«Provo qualcosa per te», pronunciai mentre facevo delle prove per capire come confessare i miei sentimenti a Michele davanti allo specchio.
Ripassai il mascara e il lip gloss che Giulia mi aveva consigliato di stendere per attirare il suo sguardo sulle labbra.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio: dei pantaloni beige fasciavano aderenti le mie gambe, mentre la maglietta verde scura metteva in risalto il colore dei miei occhi.
Presi la borsa e, dopo aver salutato mio padre e Gaia, mi diressi verso il punto d'incontro.
Dopo aver chiuso la porta alle mie spalle, avvisai Michele.
Beatrice
Io sto arrivando. Tu?
Avevo quasi raggiunto il punto d'incontro, quando mi fermai a causa di una brutta sensazione che si insinuò in me.
Mi vennero in mente mille dubbi, domande e vari scenari negativi.
Raggiunsi il punto in cui avevamo deciso di vederci e iniziai a guardarmi intorno, giocando con l'elastico che avevo al polso. Una voce dentro di me mi diceva che non sarebbe finita bene e che me ne sarei dovuta andare, ma non le davo ascolto. Sperai con tutta me stessa che si sarebbe presentato.
Beatrice
Io sono qui, tu dove sei?
Fissai il telefono, aspettando qualcosa che forse non sarebbe arrivato.
Passai le mani sulla maglietta per stirarla, nel vano tentativo di rendermi più carina ai suoi occhi.
Dissi a me stessa di non piangere, non lì per lo meno, davanti agli occhi dei passanti.
Lo chiamai. Dopo tre squilli non rispondeva. Dopo due chiamate non rispondeva. Erano passati dieci, poi venti minuti in cui non si era presentato e me ne andai, dopo aver affermato ad alta voce: «Che codardo!»
Mi rimproverai da sola, ricordandomi quante volte avessi provato quel sentimento: delusione.
Avevo sempre cercato di non fare sentire così nessuno, anche se significava mettere me e quello che volevo al secondo posto. Poi ho incontrato Ginevra, che mi ha messa al primo posto. Non mi ha mai delusa, mi ha fatta sentire apprezzata e amata, soprattutto dopo la scomparsa di mia madre. Ogni volta che avevo bisogno di qualcosa lei c'era, e non me lo faceva mai pesare.
«Vieni qui», pronunciò Ginevra appena mi vide entrare nel bar, invitandomi ad abbracciarla.
Mi accarezzò i capelli, mentre ridacchiai per Giulia che riservava parole poco gentili a Michele.
«Oh, deve vedere cosa gli faccio quando lo vedo.»
«Ti va di dirci cos'è successo?»
«Non è venuto. L'ho chiamato, gli ho scritto ma niente. È come se fosse scomparso nel nulla.»
«Che pezzo di...» stava per dire la riccia, quando la mia migliore amica le tappò la bocca.
Sorrisi divertita, decidendo di andare a cambiarmi e che non avrei sprecato tempo per qualcuno che non si degnava di rispondere.
*
«Bea.» Mi chiamò mio padre da sopra il divano del salotto.
«Sei sveglio», constatai sorpresa. Ero tornata dal lavoro e la maggior parte delle volte in cui mi ritiravo, lui era addormentato nel salotto.
«Ti stavo aspettando per parlare», mi invitò a sedermi accanto a lui e mi guardò, aspettando che dicessi cosa fosse successo.
«Non è venuto.»
«Cosa pensi?», domandò.
Alzai le spalle. «Sinceramente non so cosa pensare. Forse ha avuto un imprevisto e non mi ha potuto avvisare.»
«Non pensarci troppo, tesoro.»
Annuii, lasciandomi cullare dalle sue carezze.
«Ehi», disse Gaia a bassa voce, avvicinandosi a noi.
«Non riesci a dormire?»
Scosse la testa, per poi chiedermi: «Posso dormire con te?»
«Certo! Vieni, andiamo.»
Diedi la buonanotte a mio padre e la presi in braccio, portandola in camera mia. Una volta arrivate la feci sedere sul letto e, dopo averlo preparato, la feci stendere.
«Mi cambio e vengo, okay?»
Annuì e si girò verso la finestra, dandomi del tempo per mettere il pigiama.
«Buonanotte, piccolina.»
«Notte, Bea.»
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Perdersi per ritrovarsi
RomanceRitrovare la strada nella propria vita non è mai semplice, soprattutto quando la persona con cui volevi percorrere questo cammino non è più al tuo fianco. Ti senti persa, disorientata e metti in dubbio tutti gli aspetti della tua vita. È così che si...