Capitolo sessantanove

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C'è la posso fare, sussurrai a me stessa, mentre mi preparavo per il funerale di mia madre

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C'è la posso fare, sussurrai a me stessa, mentre mi preparavo per il funerale di mia madre.

C'è la posso fare, mi ripetei osservandola un'ultima volta per memorizzare i tratti del suo viso, prima che la bara venisse chiusa.

C'è la posso fare, dissi ancora una volta, entrando in chiesa e guardando in basso, per evitare gli sguardi pieni di compassione.

Quelle quattro parole formate da tredici lettere mi accompagnarono per tutta la giornata, in particolare nel momento in cui andai a leggere la lettera di addio.

Mi alzai, salendo sull'altare e stirando la lettera dopo averla poggiata sull'ambone.

«Non si è mai pronti a scrivere una lettera d'addio, soprattutto quando la persona di cui hai aspettato disperatamente il ritorno se ne va. Non vedevo l'ora di poterti rivedere e riabbracciare quando te ne sei andata, sei anni fa. Eppure, la prima cosa che ho fatto è stata urlarti addosso. Ho preferito incolparti piuttosto che ascoltare le tue motivazioni....» 

La mia voce iniziò a tremare. «Sei anni fa, prima di sparire mi hai scritto "spero tu possa perdonarmi un giorno". Beh, mamma, credo di esserci riuscita. Avrei voluto condividere con te tutta la mia vita, ma si sa, niente dura in eterno e io avrei dovuto capirlo prima. Mi dicevi sempre che non avrei mai dovuto permettere a qualcuno di cambiarmi nel cammino della vita... Vale se quella persona sei tu, mamma?» 

Tutte le lacrime trattenute fino a quel momento scivolarono sul mio viso, ma continuai a leggere, perché meritava di sapere tutto. «In questi anni ho imparato una cosa. Che il cambiamento è inevitabile, fa parte della vita e non si può fare niente a riguardo, ma spero che la parte migliore di te presente in me non vada mai persa. La conserverò con cura e attenzione, perché sei tutto ciò che avrei voluto essere nella vita e spero di renderti orgogliosa, qualunque cosa faccia. Con amore, la tua Rapunzel.»

Conclusi la lettura, raggiungendo mio padre e mia sorella al banco.

«Bea, posso parlarti un secondo?», domandò Greta.

«Sì.» La seguii in un posto appartato. «Dimmi.»

Uscii dalla borsa un foglio e me lo consegnò. «L'ha scritto tua madre il giorno prima di lasciarci. Mi ha detto che si sentiva che tutto sarebbe finito presto. Inizialmente non capivo di cosa parlava...»

«Ma adesso che non c'è più, sì», dissi, concludendo la sua frase.

Mi abbracciò e affermò: «Sto ripartendo.»

«Di già?»

Annuì. «Mi farò sentire. In verità, sto conoscendo un uomo...»

«Sono contenta per te. E grazie per tutto.»

«Figurati. Chiamami quando vuoi.»

Annuii e raggiunsi mio padre in macchina per andare al cimitero.

Un'ora dopo stavamo salutando le ultime persone prima che andassero via.

«Ancora condoglianze.»

«Grazie», rispose mio padre.

Rimanemmo noi tre, insieme a Michele e i suoi genitori.

«Ci sentiamo questi giorni», disse Nicola, affiancato da Alicia.

Quest'ultima si avvicinò a me, lasciandomi un bacio sulla fronte. «Per qualunque cosa chiamami, okay?»

Annuii e la salutai, decidendo di leggere la lettera in quel momento.

«Papà, io... »

Prima che potessi aggiungere altro, disse: «Lo so già. Fai con calma. Michele, la accompagni tu?»

Lui annuì.

«Vorrei rimanere da sola.»

«Ti aspetto in macchina», pronunciò, lasciandomi un dolce bacio sulle labbra.

Qualche attimo dopo presi coraggio e iniziai a leggere.

Cara Bea, sapevo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi. Se stai leggendo questa lettera è perché non ci sono più. Ti prego, non versare troppe lacrime sulla mia tomba, non le merito. Mi dispiace di essermi fatta viva solo dopo sei anni da quando sono andata via. Abbiamo passato solo una settimana insieme ma è stata abbastanza per capire che sei diventata una donna meravigliosa, forte, responsabile, solare, intelligente, bella, generosa... Sono così fiera e orgogliosa della donna che sei diventata, e rimpiango di non essere stata presente durante la tua crescita. Di non aver raccolto le tue lacrime, di non aver gioito con te quando ti sei diplomata o quando hai trovato la tua persona. Ti scrivo queste parole con le lacrime agli occhi per ricordarti che ti amo più della mia stessa vita e che darei qualunque cosa pur di tornare indietro nel tempo e non abbandonarvi per la paura di non essere abbastanza come madre. Non fare il mio stesso errore, non fuggire davanti alle difficoltà, piuttosto affrontale a testa alta insieme alle persone che ami. Non smettere di sorridere, mai. Le persone non aspettano altro che tu smetta di sperare nella felicità perché loro non ne sono capaci. Ama più che puoi, dona sorrisi, porta un po' di felicità a chi la cerca da tempo. Lascia che le persone che ti amano abbiano la possibilità di prendersi cura di te e di raccogliere le tue lacrime. Sai meglio di me quanto sia bello essere vulnerabili con chi si ama. Infine, ringrazia Michele da parte mia per aver curato le ferite che ho lasciato nel tuo cuore.

P.s. Lascia che i tuoi capelli biondi crescano. Vorrei rivedere una lunga treccia contornare il tuo viso.

Con infinito amore,

la mamma.

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Perdersi per ritrovarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora