capitolo 52 - Brian

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Brian

Arriviamo nel nostro appartamento, beh, dovrei dire il suo, anzi, da oggi non sarà più nemmeno quello.

Eppure, fra queste quattro mura, siamo stati davvero felici, con il poco che avevamo, perché eravamo ricchi di cose più importanti di banconote verdi.

Io avevo lei, e lei, aveva me.

" Vado a prendere qualcosa per disinfettarti."

Sparisce dietro il minuscolo corridoio, diretta verso il bagno.

Tolgo il cappotto e lo poso sullo schienale di una sedia, mi lascio cadere sul divano e sospiro passando una mano sui capelli troppo lunghi, chiudo gli occhi appoggiando la testa, approfittando di essere rimasto solo.

Le parole che ha detto poc'anzi risuonano nella mia mente,mi ci aggrappo, non voglio lasciarle andare, rappresentano una piccola e fievole miccia che, magari, un giorno, potrebbe riaccendere i suoi sentimenti per me.

Non riesco ad arrendermi, a credere che davvero io debba continuare questa vita senza lei accanto, anche se è ciò che sta succedendo, anche se sono consapevole di non meritarla.

Conoscendola, non mi sono sorpreso di vederla correre in mio soccorso, data la scena a cui ha assistito, ma di certo ciò che mi ha lasciato senza parole è stato il fatto che mi abbia difeso.

"Mi dispiace per la reazione di mio fratello."

Iris, torna in salotto con tutto l'occorrente per disinfettare il mio viso, mi rimetto in posizione eretta pur restando seduto, l'espressione sul suo volto mi fa capire che è dispiaciuta e mi affretto a rassicurarla.

" Lo capisco, non devi preoccuparti, ne scusarti per lui. Stava difendendo sua sorella, ed ora capisco perché non lo abbia fatto prima, non sapeva del tuo stato."

La smorfia di stizza che si manifesta per un secondo sul suo volto mi fa capire le emozioni che cerca di celare.

" Tuo padre ha tenuto allo scuro tutti, non mi sorprende."

Mi lascio sfuggire.

" In realtà, non sorprende neanche me, è sempre stato un maniaco del controllo, anche riguardo i suoi figli."

Si abbandona al mio fianco, palesemente triste.

"Lo so, è sempre stata una cosa che odiavi di entrambi i tuoi genitori, non ti sentivi apprezzata e capita, non ti sentivi libera."

Il telefono squilla, spezzando il silenzio, e purtroppo, spezzando anche il legame tra i nostri occhi.

Lei non dice nulla, afferra quell'aggeggio e si irrigidisce fissandolo, mi sporgo quel tanto che basta per leggere il nome che lampeggia sul display.

" Sono certo che Kate non sapesse nulla."

Alza lo sguardo sorpresa.

" Con me non ha mai fatto parola della tua gravidanza, né io ho affrontato questo discorso, le poche volte in cui l'ho sentita per avere informazioni sulla tua salute."

Agitata si alza dal divano andando verso il tavolo dove ha poggiato la piccola valigetta del pronto soccorso.

Immagino la sue espressione severa al momento, perchè nonostante sia di schiena, la testa continua a muoversi a destra e sinistra in segno di dissenso.

" Mi ha comunque tradito, tenendomi anche lei allo scuro di tutto, come chiunque."
Incasso la frecciatina.

" Sono certo che sia stata lei ad indirizzarti sulla strada giusta da percorrere per arrivare in questa città, per arrivare a me, nonostante le abbia chiesto di non farlo."

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