Ritrovare la strada nella propria vita non è mai semplice, soprattutto quando la persona con cui volevi percorrere questo cammino non è più al tuo fianco. Ti senti persa, disorientata e metti in dubbio tutti gli aspetti della tua vita. È così che si...
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1 mese dopo
Era il primo novembre e avevo deciso di accompagnare Michele a Buenos Aires per festeggiare il giorno dei morti. Sapevo quanto fosse difficile per lui andare nella città dove aveva visto per l'ultima volta sua nonna e pensai che sarebbe stata una buona occasione per aiutarlo ad affrontare quel fantasma del passato, oltre che per ricordare mia madre.
«Bea! Michele ti sta aspettando!», mi avvisò mio padre dal piano di sotto mentre chiudevo la valigia dopo averla controllata un'ultima volta.
«Arrivo!»
Trovai mio padre aspettarmi fuori dalla mia camera per aiutarmi a scendere le valigie.
«Ehi!», dissi, salutando il mio ragazzo, stampandoli un veloce bacio sulle labbra.
«Buongiorno, piccola. Dormito bene?»
Annuii. «Mi sono alzata alle sette.»
«E adesso sono...», diede un'occhiata all'orologio sul polso e continuò: «le nove. La solita mattiniera». Ridacchiò.
«Mi conosci. Dovevo assicurarmi che fosse tutto pronto.»
Sorrise divertito e, dopo aver salutato mio padre e mia sorella, entrammo in macchina. Dovevamo andare all'aeroporto di Venezia, che distava quaranta minuti da Padova, poi avremmo fatto tre ore di volo verso Madrid e ci saremmo fermati lì. Saremmo ripartiti verso Brasile e infine saremmo arrivati a Buenos Aires dopo dieci ore di aereo.
*
«Grazie Bea», disse Michele mentre guidava.
«Per cosa?»
«Per aver deciso di accompagnarmi.»
«Dobbiamo affrontare le nostre paure insieme. Ricordi?»
Mi strinse la mano mentre l'altra era sul manubrio e mi sorrise. «Certo che lo ricordo. Per te va bene se quando arriviamo passiamo da casa sua?»
«Assolutamente sì. E prenditi tutto il tempo che vuoi.»
«Ti amo, muñequita.»
«Ti amo anch'io», affermai felice, come ogni volta che lo sentivo pronunciare quelle due parole e cinque lettere.
«Prendi il mio zaino e vedi cosa c'è dentro.»
Lo guardai confuso e decisi, guidata dalla mia curiosità, di vedere cosa ci fosse.
Mi sporsi verso i sedili posteriori e presi il suo zaino. Mi riposizionai al mio posto e aprii la cerniera, notando dei libri all'interno. Quando li presi per leggerne il titolo mandai un urletto di gioia che non stupì per niente il mio ragazzo.
«Non è vero!» Mi aveva preso quattro libri di cui li avevo parlato, dicendo che dovevo comprarli prima della partenza, ma ahimè, me ne ero dimenticata. «Grazie, Mi!»