trovarmi, non sono stato in grado di correre più veloce, o forse, non volevo farlo.

Fra le mani stringo dei fogli che mi parlano delle sue esperienze, dei suoi studi, di ciò che ama, leggo e rileggo queste parole come se non la conoscessi, come se non ci fosse un passato condiviso.
Rileggo il suo nome, solo per accertarmi di non averlo immaginato, eppure la ragazza raffigurata nella foto è Iris, non una perfetta estranea, anche se lo è diventata.
So che dovrei approcciarmi a lei come se fosse una sconosciuta, come se non fosse collegata alla mia ragazzina, alla donna che ho amato, e alla quale rinunciai per il suo bene, alla quale feci una solenne promessa, che non ho intenzione di infrangere.

Mi domando perché lei sia qui, come sia riuscita ad inciampare di nuovo fra i miei perché, nei miei giorni, nella mia vita.

D'altronde avrei dovuto aspettarmelo, proprio come la mia ragazzina, anche Iris è in grado di rimescolare le carte in tavola, perché in fondo non si può cambiare così tanto, nonostante quello che le sia accaduto.

Esco fuori dalla porta secondaria del mio club, l'aria fredda mi costringe ad alzare il colletto del mio cappotto per proteggermi, poggio la schiena al muro e prendo dalla tasca dei jeans il pacchetto di sigarette, ne estraggo una e la porto alle labbra.
Frugo nelle tasche fino a quando non trovo l'accendino, osservo la sua fiamma bruciare il tabacco e inspiro, buttando subito dopo il fumo, che si dissolve nell'aria gelida, come si disgrega ciò che resta di me, giorno dopo giorno.

Ripenso alla mia ragazzina, anche se non dovrei, ma è l'unica cosa che mi resta di lei, di noi, i ricordi di ciò che eravamo insieme, del mio cuore che galoppava ogni volta che le sue piccole mani si stringevano intorno al mio busto, quando mi sorrideva colpevole se ne combinava una delle sue.

Quella ragazza era un disastro nel servire ai tavoli, oppure a preparare un drink, nonostante glielo avessi spiegato dieci volte, mi sfugge una piccola risata al ricordo di tutti i bicchieri rotti, i primi giorni, all'apertura del club.
Ha fatto più danni lei che l'esercito di ragazzini che mi aveva convinto ad ospitare per la festa di compleanno del bambino al quale faceva da babysitter.

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