Capitolo tre

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«Buongiorno, sono venuto a ritirare la collana che ho prenotato una settimana fa», affermai poco dopo essere entrato nella gioielleria

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«Buongiorno, sono venuto a ritirare la collana che ho prenotato una settimana fa», affermai poco dopo essere entrato nella gioielleria.

«Vado a prenderla e torno subito», disse il signore che lavorava in quel negozio. Tornò qualche minuto dopo con la scatolina in mano, nella quale era presente la collana. Me la mostrò per avere conferma che fosse quella che avevo prenotato.

«Sì, è questa», pronunciai, dopo averla guardata con attenzione. Era formata da una catenina argentata e un cuore sul quale avevo deciso di incidere le iniziali del mio nome e quello della mia ragazza, Martina. Era il nostro anniversario ed erano passati esattamente sette anni dal nostro fidanzamento. Ero convinto che per questa occasione dei fiori non bastassero, così avevo deciso di prenderle un gioiello.

Pagai e, dopo aver preso il regalo, uscii diretto verso la casa del mio migliore amico per un parere.

«Bellissima Mi, sono sicuro che le piacerà», mi rassicurò Leonardo.

«Visto che sei qui, ti va di preparare il pranzo?», chiese, togliendomi di mano la collana e trascinandomi in cucina.

«Imprarerai mai a cucinare?».

«Perché dovrei se vivo con un cuoco?», disse, alzando le spalle per niente preoccupato dall'idea che un giorno non saremo più coinquilini.
Accettai di cucinare solo perchè non volevo essere avvelenato dalla sua cucina.

«Hai intenzione di prenderle dei fiori insieme alla collana?».

«Si. Le prenderò delle rose rosse».

«Dio, quanto sei romantico. Mi fai salire il pranzo alla gola», disse con una faccia schifata.

Gli diedi una spinta sulla spalla spostandolo dalla posizione in cui era seduto sul divano e scoppiammo entrambi a ridere.

«Sono sicurissimo che anche tu sarai romantico quando troverai quello giusto».

«Taci coglione, che devo dormire.»

Scossi la testa per niente sorpreso dalla volgarità delle sue parole e andai in camera mia, decidendo di prepararmi e andare in palestra.

Qualche ora dopo mi trovavo fuori dalla casa di Martina, con un mazzo di fiori in mano e il regalo per il nostro anniversario.
Suonai il campanello aspettando che mi aprisse, ma, dopo cinque minuti, nessuna traccia di lei.

Forse non era in casa, ma era impossibile. Erano le otto di sera, mi avrebbe avvisato della sua assenza, visto che sapeva che sarei arrivato per quell'ora da lei. Forse si era addormentata.

Arrivato a questa conclusione decisi di usare le chiavi di casa sua e, dopo essere entrato, appoggiai i fiori sul tavolo e presi posto sulla sedia, scrivendole un biglietto: "Non sono ancora riuscito a guardarti una sola volta senza innamorarmi di nuovo".
Lo attaccai alle rose rosse con una mollettina e, all'improvviso, sentii dei rumori provenienti dal piano di sopra. Salii le scale, ma mi fermai quando senti dei gemiti che venivano dalla sua camera.

Non volevo sapere cosa stava succedendo e con chi fosse, ma dovetti farlo, perché non avrei saputo fingere che quella situazione non fosse mai successa.
Dopo aver aperto la porta della stanza da cui venivano quei versi, vidi una scena che non avrei mai voluto vedere: Martina nuda stesa sul letto sotto un ragazzo, che capii essere Giovanni, uno dei miei migliori amici.
In quel momento il tempo sembrò fermarsi.
Pensai a lui, che mi sosteneva in tutto e per tutto, e che mi aiutava nei momenti in cui mi sentivo insicuro della relazione che avevo con la mia ragazza. E mi tornarono in mente quelle volte in cui Martina mi dimostrava e mi diceva di potermi fidare di lei perché non aveva intenzione di farmi del male. E invece era come tutte le persone che mi avevano ferito fino a quel momento. Sapevo di non meritarlo ma iniziai a dirmi che forse la colpa era mia, perché mi ero fidato delle persone sbagliate.
Cercai di scacciare quelle parole dalla mia testa, ma cominciai a pensare che mi fossi scavato da solo la fossa di dolore in cui mi sembrava di star annegando.

Serrai i pugni e chiusi gli occhi cercando di non piangere, ma le lacrime scesero ugualmente. Sentii il loro sapore amaro e un nodo alla gola che non mi permise di parlare. Corsi giù dalle scale e sperai di non essere seguito, ma purtroppo non fu così. Sapevo cosa avrebbe detto. Lo dicevano tutti dopo avermi ferito.

«Ascolta Mi, io... non avrei mai voluto, credimi, ti prego. È che... che lui si è presentato qui e mi ha baciata, e ...», spiegò con voce tremante.

«Smettila ti prego. Qualunque cosa tu dirai peggiorerà solo la situazione».

Vidi scendere dalle scale Giovanni che mi dedicò un sorriso di provocazione, come faceva sempre. Si credeva migliore di me, cercava di superarmi in qualsiasi cosa e ora si era preso la mia ragazza, e chissà da quanto andava avanti la loro relazione clandestina.

Prima di uscire da quella casa decisi di rivolgergli la parola solo per dirgli una frase. «Hai vinto lei, ma hai perso me. Spero ne sia valsa la pena».

«Michele...», disse Martina cercando di catturare la mia attenzione, ma non ascoltai le parole che aggiunse. La guardai un'ultima volta e mi chiusi la porta alle spalle.
Mi ritrovai sotto la pioggia con i capelli fradici e un cuore sofferente. La fortuna mi accompagnava da sempre, come avrete visto.
Camminai per un tempo che mi sembrò infinito finché non trovai un bar aperto: il Pedron Caffè. Me ne parlava spesso Leo, lo descriveva come il bar dai gusti paradisiaci, ma l'unica cosa che volevo in quel momento era un buon bicchiere di whisky.

Spazio autrice

Eccoci qui! Con mezz'ora di ritardo, ma l'ho pubblicato. Abbiamo conosciuto Michele, che si dimostra subito un ragazzo romantico e con problemi di fiducia a causa di cose accadute in passato che scoprirete durante la lettura della storia 🤭.

Che pensate del capitolo? E del protagonista maschile? 😉

Beh, se così è stato lasciate una stellina e commentate con i vostri pensieri. noi ci vediamo lunedì alle 21 (sarò puntuale, promesso🤞🏻).

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Buona serata e buonanotte, amori ❤️!

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