Capitolo cinquantanove

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Beatrice, la ragazza che avevo sempre in mente, superò la porta di casa e mi lasciò in balia di dubbi e pensieri

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Beatrice, la ragazza che avevo sempre in mente, superò la porta di casa e mi lasciò in balia di dubbi e pensieri.

Mi stava provocando proprio come aveva fatto quel sabato sera in discoteca, mentre ballava con Tommaso. Le avevo parlato, spiegandole che non ero pronto per una relazione, ma lei era così testarda che stava provando in tutti i modi a forzarmi a lasciarmi andare. E sinceramente, non mi dispiaceva.

Mi ripresi da quello stato confusionale, indossai una maglia pulita e cominciai a pulire la cucina, mettendo a posto i vari ingredienti usati e conservando i biscotti.

Dopo aver finito mi sedetti sul divano per chiamare mio padre.

«Ehi, Michele, dimmi», rispose dall'altro capo del telefono.

«Dove sei?», chiesi.

«A casa. Hai bisogno di qualcosa?»

«Mi presti un po' della tua saggezza?»

Lo sentì ridere, poi disse: «Ti aspetto qui».

«Scommetto che sei qui per parlare di una certa biondina», affermò mio padre, divertito.

«Parlate di Beatrice?», domandò mia madre, curiosa, sedendosi accanto a mio padre sul divano.

«Sì», risposi.

«È successo qualcosa?»

«Oggi pomeriggio è venuta a casa per preparare dei biscotti con me. Poi è venuto Leonardo e io sono dovuto andare in palestra per fare una cosa. Tralasciando ciò, quando sono tornato lui se n'è andato a passeggiare e io e Beatrice abbiamo assaggiato i biscotti, poi lei ha rovesciato il succo sulla mia camicia. Ha preso una pezza pulita e si stava avvicinando per asciugarla, ma, invece di fare quello che pensavo avrebbe fatto, mi ha sbottonato la camicia e ha iniziato ad accarezzarmi le spalle in modo provocatorio.»

Questo genere di cose le raccontavo più a mio padre che a mia madre, che in quel momento sembrava sorpresa, o forse imbarazzata.

«Ti è piaciuto?», domandò mio padre, aiutandomi a capire cosa provavo.

«Cavolo, sì», affermai convinto.

«Sai, Michele, una cosa che mi ha sempre colpito del tuo carattere è la razionalità con cui ragioni. Lasci che sia sempre il cervello, e non il cuore, a comandare le scelte che prendi. Ma, in questo caso, dovresti ascoltarlo. In amore è sempre lui che comanda.»

«E se finisce male?».

«Almeno ci hai provato e non avrai rimpianti, qualunque cosa accada», disse mia madre.

«La scorsa settimana le ho detto che non sono pronto.»

«Nel peggiore dei casi ti prende per pazzo, ma farà i salti di gioia nel sapere che può stare con il ragazzo che le piace.»

Tornai a casa di Leo, con le idee molto più chiare rispetto a prima.

Andai in camera e presi un foglio, dove iniziai a scrivere delle idee su come e dove dichiararmi. Dopo aver cancellato varie opzioni, me ne venne in mente una che sembrava perfetta.

Passai il resto della serata a cercare il ristorante perfetto in cui mi sarei ufficialmente dichiarato alla mia futura ragazza.

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Perdersi per ritrovarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora