«Nena!», esclamai appena la vidi. Corsi verso di lei e la abbracciai. «Mi sei mancata.»
«Anche tu, Bea!», rispose lei.
Ero andata all'aeroporto con Riccardo per prendere Ginevra, tornata dal viaggio di lavoro a Santiago del Chile. Nonostante ci fossimo sentite tutti i giorni avevo sentito molto la sua mancanza.
«Ehi, piccola, è andato bene il viaggio?», chiese il suo ragazzo, salutandola.
Mentre loro parlavano, presi le valigie di Ginevra e le misi nel bagagliaio, salendo poi in macchina.
«Allora, che ci racconti?», le domandai, consapevole di quanto rispondere a quella domanda la entusiasmava.
«Ho fatto tantissime foto. Bea, te ne invierò tantissime quindi preparati. Ho preso delle cosine per entrambi, ovviamente», dichiarò, aprendo lo zaino alla ricerca di chissà che cosa. «Ci sono quasi... Eccolo! Aprilo e dimmi se ti piace.» Mi passò una bustina azzurra chiusa con un laccetto di tessuto.
All'interno c'era un braccialetto formato da una catena rosa con un cuore e un ciondolo rotondo con la scritta "Santiago del Chile".
«Bellissimo, Nena! Grazie!» Le diedi un bacio sulla guancia, ammirando il pensierino che mi aveva preso. Ogni volta che faceva un viaggio mi comprava qualcosa e, per questo in camera mia avevo una mensola dove erano esposti tutti i suoi souvenir.
«E il mio?», chiese Riccardo, curioso.
«Lo vedrai quando saremo a casa da soli», confessò, ricevendo dal suo ragazzo un sorriso di approvazione.
«La prossima volta viene solo lui a prenderti», pronunciai divertita.
Loro ridacchiarono, poi Ginevra continuò il racconto del suo viaggio.
«Bea, c'è qualcuno che ti cerca», mi informò Giuseppe, un collega che aveva circa cinquant'anni, ma non li dimostrava affatto.
«Arrivo. Grazie per avermelo detto.»
«Figurati.»
Uscii dalla cucina dopo aver controllato che fosse tutto al suo posto e raggiunsi il bancone, vedendo Alessandro aspettarmi seduto.
In quel momento mi ricordai che non lo sentivo da quasi un mese. E mi era passato di mente scrivergli.
«Ehi, Alessandro!»
«Ciao, Bea! Lo so che non mi sono fatto sentire per un mese. Ma sono stato molto impegnato con l'università e con il lavoro», spiegò.
«Se la mettiamo così, nemmeno io ti ho scritto. E, a essere del tutto sincera, non mi sono chiesta il motivo per cui non ti vedevo più in giro o qui, al bar.»
«Non posso biasimarti per questo. Per le prossime due settimane sono libero quindi possiamo vederci. Puoi scrivermi i tuoi turni di lavoro così ci organizziamo?»
«Certo!»
«Allora, come stai?», domandò, conservando il biglietto nella tasca della giacca.
«Bene. Tu? Come va l'università?»
«Domani ho un'esame, quindi ho passato gli ultimi giorni a ripetere...»
«Sono sicura che andrà bene», dissi, rassicurandolo.
«Lo spero.»
Entrarono quattro persona nel bar che presero posto, chiamandomi al tavolo. «Il lavoro chiama. Ci sentiamo questi giorni!», pronunciai, salutando il biondo e raggiungendo i clienti per prendere l'ordine.
«Buonasera! Sapete già cosa volete o devo tornare tra qualche minuto?»
«Abbiamo già deciso», rispose la ragazza. «Vorremmo due spritz e quattro panzerottini, delle tartine, le olive e gli arancini!».
«Perfetto! Arrivano subito, ragazzi!», dissi, andando da un'altra cliente.
«Salve, cosa le posso portare?», chiesi, alzando lo sguardo dal taccuino per vedere la signora che mi diceva cosa voleva prendere. «Scusi se la interrompo, ma ci conosciamo? Ha un volto famigliare.»
«No, cara, mi dispiace», rispose, facendo un sorriso di cortesia.
«Mi scusi... »
«Stai tranquilla, capita a tutti di confondersi.»
«Il suo ordine arriva subito», dissi, andando a preparare le richieste delle clienti.
«Bea, stai bene? Sembra che hai visto un fantasma», commentò la mia collega guardandomi.
«Quasi. Credevo fosse una persona che conosco.»
Lei annuì, dicendomi che poteva capitare e di stare tranquilla.
Non riuscii a smettere di pensare a quell'episodio per il resto della giornata.
«Oggi ho incontrato una signora che sembrava Greta», informai mio padre.
Alzò lo sguardo su di me, sorpreso che mi ricordassi di lei, nonostante non la vedevamo da tanti anni.
Greta era stata una persona importante per la mia famiglia. Mia madre l'aveva conosciuta alle elementari e la loro amicizia era durata a lungo. C'erano sempre state l'una per l'altra, si sono supportate e sopportate, soprattutto quando mia madre è rimasta incinta di me e poi di mia sorella. Greta si era sposata ma ha divorziato qualche anno dopo. A quanto pare lui la tradiva e non ha avuto la fortuna di avere figli, per questo passava molto tempo a casa nostra, con me e Gaia. Si era trasferita in un'altra città, e abbiamo iniziato a sentirla sempre meno.
Ma poi, quando mia madre se n'era andata, non abbiamo più avuto sue notizie.
Abbiamo sempre sospettato che mia madre fosse andata da lei, ma abbiamo comunque deciso di non indagare per scoprire dove Greta abitasse e, di conseguenza, mia madre. Non credevamo alle coincidenze, e mia madre aveva solo lei come conoscente che sarebbe stata disponibile ad ospitarla. È stata una sua scelta sparire, e non avevamo intenzione di cercarla.
Spazio autrice
Buonasera! Come state? Avete passato una bel fine settimana?
L'aggiornamento di venerdì è saltato, quindi stasera pubblico due capitoli, per farmi perdonare.
Beh, ci vediamo venerdì e buona serata!
TikTok: biancaleonardi197
Instagram: biancaleonardi3843
STAI LEGGENDO
Perdersi per ritrovarsi
RomanceRitrovare la strada nella propria vita non è mai semplice, soprattutto quando la persona con cui volevi percorrere questo cammino non è più al tuo fianco. Ti senti persa, disorientata e metti in dubbio tutti gli aspetti della tua vita. È così che si...