Mi stavo preparando per andare a lavoro, e stavo terminando il trucco. Quel pomeriggio sarebbe passato Michele al bar e decisi di aggiungere qualche altro step al mio make-up. Misi del blush sulle guance e dell'illuminante sugli zigomi. Passai il mascara sulle ciglia, come facevo giornalmente, e del rossetto rosa chiaro sulle labbra. Mi guardai un'ultima volta allo specchio, contenta del risultato, e andai in caffetteria.
«Ciao, Bea!», disse Ginevra, accompagnata da Giulia, mentre prendevano posto e salutavano anche Davide.
«Come mai da queste parti?», chiese il mio collega.
«Ci siamo messe d'accordo per venire qui e farvi compagnia mentre lavoravate», iniziò Giulia.
«Ovviamente non daremo alcun fastidio. Ci sediamo agli ultimi sgabelli di fronte al bancone mentre facciamo altro», concluse poi Giulia.
«Grazie, ragazze. È un pensiero bellissimo!» pronunciai felice di avere la loro presenza a farmi compagnia.
«Figurati!» Presero posto dove avevano detto e io e il mio amico continuammo a servire i clienti.
«Buonasera!» esclamò Michele, superando l'entrata insieme a Leonardo. Mi raggiunse al bancone, chiedendomi come stavo.
«Tutto bene, tu?»
«Non mi posso lamentare», replicò. Mi guardò per qualche secondo, e un sorriso spuntò sul suo volto.
«Ciao, Bea!», disse Leonardo.
«Ciao, Leo! Sono contenta che sei venuto.»
«Te l'avevo detto. »
Parlammo di cose casuali finché ritorno da Davide, lasciandomi nuovamente sola con Michele.
«Come va con Martina?»
«Bene. Ci siamo visti qualche settimana fa ed era tutto okay tra di noi. Non sono più arrabbiato con lei. È andata così e l'ho accettato. Non sempre possiamo decidere come va qualcosa.»
«Hai ragione», pronunciai, mentre i ricordi di Tommaso tornavano alla mente.
«Hai cambiato espressione appena ti ho detto di lei. Ho detto qualcosa di sbagliato?»
«No, è che mi è venuto in mente qualcuno.»
«E non penso sia qualcuno che ti abbia fatta stare tanto bene visto l'espressione che hai», ipotizzò.
«È il mio ex. Si chiama Tommaso. È stata una relazione di breve durata ma ha avuto un significato importante.»
«Se non vuoi parlarne, non devi.»
«No, tranquillo. Mi fa bene ogni tanto parlarne con qualcuno. Vogliamo andare nel retro? Così abbiamo un po' di privacy.»
Dissi a Davide di farlo passare, visto che si trovava vicino allo sportellino per raggiungere il bancone e mi seguì. Prendemmo posto nell'ufficio del mio capo, che mi aveva affidato le chiavi della stanza.
Gli raccontai tutto. Da come ci siamo conosciuti, a come mi ha supportata quando è scomparsa mia madre, finendo con la nostra rottura. Continuai parlando della donna che mi aveva dato alla luce.
«Mia madre scomparve nel nulla lasciandomi uno stupido biglietto in cui mi diceva di prendermi cura di mio padre e di mia sorella. E io mi sentivo persa.» Mi fermai un secondo, prima di proseguire: «È stato straziante. Sai quante persone si sono allontanate da me e mio padre? Amici, persino parenti ci hanno sputato addosso frasi che non ci appartenevano. "Non sei mai stato un bravo marito", "sei la figlia che nessuna madre vorrebbe". Ci hanno anche consigliato di dare Gaia in affidamento perché non saremmo stati capaci di crescerla senza una figura materna.»
«Gli avete dimostrato il contrario, vero?»
«Sì che l'abbiamo fatto. Abbiamo cresciuto una leonessa», affermai orgogliosa di quella piccola monella.
«Mi ricorda molto qualcuno», pronunciò divertito.
«Grazie, Michele. Comunque, tornando al suo allontanamento, avevo diciassette anni e mia sorella tre. Mio padre aveva da poco perso il lavoro perché l'azienda per cui lavorava aveva difficoltà economiche e non poteva permettersi di pagare i dipendenti. Così sono andata a fare un colloquio in alcuni bar e il Pedron Caffè è stato il primo a richiamarmi e così ho iniziato a lavorare lì. Qualche mese dopo mio padre ha trovato posto in un tabacchino e, anche se avrei potuto lasciare la caffetteria, non l'ho fatto. Ho trovato una seconda famiglia qui», spiegai, grata per trovarmi in quel posto con delle persone fantastiche. «Penso che mia madre se ne sia andata la mattina presto. Avrà approfittato del sonno profondo di mio padre per andare via. Ha portato con sé tutto quello che le apparteneva, tranne la sua famiglia, lasciando di sua proprietà solo il biglietto di qui ti ho parlato prima.»
«Mi dispiace per ciò che avete passato. Se hai bisogno di qualcosa io ci sono, e anche Leonardo con il suo gelato al pistacchio» precisò, scatenando una risata ad entrambi.
Gli sorrisi grata per avermi ascoltata e raggiungemmo gli altri al bancone.
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Perdersi per ritrovarsi
RomanceRitrovare la strada nella propria vita non è mai semplice, soprattutto quando la persona con cui volevi percorrere questo cammino non è più al tuo fianco. Ti senti persa, disorientata e metti in dubbio tutti gli aspetti della tua vita. È così che si...