Capitolo sessantaquattro

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«Giulia, posso chiederti una cosa?», chiesi, mentre aggiustavamo le ultime cose prima di chiudere il bar

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«Giulia, posso chiederti una cosa?», chiesi, mentre aggiustavamo le ultime cose prima di chiudere il bar.

«Certo.»

«Michele mi ha invitato a dormire da lui stanotte, visto che Leonardo lavora.»

«Divertitevi, allora!» disse Giulia con un sorriso malizioso sulle labbra. «Se vuoi chiudo io stasera.»

«Non c'è ne bisogno.»

«Bea, so che non vedi l'ora di passare la notte con il tuo ragazzo, quindi vai.»

«Grazie.» L'abbracciai e dopo aver preso le mie cose, uscii dal bar, passando prima da casa per prendere il pigiama e poi raggiunsi Michele.

*

«Ehi», dissi, salutando il riccio con un bacio sulle labbra.

«Ehi, piccola. Ho preparato qualcosa da mangiare, ti va?», propose, indicando i due piatti presenti sul tavolino in salotto.

«Certo», risposi, mettendo prima le mie cose in camera sua e poi tornando giù per cenare.

«Ho fatto la pizza, spero ti piaccia.»

«Tutto quello che fai è buonissimo», affermai, sedendomi sul divano, accanto a lui.

Sorrise, chiedendomi poco dopo se mi andasse di guardare un film.

Annui e, dopo aver dato un'occhiata alle possibilità, optammo per "Resta anche domani", un film drammatico e d'amore.

«Vado a mettere il pigiama e torno, okay?», pronunciai, dopo aver finito di mangiare.

Salii al piano di sopra e mi tolsi i vestiti, pronta per mettere il pigiama, quando notai lo specchio in camera di Michele e mi specchiai, dando un'ultima occhiata all'intimo in pizzo nero.

Mi accarezzai i fianchi, girandomi di spalle per dare un'occhiata a come mi fasciava perfettamente il sedere. Infine decisi di scendere in salotto senza indossare il pigiama.

Sentendo i miei passi chiese: «Bea, come mai ci hai messo così tanto?»

Sì girò e non disse altro. Rimase immobile, studiando il mio corpo e cosa indossavo più e più volte.

Nel frattempo mi avvicinai, lentamente, lasciando che si godesse lo spettacolo. Arrivata al divano, mi sedetti su di lui, petto contro petto. Le mie gambe circondarono la sua vita. Michele continuò a guardarmi, ammirarmi, ed è quello che mi portò a chiedergli: «Cosa c'è, Esposito? Ti ho lasciato a bocca aperta?»

«Tu mi lasci sempre a bocca aperta, muñequita. Ora lascia che te lo dimostri.»

Sentii una vampata di calore improvvisa, e la voglia di essere toccata da lui mi fece eccitare ancora di più.

Mi abbassò una spallina del reggiseno, baciando quel punto scoperto, seguendo la traiettoria della mia spalla, scendendo tra i seni e, arrivato a quel punto, mi guardò negli occhi e sbottonò il reggiseno.

Perdersi per ritrovarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora