Capitolo sessantasette

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«Quindi eravate amici solo amici?»

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«Quindi eravate amici solo amici?»

Annuii alla constatazione di mia madre, dopo averle raccontato la storia tra me e Michele, e come essa fosse nata. Nel giorno precedente abbiamo parlato, rendendoci conto del fatto che il tempo non risparmiava nessuno e che non valeva la pena litigare per errori passati e per cui non si poteva fare nient'altro che accettarli e, con il tempo, perdonarli.

«E quando vi siete baciati per la prima volta?», chiese, incuriosita. Voleva sapere ogni singolo dettaglio.

«La sera del nostro primo appuntamento, fuori dal ristornate. Ha confessato il suo amore per me e ci siamo baciati sotto la pioggia.»

«Come nei film d'amore?»

«Come nei film d'amore», affermai, vedendo un sorriso nascere sul suo volto.

«Sono così contenta per te! Avevo ragione quando ti dicevo di credere che un giorno la tua storia d'amore sarebbe stata come nei libri che leggi.»

«E io sono contenta di averci creduto.»

*

Due giorni dopo ci trovavamo in un negozio di abbigliamento. Mia madre aveva un desiderio: vedermi indossare un abito bianco, come quello delle spose. Le dissi che non doveva dire così e che ci sarebbe stata il giorno del mio matrimonio. Non potevo però negarle quel piccolo desiderio.

«Si deve sposare sua figlia?» Sentii una voce femminile rivolgersi a mia madre.

«No. È che non sono sicura di essere presente quel giorno. Ho una malattia e...» cominciò mia madre, ma venne interrotta dalla signora che lavorava lì.

«Non aggiunga altro. Le auguro di arrivare a quel giorno e oltre.»

«Grazie.»

«Si figuri. Vi lascio sole», disse la donna prima di andarsene.

«Bea, tesoro, vuoi una mano?»

Rilasciai l'aria che non mi accorsi di star trattenendo e, cacciando via le lacrime, le risposi: «No, grazie. Ho quasi finito».

«Prenditi il tempo che vuoi. Io aspetto qui.»

Annuii, consapevole che non potesse vedermi. Mi dissi che non poteva vedermi piangere in un momento così importante. Dovevo rendermi conto che da lì a qualche giorno, mese, magari anni, mi avrebbe lasciata per sempre, e meritava di avere dei bei ricordi di noi due.

«Eccomi.» Mi stirai un'ultima volta il vestito con le mani ed uscii dal camerino.

«Mamma, non piangere. Non credo di essere brutta fino a questo punto», dissi sarcastica, strappandole una risata.

«Sei...un angelo, Bea. Sei stupenda.»

«Grazie, mamma.»

Mi abbracciò, e mi lasciò un bacio sulla guancia.

«Ti voglio bene, piccola mia.»

«Anch'io, mamma.»

*

«Dove siete andate voi due? Potevate avvisare che sareste uscite!> esclamò mio padre, guardandoci preoccupato.

«Scusaci, Giuseppe. Avevo un piccolo desiderio e Bea l'ha fatto avverare. Il giorno del suo matrimonio io potrei non esserci e volevo vederla indossare un abito bianco. Dovevi vederla. Era bellissima, un angelo quasi...»

Mia madre continuò a raccontargli dei dettagli e decisi di lasciarli soli.

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